L’escalation senza fine
Il tour europeo di Zelensky è un tentativo di far digerire alle opinioni pubbliche, non certo convinte dalla propaganda di guerra, nuovi invii di armi ormai sempre più sofisticate e a lungo raggio.
Le famose “linee rosse” che dall’inizio della guerra gli Stati Uniti e l’Unione Europea si erano imposti nell’invio di armi per evitare lo scoppio di una “terza guerra mondiale” sono state velocemente sorpassate tutte. Queste “linee rosse” erano ad uso e consumo della propaganda interna, mentre chi avvisava che l’escalation sarebbe avvenuta in fretta veniva trattato da filozarista. Oggi l’invio di carri armati ed armi a lungo raggio è già realtà, mentre si sta discutendo (ma la decisione sembra sostanzialmente presa) di fornire all’Ucraina jet da combattimento come gli F16.
E’ difficile capire quale sia l’orizzonte strategico occidentale oggi, la classe dirigente che governa questa parte di mondo si è realmente convinta che l’esercito di Zelensky riuscirà a riconquistare completamente le aree occupate senza una reazione russa enormemente distruttiva? O si crede ad uno scenario come quello della guerra russo-afgana con il ritiro dell’Armata Rossa? Sarebbe una stupidagine enorme, qualsiasi cosa si pensi dell’Unione Sovietica, la Russia di Putin è tutt’altra cosa: l’orizzonte ideologico nazionalista e reazionario porterebbe alle più tragiche conseguenze (oltre al fatto che le aree occupate dai russi non sembrano mostrare alcuna intenzione di sollevarsi). Dunque cosa sta accadendo? Sembra quasi di essere alla soglia della Prima Guerra Mondiale in cui l’avvitamento delle elites, auto-convintesi della propria propaganda, ha portato al conflitto totale senza che nessuno realmente lo volesse. Come capofila dell’avventurismo ancora una volta il piccolo imperialismo inglese che comodamente, dalla propria isola, getta benzina sul fuoco del disastro europeo.
Intanto nel 2022 la spesa militare globale ha raggiunto la somma record di 2.240 miliardi di dollari complessivi, che corrisponde ad una crescita del 3,7% in termini reali rispetto all’anno precedente.
Secondo i dati diffusi dal SIPRI, la spesa militare statunitense in particolare è aumentata dello 0,7%, raggiungendo gli 877 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti restano così di gran lunga al vertice della classifica, con il 39% della spesa militare globale (3 volte maggiore del Paese al secondo posto, la Cina).
Pechino ha aumentato la propria spesa militare per il 28° anno consecutivo (+4,2% a 292 miliardi di dollari) raggiungendo il 13% della quota globale. A causa del conflitto sul territorio ucraino iniziato con l’invasione decisa da Putin si stima che la spesa militare della Russia sia cresciuta del 9,2% nell’ultimo anno, raggiungendo gli 86,4 miliardi di dollari (terzo Stato al mondo). L’Ucraina è entrata per la prima volta nella top 15 (all’11° posto) a causa di un enorme aumento del 640% della propria spesa militare.
Intanto in Europa la spesa militare complessiva è aumentata del 13%, il più grande incremento annuale nella regione nel periodo successivo alla guerra fredda. La spesa totale di tutti i 30 membri della NATO ammonta a 1.232 miliardi di dollari nel 2022, pari al 55% del totale.
Tutta questa energia distruttiva dove andrà a sfogarsi?
I giornali arrivano a trattare questa guerra come una partita di calcio, si veda ad esempio La Repubblica di questa mattina che ci regala un pezzo di giornalismo d’antan sul duello tra i missili ipersonici russi ed i Patriot americani. E’ necessario ribaltare il leitmotiv che ha guidato la visita di Zelensky in Italia: per evitare che i giovani si trovino un domani a combattere in prima linea dobbiamo sabotare e disertare questa guerra e la nostra partecipazione come paese.
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