Londra, in migliaia contro l’austerity
Migliaia di persone hanno iniziato a manifestare per strade di Londra contro le politiche economiche attuate dal governo inglese. Una mobilitazione nazionale dal nome “A future that works” e alla quale hanno preso parte sindacati, associazioni, realtà di movimento e studenti, scesi in piazza contro il governo e le misure di austerity da esso imposte. Tre concentramenti partiti da tre punti diversi della città si stanno muovendo lentamente. A manifestare anche il movimento Occupy London insieme ad altre realtà di movimento e studenti universitari. Il loro obiettivo è di raggiungere il parlamento.
La manifestazione di oggi si svolge in un clima sociale in cui i continui tagli gravano sulle fasce più deboli della popolazione. Infatti, dopo la pesante recessione del 2008-2009, dovuta all’inizio della crisi economica, l’Inghilterra ha avuto piccoli cenni di ripresa per poi sprofondare nell’ennesima recessione che si sta manifestando oggigiorno. Alti e bassi dettati in qualche modo dalla crisi capitalistica che investe il globo, e che ha imposto al governo inglese di coalizione, formato da conservatori e liberal-democratici, di attuare una serie di politiche economiche anticrisi che stanno investendo i ceti della popolazione più poveri. Già nel 2010, quando il nuovo governo di allora decise di innalzare le tasse universitarie, gli studenti e studentesse si erano mobilitate in massa. Proteste che sono continuate con numerose manifestazioni cariche di rabbia come quella di marzo 2011, ma non solo. Emblema di quelle mobilitazioni fu proprio Occupy London, nato sull’onda dei vari movimenti Occupy. Non è cambiato molto da allora: le politiche economiche del governo inglese continuano a scatenarsi sulla popolazione, dando continuità alla politica dei tagli. Proprio recentemente il Ministro dell’economia ha annunciato ulteriori tagli (di 10 miliardi di euro) alla spesa pubblica. Tagli mirati soprattutto ai sussidi alle abitazioni e alle detrazioni fiscali per coloro che dispongono di basso reddito. Le intenzioni sono chiare: proteggere Londra come paradiso per le imprese e per chi ha bisogno di esportare capitali, per la borsa e per i mercati finanziari e colpire il settore pubblico, i lavoratori e determinati settori della società.
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