InfoAut
Immagine di copertina per il post

[NOT a presidential debate] Questa non può essere solo una campagna elettorale. Deve essere una rivoluzione politica

||||

In vista delle presidenziali statunitensi 2020 tradurremo alcuni articoli apparsi su siti e riviste “di movimento” di oltreoceano (anche con punti di vista diversi dal nostro) con delle brevi introduzioni critiche.

Crediamo che sia importante provare a rendersi conto del dibattito in corso nella “left” USA, tanto nella sua difficoltà, quanto negli spunti interessanti. Per il momento non si vede la luce in fondo al tunnel e il portato del trumpismo con le sue articolazioni sociali rimane ancora incompreso e irrisolto. La risposta allo “shock” tarda a farsi avanti se non con proposte di riforma del capitalismo come il Green New Deal che però non paiono avere al momento la forza di confrontarsi con l’armamentario del “Make America Great Again”.

Per cominciare la rassegna di traduzioni proponiamo il seguente articolo di Shawn Gude per Jacobinmag che prende le mosse dal “pasticciaccio” delle primarie democratiche in Iowa per analizzare punti di forza e criticità del processo innescato da Bernie Sanders di “trasformazione dall’interno” del Partito Democratico. Jacobin è una rivista che diverse volte ha espresso il proprio appoggio dialettico al “sanderismo”, e che spesso si posiziona su delle opzioni, ci sembra, di riformismo radicale. Tra le considerazioni critiche che Gude sembra far trasparire nel suo articolo si evidenziano il dilemma classico della sconnessione tra la rappresentanza politica e le organizzazioni dei lavoratori, la debolezza attuale di queste organizzazioni e la difficoltà a sostenere una posizione anche solo riformista dentro le istituzioni senza un movimento di massa reale a sostenerla. Dilemma che si è già visto in opera in UK per quanto riguarda la sconfitta del Labour riformato di Corbyn, e che affligge tutte le sinistre che, anche lì dove in grado di coinvolgere nella campagna elettorale importanti settori di classe media e alcune componenti del proletariato, scelgono la via delle elezioni di questi tempi. Lo iato tra “movimento di opione” e “movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti” secondo Gude è ben noto a Sanders che infatti ha improntato gran parte della sua campagna a cercare di costruire relazioni con i lavoratori e le loro organizzazioni, ma continua a non rispondere al quesito che ci pare focale: perchè una parte significativa del proletariato periurbano e extrametropolitano bianco ha sostenuto (e continua a sostenere?) il trumpismo?

Dqd16v0WoAAGeQm

 

Qualunque cosa succeda oggi in Iowa, dobbiamo pensare oltre la singola campagna. Il nostro scopo è di realizzare ciò che W. E. B. Du Bois ha sostenuto diversi decenni fa: rompere il potere dittatoriale del capitale sulla nostra società, in modo che tutti possano prosperare e possano controllare le forze che modellano la loro vita.

Nel 1935, intravedendo i guadagni del New Deal tra i rottami della grande depressione, W. E. B. Du Bois fece il punto dell’ultimo grande tentativo di usare il potere del governo federale per far avanzare il lavoro e i diritti democratici. Il suo argomento: l’era della Ricostruzione, quando gli ex schiavi furono affrancati, furono costruite le scuole e gli ospedali nel Sud, e i lavoratori neri e i poveri bianchi minacciavano non solo la classe terriera recentemente deposta nel Sud, ma anche gli industriali del Nord in ascesa.

Costretti a scegliere tra consentire una classe operaia potenzialmente unita e una nuova ripetizione della tirannia del Sud, i capitalisti del Nord optarono per il dispotismo. Le restanti truppe furono riconvocate al Nord nel Grande Compromesso del 1877.

“Loro non sapevano” scrive Du Bois in Black Reconstruction in America, “che quando loro lasciarono rovesciare la dittatura dei lavoratori nel Sud, rinunciarono alla speranza della democrazia in America per tutti”.

Una nuova oligarchia sorse nel Nord, aiutata dalla rottura degli scioperi e dagli atteggiamenti antisindacali. Socialisti come Eugene Debs accusarono che i “nuovi titani dell’industria” si stavano facendo beffa delle forme democratiche: come si potrebbe dire che è la gente a governare quando l’organizzazione dei lavoratori viene soppressa e i plutocrati di entrambi i partiti di fatto comandano?

