La Turchia censura! Mobilitazioni in tutto il paese
La Turchia censura il web!
Il governo Erdoğan insieme alla Commissione Informatica (BTK) ha deciso di introdurre filtri nel web a partire dal 22 agosto con lo scopo di “proteggere gli utenti”. In questo modo il governo viola non solo la Convenzione Europea sui Diritti Umani, ma anche la stessa costituzione turca, secondo quanto riportano Reporters Without Borders e Bianet: quest’ultimo, già oggetto di censura in passato, giustamente parla di censura politica.
Gli utenti di internet saranno costretti a scegliere uno dei 4 pacchetti previsti: famiglia, bambini, domestico o standard. I siti web saranno filtrati in base alle preferenze del BTK, ma non saranno rese pubbliche le liste dei siti bannati.
La censura in Turchia blocca già oltre 7000 siti (la maggior parte di essi senza alcun mandato giudiziario**), fra i quali troviamo Blogspot, YouTube ed ora anche Vimeo, a causa di un documentario sulla centrale idroelettrica (HES) intitolato “La rivolta dell’Anatolia”. La Presidenza alle Telecomunicazioni e Comunicazioni (TIB) ha recentemente censurato 138 parole da internet (la lista completa si trova sul web, con un commento che precisa “questo non è uno scherzo!” a causa della natura ridicola della censura stessa). I netizen di tutto il mondo scuotono la testa ancora una volta, come quando nel 2007 arrivò la prima censura a YouTube in seguito alla pubblicazione di video che insultavano Kemal Atatürk – qualcosa che riguardò anche Google, per errore (?).
Radio e televisione non sono escluse dalla censura: così “Sex and the City II” viene bannato perchè mostra un matrimonio gay e le sigarette vengono offuscate sugli schermi televisivi; ma ancora più seri sono gli attacchi rivolti a giornalisti del paese, che vorrebbero mettere a tacere le loro voci. La Turchia è il paese con più giornalisti in carcere al mondo, e solo recentemente è stata oggetto di attenzione dell’opinione pubblica internazionale in seguito all’arresto di Ahmet Şık e Nedim Şener, due giornalisti delle testate Radikal e Milliyet. Şık stava per pubblicare un lavoro illuminante sul Fethullah Gülen (L’esercito dell’Imam), mentre l’ultimo libro di Şener racconta le menzogne degli apparati delle forze dell’ordine a proposito dell’omicidio di Hrant Dink, nel quale sarebbero coinvolti membri dell’esercito ed alti funzionari di polizia.
Ma i due giornalisti non sono soli: fra il 24 marzo e l’11 maggio in Turchia sono state arrestate 2506 persone, di cui almeno 400 nel periodo fra il Newrouz ed il primo maggio. Il 25 aprile 35 persone sono state arrestate nel corso di un’operazione che riguardava l’Unione delle Comunità Kurde (KCK), in seguito agli arresti 20 mila persone sono scese in piazza. Il 9 maggio i componenti della famosa band Grup Yorum erano fra i 36 arresti messi in atto fra Il Centro Culturale İdil, la Federazione Giovanile e l’Associazione dei Diritti Okmeydan, ovvero 3 diversi luoghi che dimostrano di fatto quanto la Turchia rispetti diritto all’organizzazione e libertà di associazione.
Naturalmente la Turchia è ben lontana dall’essere il modello democratico che Erdoğan, i liberali arabi e gli Stati Uniti vorrebbero vendere all’Egitto. La feroce repressione a seguito delle proteste degli studenti in dicembre lo scorso anno era ancora fresca nella memoria dei giovani turchi quando Mubarak è stato cacciato in febbraio, e un paio di settimane dopo la caduta del Rais un altro episodio di violenta repressione ha contribuito a mantenerne il ricordo. Ma il modello turco non è riservato agli studenti universitari, come hanno sperimentato sotto forma di arresti gli studenti medi che sono scesi in piazza in tutto il paese per protestare contro i costi e gli esami di qualificazione YGS all’università. Come sono riusciti ad organizzarsi? Su Facebook.
Sembra che la paura della Turchia di sperimentare una fase storica come il febbraio 2011 in Egitto sia una delle motivazioni dietro il filtro della BTK. Facebook ed altri siti simili sono “tecnologie terrificanti, oltre che ignobili” secondo il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan, nonché “siti dove si può commettere ogni tipo di immoralità”.
Piu’ di seicentomila persone hanno partecipato all’evento “Giu’ le mani dal mio Internet” su Facebook e varie manifestazioni nella giornata di domenica 15 maggio sono state organizzate in oltre 40 città turche, oltre che a Colonia (Germania), Amsterdam (Olanda) e Vienna (Austria).
#22agustos
#internetimedokunma
Mobilitazioni in tutto il paese!
Oltre 50.000 persone hanno marciato in corteo ad Istanbul (video) (video 2) in occasione delle manifestazioni contro la censura ad internet che si sono tenute in 40 città del paese, oltre che all’estero (Bursa) (Izmir).
Le politiche del partito al governo AK hanno anche portato decine di migliaia di manifestanti sulle strade di Ankara, dove lavoratori e lavoratrici hanno protestato contro la disoccupazione così come contro gli impianti nucleari, le centrali idroelettriche, il terzo ponte sul Bosforo ed i “progetti folli” come quello di un nuovo canale fra il Mar Nero e Marmara, o la costruzione di nuove città intorno ad Istanbul, da cui trarrà beneficio non l’ambiente, non le persone, ma il capitale finanziario.
E’ dello scorso weekend la notizia dell’uccisione di 12 membri del PKK e 5 soldati, nel corso di un’operazione condotta nella provincia di Şırnak, nella zona sud-est del paese, il 13 e 14 maggio. Il Partito per la Pace e la Democrazia (BDP) ha protestato contro la violenta operazione condotta dall’esercito turco; poiché il corteo da Galatasaray a Taksim Square ad Istanbul non era autorizzato hanno scelto di lanciare un presidio.
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