Lula si arrende
Si è consegnato il sette aprile alla polizia dopo aver resistito per giorni nella sede del sindacato Abc di Sao Paulo al mandato di arresto per corruzione spiccato dal giudice Sergio Moro dopo la condanna a 12 anni per corruzione nel contesto dell’inchiesta sulle tangenti del casi Petrobras. In precedenza i suoi sostenitori avevano impedito all’ex presidente di consegnarsi circondando il palazzo.
Lula, candidato dal PT alle presidenziali del 2018, è ora detenuto in una cella della polizia federale a Curitiba. Si è consegnato ribadendo la sua innocenza e chiamando alla resistenza il proprio elettorato, gran parte del popolo lulista che aveva goduto degli avanzamenti sociali garantiti dalle politiche di investimento e redistribuzione del PT nei primi anni duemila. Dall’impeachment nei confronti di Dilma Rousseff nell’agosto 2016 la strategia delle destre a colpi di scandali e magistratura ha terremotato gli assetti istituzionali del paese portando Temer alla presidenza attraverso le manifestazioni antigovernative. La trappola della corruzione ha però divorato l’intero quadro politico innescando un crollo irreversibile della credibilità della rappresentanza istituzionale votata trasversalmente al controllo e alla repressione dei movimenti sociali e dei tanti fermenti in una società ancora in moto.
Le contraddizioni socio-economiche del ciclo di lulista si sono fatte più crude intrecciandosi a una crisi politica di ampia portata. Lula si è arreso al crollo degli assi strutturali delle sue stesse politiche: la crisi economica brasiliana si è sviluppato sulla voracità predatoria dei capitali esteri attirati a partire dai primi anni duemila per far crescere il pil, il ciclo delle esportazioni delle materie prime ha portato a un vertiginoso innalzamento del loro costo e al disastro socioambientale del neoestrattivismo sfrenato. Le ondate speculative hanno fatto crescere il prezzo delle abitazioni con un’acutizzazione della guerra militare scatenata nelle periferie delle grandi metropoli. Le misure di garanzia sociale come la nota Bolsa Familia non hanno sul lungo periodo messo adeguatamente al riparo le masse povere promosse in ampi settori a importanti avanzamenti sociali. Questi si sono accompagnati alla stagione delle privatizzazioni e all’aumento del costo della vita per fasce di nuovo proletariato.
Il corso lulista ha vissuto di questi contrasti in una spirale in cui la narrazione progressiva della sinistra si è esaurita confondendosi con gli isterici tentativi del PT di restare avvinghiato al potere.
Cosa resterà del suo popolo, quali movimenti emergenti si faranno spazio in quadro destabilizzato che apre a nuova aggressione neoliberale?
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