Istanbul, cronaca di un giorno di ordinaria repressione
È finita sotto i colpi della polizia la grande manifestazione di sabato pomeriggio a piazza Taksim, il sabato dei garofani che era stato annunciato da tutte le piattaforme di Occupy Gezi per commemorare le persone morte durante le proteste.
L’appuntamento era fissato alle 19 ma decine di migliaia di persone occupavano la piazza già verso le 18, persone del tutto pacifiche, armate soltanto di fiori, slogan e bandiere, riunite per ribadire il proprio dissenso alle politiche sempre più autoritarie del premier Tayyip Erdogan. Ancora una volta donne, bambini, anziani, famiglie intere, tanti giovani universitari ma anche tanta gente dai quartieri popolari è scesa in piazza per gridare la propria voglia di libertà e partecipazione, malgrado la dura repressione in atto, malgrado la paura. Una intera generazione che ha risvegliato con il proprio coraggio quella immediatamente precedente, non più disposta a chiare il capo e pronta ormai a manifestare il proprio dissenso.
Nessuno si aspettava un attacco da parte della polizia: il popolo di Istanbul era sceso in piazza senza maschere anti gas e senza caschi protettivi, tutto si svolgeva in una atmosfera di pace e fratellanza e sembrava dovesse durare per sempre. Fino a che verso le 20 in ogni angolo di Taksim sono spuntate colonne di poliziotti anti sommossa, e dal megafono una voce ha cominciato ad ordinare alla folla di sgomberare la piazza: “State occupando uno spazio pubblico, sgomberate la piazza in 20 minuti”, diceva la polizia al megafono. “Questo è uno spazio pubblico, voi dovete andare via”, hanno iniziato a cantare in coro i manifestanti, citando l’articolo 34 della Costituzione turca che sancisce la libertà di manifestare in piazza.
Un signore di mezza età ha provato ad offrire un garofano ad un uomo in divisa, come estremo gesto di pace, finendo però a terra. Gli agenti hanno cominciato subito a pressare la gente che lanciava fiori, spingendola verso Istiklal, e di fronte alla resistenza passiva sono cominciate le manganellate ed i getti di acqua da parte dei Toma. Una azione di forza che ha sorpreso i più, costretti a fuggire lungo Istiklal e le stradine del centro, una enorme massa di gente caricata da veri e propri squadroni di polizia e Toma a tutta velocità, con il rischio di finire schiacciata.
La reazione è stata ancora una volta sorprendente, con i manifestanti che non hanno reagito alle violenze se non opponendo i propri corpi ai getti d’acqua ed alle cariche della polizia. Ancora una volta, è cominciato il lancio di lacrimogeni a distanza ravvicinata e gruppi di agenti armati di mitragliette con proiettili di gomma hanno iniziato a sparare raffiche sui manifestanti inseguendoli nel quartiere dei bar dove tanta gente stava tranquillamente passando la serata, gente lungo tutta Istiklal, in Chiangir, in ogni luogo di Beyoglu dove ci fosse movimento, tirando via la gente fuori dai taxi e procedendo a vari fermi. Ai manifestanti si sono uniti gli avventori dei bar, lanciando slogan anti fascisti e costringendo spesso gli agenti a ritirarsi, per poi ripartire all’attacco.
L’atmosfera, satura di gas, era surreale, la rabbia della gente montava e sono iniziate a comparire alcune barricate, lungo tutta Istiklal, trasformatasi per una notte da centro della vita notturna a teatro di scontri andati avanti fino a notte fonda. Il bilancio sarebbe, secondo fonti ufficiali, di 15 arresti in Istanbul, mentre nella notte l’associazione dei medici volontari turchi ha parlato di 47 feriti nella città del Bosforo. Ancora peggiore il bilancio da Ankara, teatro di scontri ancora più duri. Una manifestazione che si annunciava pacifica e pacificamente si era svolta fino all’intervento della polizia, trasformandosi così in un’altra battaglia campale, dove i garofani lanciati al cielo e contro i Toma sembrano essere simbolo del lutto di una democrazia che appare sempre più in pericolo. Ma questa ennesima dimostrazione di forza, l’intolleranza manifestata ancora una volta da parte di un Erdogan che oppone la violenza al dialogo, non può che unire maggiormente il popolo di Occupy Gezi, avvicinando sempre più persone ai differenti movimenti che ne fanno parte.
da Nena News
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