Messico: la guerra contro i popoli indigeni
Mentre si presenta nel Congresso dell’Unione una pirrica e limitata riforma costituzionale in materia di diritti indigeni, molto lontano dalla integralità giuridica che fu proposta nel dialogo di San Andrés, la guerra contro i popoli originari del Messico della quarta trasformazione continua in tutto il territorio nazionale.
di Gilberto López y Rivas
Il cosiddetto crimine organizzato devasta gli spazi comunitari in Chiapas, Oaxaca, Guerrero, Michoacán, Morelos, tra gli altri stati sotto assedio delinquenziale, mentre la militarizzazione e il militarismo vanno di pari passo con ripetute dichiarazioni presidenziali di riconoscimento alle forze armate, che non hanno diminuito la letale presenza dei cartelli in ambiti rurali e urbani.
Così, si impone violentemente l’accumulazione militarizzata-delinquenziale, che caratterizza l’attuale capitalismo.
Il caso di Ostula, Michoacán, è paradigmatico. Con il comunicato del 2 febbraio della comunità nahua di Santa María Ostula si informa degli attacchi del cartello Jalisco Nueva Generación, che, con un comando di almeno 50 sicari, è entrato in territorio comunale, bruciando case e ferendo un comunero. Grazie all’organizzazione autonoma, la guardia comunale ha fatto fronte ai criminali, affermando che continueranno “in prima linea, garantendo la sicurezza e la tranquillità della nostra popolazione”, anche se segnalano: “Il contesto non è migliorato, ma recentemente sono aumentati gli attacchi armati per mano di questo gruppo criminale contro la nostra guardia”. E si domandano: “Che hanno fatto il governo del Michoacán e la Guardia Nazionale per garantire la giustizia e che questi fatti criminali non si ripetano? Assolutamente nulla! Tutto il contrario, il governo statale non ha smesso di criminalizzare la nostra guardia comunale nonostante che il giudice sesto del distretto, con residenza a Uruapan, abbia ordinato ai poteri pubblici dello stato di non effettuare nessun atto tendente al suo disconoscimento”.
Ugualmente, come è stato informato nei mezzi di comunicazione alternativi, reti sociali solidali e organismi di difesa dei diritti umani, gli attacchi di paramilitari e cartelli del crimine organizzato contro comunità zapatiste e non zapatiste sono continuati in varie regioni dello stato del Chiapas, provocando numerose violenze ed esodi forzati della popolazione (vedere Camino al andar, https://www.caminoalandar.org/).
Quando si impartisce la giustizia, la guerra contro i popoli viene portata a termine criminalizzando la resistenza contro i megaprogetti in corso. Tale è il caso della condanna a 46 anni e sei mesi di prigione al difensore comunitario David Hernández nell’Oaxaca, per essersi opposto alla costruzione di un parco industriale del Corridoio Interoceanico nelle terre di uso comune del monte El Pitayal, Puente Madera. L’Assemblea Comunitaria di Puente Madera e l’Assemblea dei Popoli Indigeni dell’Istmo in Difesa della Terra e del Territorio (Aphdtt) hanno dichiarato che la criminalizzazione di Hernández dimostra “la corruzione e la collusione delle autorità del Potere Giudiziario con gruppi politici e imprenditoriali della regione legati al crimine organizzato, che ostacolano le persone difensore del territorio e vogliono silenziarle con la prigione, facendole scomparire o assassinandole”. Le assemblee dichiarano che Hernández è stato criminalizzato fin dal 2017, per essersi opposto all’imposizione della sottostazione elettrica dell’Esercito Messicano, e in quel momento fu arrestato illegalmente e colpito dalla polizia municipale, essendo, inoltre, vittima di campagne di diffamazione e minacce per la sua integrità fisica e psicologica. Di nuovo, nel 2021, per la sua rappresentanza come agente comunitario di Puente Madera, e membro del coordinamento di Aphdtt, fu processato e perseguito da autorità locali e statali, nonché dal Sedena, dalla Marina e dalla Guardia Nazionale, affrontando una prima causa federale (269/2021) in cui non è stato collegato al processo. Le assemblee chiesero la revoca della sentenza e il non riconoscimento della causa penale 446/2022, che include gli ordini di cattura contro i 17 difensori di Puente Madera. Allo stesso tempo, fecero appello ai popoli, alle comunità e alle organizzazioni a fare pronunciamenti e a realizzare azioni di solidarietà con Hernández Salazar (Desinformémonos, 9/2/24).
Nella stessa direzione, il 9 febbraio è stato pubblicato un comunicato dei prigionieri politici di San Juan Cancuc, Chiapas, che chiedono la propria immediata libertà, nell’ambito della prossima udienza sul loro caso. Si tratta di quattro compagni che da 20 mesi sono in prigione con accuse prefabbricate e falsi testimoni: Agustín Pérez Domínguez, Martín Pérez Domínguez, Agustín Pérez Velazco e Juan Velasco Aguilar, che, attraverso una semplice lettera, scritta a mano, chiedono che la procura indigena e il giudice li liberino, e chiedono che “non siano lasciati soli”, impegnandosi a continuare nella lotta fino ad ottenere la propria libertà.
16 febbraio 2024
La Jornada
Traduzione di Comitato Carlos Fonseca
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