La guerra finanziaria alla Cina
Quella che i tg chiamano genericamente “la speculazione finanziaria” è un fenomeno un po’ diverso da come ci viene venduto.
Prima di tutto non esiste che si scommettano dei soldi contro uno stato, o una moneta, in salute. In poche parole nel mondo avviene il contrario di come i tg vendono la notizia di qualche crollo in borsa italiano. Quando si puntano dei soldi contro l’Italia vuol dire che il nostro paese sta male. E che si cercano di accentuare tendenze esistenti (leggi crisi delle banche) per guadagnarci.
Secondo i comportamenti speculativi non seguono mai schemi complottisti o quelli immaginati dal politicamente corretto. Ovvero la speculazione non la fanno mai solamente gli stati contro gli stati e mai solamente i privati che scommettono contro le monete di uno stato. Di solito alla guerra finanziaria ci va un soggetto ibrido nel quale troviamo componenti “statali” e grandi speculatori.
Un esempio che semplifichiamo: l’attacco finanziario alla Cina. Sortisce l’effetto di aumentare il dollaro. Roba che mette in difficoltà la Federal Reserve che, se continua così, è costretta a rimettere in discussione la politica di rialzo dei tassi. Ma che aiuta la parte di Federal Reserve che questa politica non la vuole. Poi ci sono i fondi privati che hanno tutto da guadagnare dal botto cinese.
Ecco che si forma un ibrido di interessi, che può anche essere temporaneo, statali e non statali che conduce una guerra finanziaria contro la moneta cinese. Contro i quali ci sono magari altri grandi soggetti USA che invece hanno bisogno di una Cina forte, che magari negli anni ’20 produca un mercato per una classe media di 500 miloni di consumatori. Tra questi soggetti, che non si limitano a tifare Cina ma intervengono sui mercati finanziari, c’è Apple.
Nel frattempo l’attacco contro la Cina è in corso. Vedremo chi la spunterà.
E l’Italia? Alle prossime puntate.
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