In centomila urlano ad Afrin: Erdogan, giù le mani dal Rojava!
La seconda Kobane contro il secondo ISIS: questo è il clima che si respira nel cantone di Afrin, un pezzo di Siria del Nord schiacciato tra la Turchia di Erdogan e le truppe governative di Damasco.
Da giorni si susseguono sconfinamenti e lanci di artiglieria nelle zone periferiche della regione da parte dell’esercito turco, che ha imbastito una plateale mobilitazione delle sue forze armate sul confine – approfittando dell’impegno delle milizie curde ed arabe delle SDF nell’assedio di Raqqa – agitando lo spettro dell’invasione e dello sterminio. A cui si aggiungono le ripetute provocazioni – costate la vita a tre civili e il ferimento ad altri otto – da parte delle bande filo-Ankara inquadrate nell’operazione Scudo dell’Eufrate, che divide Afrin dal resto del Rojava; la cui presa sulla regione è tutt’altro che solida, considerati i numerosi episodi di violenze e defezioni registrati nelle ultime settimane.
Le mosse turche sono problematiche per la Russia (che gode dell’uso della base di Kfar Jana nel cantone) e per i governativi (la cui popolazione è stata aiutata dai corridoi umanitari curdi durante l’assedio di Aleppo): sebbene siano aumentate di recente le frizioni con l’entità confederale, se l’invasione turca si materializzasse sarebbe difficile riportare successivamente la zona sotto il controllo di Damasco.
Pronto invece a resistere con ogni mezzo è il popolo di Afrin. Rispondendo alla chiamata delle istituzioni autonome del confederalismo democratico, nella giornata di mercoledì oltre centomila persone si sono riversate nel capoluogo brandendo stemmi delle YPG e ritratti di Abdullah Ocalan, respingendo le minacce genocide di Erdogan ed invitando la comunità internazionale a prendersi le proprie responsabilità in un momento tanto cruciale per la lotta all’ISIS e la risoluzione della guerra.
Sono attivi su Twitter gli hashtag #SaveAfrin, #TurkeyhandsoffAfrin e #NoFlyZone4Rojava per monitorare gli sviluppi degli eventi e contribuire a far uscire dal silenzio quest’ennesima, nerissima pagina di repressione reazionaria in Medio Oriente.
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.