InfoAut
Immagine di copertina per il post

Non è un conflitto Hamas-Israele: è una guerra di Israele contro ogni Palestinese

Quanto più Israele riesce a isolare i palestinesi dai loro ambienti regionali, tanto più investe nella loro divisione.

Fonte: English  version

Di Ramzy Baroud – 16 ottobre 2023Immagine di copertina: Manifestanti marocchini prendono parte a una protesta in solidarietà con i palestinesi a Gaza, a Rabat, Marocco, il 15 ottobre 2023. Mosa’ab Elshamy | AP

Un tempo, il “conflitto arabo-israeliano” era arabo e israeliano. Nel corso degli anni, tuttavia, è stato rinominato. I media ora ci dicono che si tratta di un “conflitto Hamas-Israele”.

Ma cosa è andato storto? Israele è semplicemente diventato troppo potente.

Le presunte sorprendenti vittorie israeliane nel corso degli anni contro gli eserciti arabi hanno incoraggiato Israele al punto da spingerlo a considerarsi non una superpotenza regionale ma una potenza globale. Israele, secondo la sua stessa definizione, è diventato “invincibile”.

Tale terminologia non era una semplice tattica intimidatoria volta a spezzare lo spirito sia dei palestinesi che degli arabi. Israele ci credeva.

La “miracolosa vittoria israeliana” contro gli eserciti arabi nel 1967 fu un momento cruciale. Quindi, l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Abba Eban, in un discorso ha dichiarato: “Da questo podio dell’ONU, proclamo il glorioso trionfo dell’IDF e la redenzione di Gerusalemme”.

Nel suo pensiero, questo potrebbe significare solo una cosa: “Mai prima d’ora Israele era stato più onorato e riverito dalle nazioni del mondo”.

Il sentimento espresso nelle parole di Eban si è diffuso in tutto Israele. Anche coloro che dubitavano della capacità del loro governo di prevalere sugli arabi si sono uniti completamente al coro: Israele è invincibile.

Allora si ebbero poche discussioni razionali sulle reali ragioni per cui Israele aveva vinto e se quella vittoria sarebbe stata possibile senza il completo appoggio di Washington e la volontà dell’Occidente di sostenere Israele ad ogni costo.

Israele non è mai stato un vincitore leggiadro. Mentre la dimensione dei territori controllati dal piccolo Stato trionfante aumentava di tre volte, Israele cominciò a rafforzare la sua Occupazione militare su ciò che restava della Palestina storica. Cominciò perfino a costruire insediamenti nei territori arabi appena occupati, nel Sinai, sulle Alture del Golan e nel rimanente territorio.

Cinquant’anni fa, nell’ottobre del 1973, gli eserciti arabi tentarono di riconquistare gli enormi territori occupati da Israele lanciando un attacco a sorpresa. Inizialmente ci riuscirono, poi fallirono quando gli Stati Uniti si mossero rapidamente per rafforzare le difese e le strategie israeliane.

Non si è trattato di una vittoria completa per gli arabi, né di una sconfitta totale per Israele. Quest’ultimo, però, è rimasto gravemente ferito. Ma Tel Aviv restava convinta che il rapporto fondamentale che aveva stabilito con gli arabi nel 1967 non fosse stato alterato.

E, con il tempo, il “conflitto” è diventato meno arabo-israeliano e più palestinese-israeliano. Altri Paesi arabi, come il Libano, hanno pagato a caro prezzo la frammentazione del fronte arabo.

Questa mutevole realtà ha fatto sì che Israele potesse invadere il Libano meridionale nel marzo 1978 e poi firmare gli accordi di pace di Camp David con l’Egitto sei mesi dopo.

Mentre l’Occupazione israeliana della Palestina è diventata più violenta, con un insaziabile brama per più terra, l’Occidente trasformava la lotta palestinese per la libertà in un “conflitto” da gestire con le parole, mai con i fatti.

Molti intellettuali palestinesi sostengono che “questo non è un conflitto” e che l’Occupazione militare non è una disputa politica ma governata da leggi e confini internazionali chiaramente definiti. E che la questione debba essere risolta secondo la giustizia internazionale.

Questo deve ancora accadere. Non è stata fatta giustizia né è stato recuperato un centimetro della Palestina, nonostante le innumerevoli conferenze internazionali, risoluzioni, dichiarazioni, indagini, raccomandazioni e rapporti speciali. Senza un’effettiva applicazione, il diritto internazionale è solo semplici parole.

