KCK: Siamo pronti ad accettare il cessate il fuoco bilaterale
AI NOSTRI POPOLI E ALL’OPINIONE PUBBLICA
Tutti sono ben consapevoli del fatto che ci sono stati incontri tra lo stato turco, il nostro movimento di liberazione e il nostro leader Abdullah Ocalan. Nonostante gli sforzi da parte dello stato per creare uno stallo e guadagnare tempo, il nostro movimento e il nostro leader Abdullah Ocalan hanno entrambi pazientemente lavorato per preparare il nostro popolo e lo stato per una soluzione pacifica della questione curda. Come risultato di questi incontri condotti sull’isola di Imrali, dove Abdullah Ocalan è detenuto in regime di isolamento, un documento contenente la roadmap per negoziati, concordato tra noi e funzionari governativi è stato presentato al pubblico al Dolmabahce Palace il 28 febbraio 2015.
Dopo che l’Accordo Dolmabahce è stato reso pubblico, il paese era galvanizzato dalla speranza che una soluzione pacifica della questione curda fosse raggiungibile attraverso la democratizzazione della Turchia. Anche media filo-governativi hanno condiviso il momento. Ma poco dopo l’annuncio dell’accordo, il Presidente Erdogan ha fatto scoppiare la bolla di speranza annunciando che: “Io non accetto questo accordo; non ha niente a che fare con la democrazia; non c’è una questione curda, né parti, né dialogo; non può essere accettata una commissione di osservatori”. Questo è l’effettivo stato dei fatti senza esagerazioni.
Le autorità hanno intensificato le restrizioni imposte al nostro leader Abdullah Ocalan, nonostante il fatto che era stato lui ad aver dato inizio al processo di dialogo e a un cessate il fuoco dal 5 aprile 2015. La risposta del governo ha mostrato che sta effettivamente usando il nostro leader Abdullah Ocalan come ostaggio e che spera di usarlo per i propri fini. Il nostro leader Abdullah Ocalan ha detto in molte occasioni che “Non dovete strumentalizzarmi, dovete rivolgervi a me e tenere gli incontri nel modo giusto”. Tuttavia il governo non ha mai abbandonato l’idea dell’ostaggio e ora ha deciso di sopprimere e annichilire il movimento di liberazione curdo.
Lo stato turco e il governo dell’AKP hanno deciso di iniziare nuovamente la loro guerra contro il movimento di liberazione curdo in un Consiglio nazionale per la sicurezza tenutosi il 30 ottobre 2014, poco dopo l’insurrezione della nostra gente a Kobane il 7-8 ottobre. L’Accordo di Dolmabahce è stato respinto a causa di questa decisione precedente. Il governo ha iniziato la sua guerra intensificando l’isolamento del nostro leader Abdullah Ocalan e, dopo la sconfitta alle elezioni del 7 giugno, ha continuato con attacchi il 24 luglio. In risposta il popolo curdo ha deciso di costruire il suo sistema libero e democratico e sta costituendo il suo autogoverno. Come risultato lo stato turco ha esteso e intensificato la sua opera di guerra.
I nostri guerriglieri hanno usato il loro diritto di rappresaglia contro gli attacchi dello stato contro la dichiarazione di autogoverno del nostro popolo. Le politiche del partito AKP della Turchia, sia prima che dopo le elezioni, hanno creato un’atmosfera di guerra. Dopo aver subito una sconfitta nelle elezioni del 7 giugno, l’AKP sta cercando di guadagnare la legittimità persa sperando di attirare alcune aree in Turchia provocando una guerra. L’AKP spera di rimanere al potere creando un’atmosfera coercitiva per le prossime elezioni. A questo proposito concordiamo con l’osservazione del pubblico generale secondo la quale “questa è la Guerra del palazzo [presidenziale]”. La guerra dell’AKP contro il nostro Movimento di Liberazione non è né una difesa della patria, né una difesa dell’integrità territoriale indivisibile della patria. Al contrario, l’AKP e le sue politiche stanno servendo a mettere i nostri popoli uno contro l’altro e in pratica a dividere la Turchia. Gli attacchi contro il popolo curdo e l’HDP nelle città della Turchia e gli attacchi dell’esercito turco e della polizia turca nelle città del Kurdistan indicando chiaramente questa realtà.
Molte aree sono preoccupate dell’atmosfera di guerra in Turchia e Kurdistan. Le forze democratiche in Turchia stanno facendo molti appelli per negoziati pacifici. Anche l’Unione Europea e il Parlamento Europeo stanno facendo appelli perché venga concordato un cessate il fuoco bilaterale e perché entrambe le parti ritornino al tavolo negoziale. Crediamo che questi appelli siano validi e significativi. Abbiamo affermato in precedenza che siamo pronti a impegnarci per un cessate il fuoco bilaterale verso una soluzione permanente attraverso negoziati.
Abbiamo affermato pubblicamente in precedenza che il nostro leader Ocalan è il negoziatore capo designato dal nostro movimento. Devono essere create le condizioni nelle quali il nostro leader Abdullah Ocalan possa svolgere questo ruolo. A questo proposito, il nostro leader Abdullah Ocalan deve essere in grado di incontrarsi con il nostro movimento, tutte le organizzazioni e i gruppi politici, movimenti della società civile e intellettuali. Come è normale in tutte le parti del mondo con simili conflitti, una delegazione di una parte terza che osservi entrambe le parti durante il processo negoziale è una necessità. L’Unione Europea ha specificato di essere disposta a svolgere questo ruolo.
Come abbiamo precisato in precedenza, è molto importante che vengano liberate le migliaia di attivisti politici, compresi i sindaci eletti che sono stati dal Newroz del 2013 in poi.
In questo quadro vorremmo reiterare ancora una volta la nostra disponibilità per un cessate il fuoco bilaterale rinforzato e vogliamo affermare che sosteniamo gli sforzi dei nostri popoli e le forze democratiche nella loro lotta per una soluzione pacifica e democratica.
16 settembre 2015
I co-presidenti del Consligio Esecutivo della KCK
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