Le forze di occupazione israeliane non allentano le loro catene
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Quello che appare chiaro da questa situazione è la volontà delle forze di occupazione israeliane di creare un precedente, per rendere più facile in futuro espellere tutti e tutte coloro che per motivi politici o razziali possano non piacere al regime. Per questo è importante il gesto di Marco, la sua volontà di resistere, per questo i sionisti non allentano le loro pesanti, fredde e strette catene. Il silenzio dei media, della Farnesina e dei vari consolati confermano quanto questi siano servili a chi porta avanti questo tipo di pratiche. Ci uniamo quindi all’appello della sorella di Marco a mandare mail alle ambasciate, ai giornali, e vi invitiamo a fare pressione con ogni mezzo possibile, anche telefonando, perchè chi può si muova e perchè sia permesso a tutti di sapere cosa sta succedendo.
Marco si trova ingiustamente in carcere e non è il solo. Sono diverse centinaia i palestinesi in detenzione amministrativa, che si trovano cioè nelle carceri israeliane a tempo indeterminato (di solito sono periodi di sei mesi che si possono replicare molte volte di seguito) senza essere accusati di nulla. Ma i palestinesi sono un popolo che non si arrende, che non china il capo.In questo momento sono 2500 i detenuti in sciopero della fame contro la detenzione amministrativa. In seguito a questo digiuno, il 2 maggio quattro prigionieri erano già ricoverati in gravi condizioni ed uno era un coma. Israele punisce gli scioperanti tra l’altro con l’isolamento e con la proibizione di vedere l’avvocato. Inoltre, sono in corso manifestazioni in solidarietà con i prigionieri in tutta la Palestina, duramente represse dalle forze di occupazione israeliane, causando anche numerosi feriti. Le forze di occupazione, anche qui, sono disposte a lasciare morire persone e ferirne attivamente altre pur di non allungare la catena che le strangola.
Ricordiamo inoltre che tutti i prigionieri palestinesi nella carceri israeliane sono prigionieri di opinione e che il fatto che vengano deportati dalla Cisgiordania e Gaza dei carceri all’interno dei territori del ’48 è illegittimo. Uniamo quindi anche la nostra voce a tutti gli appelli circolati in internet per interrompere questa pratica disumana e degradante. Invitiamo all’azione, ciascun@ nelle forme che riterrà più opportune.
Come può definirsi “democrazia” un regime che decide, su base razziale o di appartenenza politica, di mettere arbitrariamente in carcere delle persone contro cui non è stata formulata alcuna accusa, o che sono addirittura state dichiarate innocenti? Come possiamo noi stare a guardare in silenzio?
tratto da: http://italy.palsolidarity.org/2012/05/04/le-forze-di-occupazione-israeliane-non-allentano-le-loro-catene/)
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