Ma il popolo arabo ha abbandonato la Palestina? La rabbia, l’angoscia e i canti appassionati dei flussi infiniti di persone scese in piazza in tutto il Medio Oriente per protestare contro l’annientamento di Gaza da parte dell’esercito israeliano non sembrano pensare che la Palestina sia sola, o, almeno, dovrebbe essere lasciata a combattere da sola.

L’isolamento della Palestina dal suo contesto regionale si è rivelato disastroso.

Quando il “conflitto” è solo con i palestinesi, Israele determina il contesto e la portata del cosiddetto conflitto, cosa è consentito al “tavolo dei negoziati” e cosa deve essere escluso. È così che gli Accordi di Oslo hanno dissipato i diritti dei palestinesi.

Quanto più Israele riesce a isolare i palestinesi dai loro ambienti regionali, tanto più investe nella loro divisione.

È ancora più pericoloso quando il conflitto diventa tra Hamas e Israele. Il risultato è una discussione completamente diversa che si sovrappone alla comprensione veramente urgente di ciò che sta accadendo a Gaza e in tutta la Palestina in questo momento.

Nella versione israeliana degli eventi, la guerra è iniziata il 7 ottobre, quando i combattenti di Hamas hanno attaccato le basi militari, gli insediamenti e le città israeliane nel Sud di Israele.

Nessun’altra data o evento prima dell’attacco di Hamas sembra importare a Israele, all’Occidente e ai media che coprono la guerra con tanta preoccupazione per la situazione per la difficile situazione degli israeliani e con totale disprezzo per l’inferno di Gaza.

Nessun altro contesto può rovinare la perfetta narrazione israeliana dei palestinesi simili all’ISIS che disturbano la pace e la tranquillità di Israele e del suo popolo.

Voci palestinesi che insistono nel discutere la guerra di Gaza all’interno di contesti storici appropriati: la Pulizia Etnica della Palestina nel 1948, l’Occupazione di Gerusalemme, della Cisgiordania e di Gaza nel 1967, l’assedio di Gaza nel 2007, tutte le sanguinose guerre prima e dopo, si vedono negate le piattaforme.

I media filo-israeliani semplicemente non vogliono ascoltare. Anche se Israele non avesse fatto affermazioni infondate sui bambini decapitati, i media sarebbero comunque rimasti fedeli alla narrativa israeliana.

Tuttavia, supponiamo che Israele continui a definire le narrazioni della guerra, i contesti storici dei “conflitti” e i discorsi politici che modellano la visione occidentale della Palestina e del Medio Oriente. In tal caso, continuerà a ottenere tutti gli assegni in bianco necessari per rimanere impegnato nell’Occupazione militare della Palestina.

A sua volta, ciò alimenterà ancora più conflitti, più guerre e più inganni riguardo alle radici della violenza.

Affinché questo circolo vizioso si spezzi, la Palestina deve, ancora una volta, diventare una questione che riguarda tutti gli arabi, l’intera regione. È necessario contrastare la narrazione israeliana, affrontare i pregiudizi occidentali e formare una nuova strategia collettiva.

In altre parole, la Palestina non può più essere lasciata sola.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

gazaguerraisraelepalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: Tel Aviv fa saltare in aria interi edifici a Jenin. Intervista a Christian Elia

Palestina: Israele utilizza le tattiche militari genocidiarie ampiamente viste in 15 mesi su Gaza anche in Cisgiordania. Nel mirino c’è sempre Jenin,  al 14simo giorno consecutivo di assalti, con la morte di 25 palestinesi, decine di feriti, centinaia di persone rapite e altrettante case abbattute.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Repubblica Democratica del Congo: l’esportazione di coltan alla base del conflitto in Kivu

Nei giorni scorsi il movimento armato M23 ha conquistato la provincia del Kivu e la sua capitale Goma dalle forze governative congolesi, che si sono ritirate disordinatamente davanti all’avanzata di un gruppo ribelle che, sebbene combatta da 30 anni, si è presentato questa volta con armamenti moderni e massicciamente equipaggiato di tecnologia di ultima generazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sputnik Moment?

