I palestinesi a sostegno delle rivolte nel mondo arabo
Anche nel corso dell’ultima settimana gli attacchi da parte delle forze d’occupazione sono stati frequenti, ogni notte nella West Bank vengono arrestati da 5 a 15 palestinesi.
A Gerusalemme la situazione non è migliore: a seguito della confisca delle case i palestinesi si scontrano quotidianamente con l’esercito israeliano, con particolare forza in alcuni villaggi e aree. Nel frattempo le autorità israeliane intensificano la presenza militare, continuano a demolire case, confiscare, costruire insediamenti sulle terre palestinesi.
Il popolo palestinese segue con sempre maggiore apprensione e speranza i risvolti nel mondo arabo: ci sono state manifestazioni di supporto alla rivolta egiziana a Ramallah, a Betlemme, nei campi profughi e a Gaza.
Entrambi i governi palestinesi, sia l’autorità di Hamas a Gaza che l’Autorità Palestinese nella West Bank, hanno represso o vietato tali manifestazioni;
A Ramallah circa 4 mila palestinesi sono scesi in piazza contro Mubarak e contro l’Autorità Palestinese, per l’unità della lotta, contro l’influenza occidentale e contro il servilismo dell’ANP. Qui c’è stata una forte repressione da parte della stessa ANP che ha mandato poliziotti in borghese a reprimere e ad arrestare manifestanti che inneggiavano slogan come “poniamo fine ai negoziati, abbattiamo il sistema, via Mubarak, via Abu Mazen!”.
Nelle manifestazioni nella West Bank il comportamento dell’Autorità palestinese è stato di chiusura totale: a Betlemme è stato vietato il corteo e concessa l’autorizzazione soltanto per un sit-in.
L’Autorità Nazionale Palestinese continua esplicitamente a supportare Mubarak, cercando di crearsi maggior consenso popolare tramite false promesse come quella, ad esempio, di voler aumentare il salario dei poliziotti.
Questo comportamento deriva dalla consapevolezza che con la caduta del dittatore egiziano il consenso popolare per il “processo di pace” cadrà insieme agli accordi di pace e di cooperazione stipulati tra l’Egitto e lo stato sionista.
Le preoccupazione dello stato israeliano aumentano sempre di più: è di questi giorni la notizia del sabotaggio del grande gasdotto egiziano che rifornisce i territori israeliani (quasi la metà del gas naturale importato dal governo israeliano è di provenienza egiziana).
E’ chiaro che la rivolta egiziana influirà fortemente sugli equilibri mediorientali; di questo sono consapevoli anche le forze d’occupazione israeliane. Il governo israeliano è attento a quanto accade e rimane una delle poche voci, insieme alla servile Fatah, che continuano a supportare il perdente alleato Mubarak.
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