“Morsi vattene!” Un altro venerdì di protesta nelle strade egiziane
L’Egitto continua ad infiammarsi per l’ottavo giorno consecutivo. Non si placano le manifestazioni di massa : oggi in tutte le città egiziane in migliaia sono scesi in piazza.
Ad Alessandria centinaia di manifestanti hanno occupato treni e stazioni, bloccando tutto il traffico ferroviario nel paese. Altre manifestazioni si sono viste a Port Said, Suez e in tutte le maggiori città egiziane.
Ma ancora una volta è la capitale egiziana a far registrare le più forti mobilitazioni. Decine di migliaia in Piazza Tahrir, scontri all’entrata di Qars al-Aini Street – strada che dalla piazza porta al parlamento e negli ultimi mesi al centro di forti scontri – dove in centinaia, intenzionati a raggiungere il parlamento, hanno tentato, prima di essere dispersi dai militari, di abbattere la barriera di cemento costruita dall’esercito e più volte demolita dai manifestanti.
Ma gli scontri più forti e prolungati si sono avuti di fronte al palazzo presidenziale, non distante da Piazza Tahrir. Qui da tutta la giornata sono in corso violenti scontri tra forze di polizia in difesa del compound presidenziale assediato da centinaia di giovani che cercano di irrompervi. Da questa mattina migliaia di molotov e sassaiole sono state lanciate in risposta ai lacrimogeni ed agli idranti.
In queste ore le immagini che provengono dal palazzo presidenziale mostrano le forze dell’ordine che, facendosi spazio con blindati e carri armati, stanno sgomberando il presidio. I manifestanti si stanno cercando di riorganizzare nelle vie adiacenti.
La richiesta è sempre la stessa: “Morsi: Vattene!”.
Diverse le posizioni: se a Port Said (città tradizionalmente più conservatrice) si inneggiavano slogan religiosi quali “Non c’è altro Dio al di fuori di Allah, e Mohamed Morsi è nemico di Allah”, un’altra situazione si è vista al Cairo, dove la forte presenza Ultras e del proletariato urbano hanno delineato anche quest’oggi una sollevazione maggiormente improntata sui principi della giustizia sociale.
Sia ancora rivoluzione oppure no, una cosa è certa: il “dialogo nazionale” intrapreso nelle scorse giornate da vari partiti d’opposizione non rappresenta il popolo, non rappresenta quella rabbia ora trasformatasi in violenza.
Se personalità come El-Baradei – diplomatico ed ex direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – affermano “abbiamo sconfitto Mubarak con una rivoluzione pacifica, e così dobbiamo fare anche contro il governo corrente”, certamente altri sono i sentimenti popolari espressi nelle piazze.
Ma, sia questo dai media addebitato ai “black bloc”, ai facinorosi, ciò che mostrano oggi le strade egiziane è un popolo che, nonostante le diversità di culto e di religione, non si arrende e continua a lottare contro il regime, contro il nuovo dispotismo, contro il sistema dei Fratelli Musulmani.
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