La notizia del lancio del prodotto cinese ha sorpreso quasi tutti. Nessuno poteva immaginare che la Cina fosse già a questo livello nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale cosiddetta generativa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Governo Trump: i primi 10 giorni

Fin dalla presa di possesso dello studio ovale lo scorso 19 gennaio, il neo-(ri)- presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump è partito con una frenetica attività di produzione di decreti attuativi, atti a mostrare la concretezza decisionista strombazzata nella sua campagna elettorale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La sopravvivenza strategica di Hamas fa impazzire Israele

Sfruttando la sua forza istituzionale, l’adattabilità sul campo e le tattiche psicologiche, Hamas ha magistralmente trasformato la distruzione di Gaza in una dimostrazione di Resilienza, ottenendo avanzamenti sia simbolici che tattici e impedendo a Israele di rivendicare una qualsiasi vittoria politica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Protezionismo Usa, riarmo in Europa

In uno scenario in cui le parole d’ordine in Europa per fronteggiare la narrazione dei dazi americani in arrivo sono riarmo e energia, analizziamo alcuni aspetti dello scenario globale. La presidenza di Trump è stata inaugurata dal cessate il fuoco a Gaza, su dei termini di un accordo sostanzialmente uguale a quello rifiutato da Netanyahu […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

TURCHIA: IL LEADER DEL PKK OCALAN INCONTRA PER LA SECONDA VOLTA UNA DELEGAZIONE DI DEM

Riprendiamo da Radio Onda D’urto: Dopo anni di completo isolamento, nel giro di poche settimane una delegazione del partito della sinistra curda e turca Dem, terza forza del Parlamento turco, ha potuto incontrare oggi, mercoledì 22 gennaio e per la seconda volta Abdullah Ocalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan – Pkk, imprigionato dal […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Jenin sotto attacco israeliano: 6 morti e 35 feriti

Il Ministero ha spiegato in una breve dichiarazione che sei persone sono state uccise e altre 33 sono state ferite e sono state trasportate negli ospedali Ibn Sina, Al-Amal e Al-Shifa. È probabile che il bilancio delle vittime aumenti con l’aggressione israeliana. Jenin. Sei palestinesi sono stati uccisi e altri 35 sono rimasti feriti durante […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Somalia, Sudan, Algeria… ed il ritorno di Trump

Da Radio Africa: prima puntata del 2025, lunedì 20 gennaio 2025, per l’approfondimento quindicinale dedicato all’Africa sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, dentro la Cassetta degli Attrezzi. In questi 30 minuti ci occuperemo di diversi Paesi africani, da nord a sud. Partiremo dalla Somalia e da Mogadiscio (in foto) in particolare, al centro del reportage sul campo della rivista Africa, con la storia […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Usa: Leonard Peltier uscirà dal carcere

In uno dei suoi ultimi atti da Presidente Biden ha commutato la condanna all’ergastolo di Leonard Peltier, l’attivista dell’American Indian Movement in prigione da quasi 50 anni. Peltier sconterà il resto della pena agli arresti domiciliari. da Osservatorio Repressione «Ho commutato la pena dell’ergastolo alla quale era stato condannato Leonard Peltier, concedendogli gli arresti domiciliari»: nell’ultimo giorno, […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

L’energia non è una merce: per uscire dal fossile non serve il nucleare, per la transizione energetica bastano le rinnovabili ma senza speculazione

Scriviamo questi appunti in merito al tema dell’energia nucleare per due motivi: abbiamo di fronte a noi il rischio di un suo effettivo ritorno gestito da mani incompetenti, antidemocratiche e senza scrupoli, come dimostrano le dichiarazioni del Ministro Pichetto Fratin e il suo disegno di legge..

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Contro le guerre, per una lotta comune -Incontro con Said Bouamama

Il 18 gennaio 2025 si è tenuto un incontro pubblico al Cecchi Point – organizzato dal collettivo Ujamaa, lo Spazio Popolare Neruda e Infoaut – con Said Bouamama, sociologo e storico militante antirazzista franco-algerino.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump tra guerra e pace

Quali prospettive apre il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca? La pace in Ucraina è più vicina oppure il 2025 sarà un nuovo anno di guerra?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Voci da Gaza II – Asuat Min Gaza II

Seconda –di due– puntata speciale nello spazio informativo di Radio Blackout dedicata all’intervista di Fadil Alkhadly, membro dell’Uawc, Unione dei comitati dei lavoratori agricoli.