Il Sud, alla fine del secolo, era scivolato nell’autoritarismo delle leggi di Jim Crow – un feroce ordine sociale che usava il monopartitismo, l’apartheid raziale, e attacchi irreparabili all’organizzazione sindacale per mantenere l’irrilevanza politica dei neri, dei poveri bianchi subordinati, e standard di vita bassi per tutti i lavoratori.

Sebbene la situazione con cui ci confrontiamo oggi sia piuttosto differente – con le maggiori conquiste del New Deal e del Civil Rights Movement (la “Seconda Ricostruzione”) sotto attacco, ma che reggono ancora in piedi – le sconfitte del passato hanno depositato di più che semplici sedimenti sul presente. Sono più simili a massi.

Dire che il problema sono “i soldi nella politica” non lo copre del tutto. Al momento, tre miliardari sono candidati come presidente, con uno già seduto all’interno della Casa Bianca. Anche se i loro nomi non fossero in votazione, non avrebbe importanza – i miliardari e gli interessi di mercato troverebbero comunque i candidati e sottoscriverebbero think thanks, fondazioni, lobbisti, notiziari, posizioni universitarie, e istituzioni culturali che formano l’orizzonte politico americano.

Questo è il campo da gioco pieno d’ostacoli in cui i socialisti sono costretti a competere, in inferiorità numerica e disarmati. I candidati della working class alle cariche politiche sono una minoranza distinta. L’impressionante sostegno pubblico verso le politiche social-democratiche come Medicare for All e la piena occupazione si scontrano con il potere del seguito dei plutocrati (cifre di K Street [via della finanza di Washington n.d.t.], think thankers che codificano gli affari, politici innamorati del capitale).

Il movimento sindacale, una volta in grado di respingerne alcuni, adesso è stato lasciato a terra. “Sebbene i problemi pubblici e le preoccupazioni dei cittadini possono andare e venire,” hanno scritto i principali esperti di disuguaglianze politiche, “i ricchi e bene educati sono sempre sovrarappresentati.” O come ha ricordato lo studioso E. E. Schattschneider il sistema politico americano “canta con un forte accento da upper-class”.

Alcuni degli impedimenti al controllo popolare sono insiti nel sistema politico USA. Il Senato e il sistema elettorale “winner-take-all” avvantaggiano le aree scarsamente popolate – immaginate come sembrerebbe diverso il paese se il Bronx, un sobborgo di città con quasi tre volte la popolazione del Wyoming, avesse due senatori. C’è anche l’enorme decentralizzazione delle istituzioni politiche. La struttura federalista degli Stati Uniti rende più facile la fuga delle compagnie verso altri stati in cerca di migliori “climi commerciali” e più difficile sfruttare il governo federale per spezzare le concentrazioni private di potere.

L’ostilità del Partito Democratico verso il potere della working class non aiuta né l’uno né l’altro. A differenza di tutte le altre nazioni sviluppate – dove i partiti operai in buona fede attingevano le loro risorse dal movimento sindacale – i Democratici hanno sempre incorporato i sindacati al massimo come junior partners. Mentre la densità sindacale calava, e il peso dei donatori coi soldi e dei ricchi suburbani aumentava, la devozione dei sindacati al Partito Democratico non è stata corrisposta.

L’audace calcolo di Bernie Sanders è che la sua campagna ribelle può eludere le botole plutocratiche della politica statunitense basandosi su piccole donazioni e sulla potenza collettiva di coloro desiderosi di combattere contro la “classe miliardaria.” Potrebbe avere ragione. La multirazziale base di working class che ha assemblato è qualcosa di mai visto dai tempi della Jesse Jackson’s Rainbow Coalition, e un trionfo elettorale generale sarebbe una straordinaria vittoria per il progetto di riforma democratica.

Anche se, come Sanders stesso ha capito, realizzare la sua “rivoluzione politica” sarà solo più difficile una volta dentro gli uffici. Si dovrebbe confrontare con le istituzioni trincerate del sistema politico americano favorevole ai capitali – la Corte Suprema e il Pentagono in un angolo, i politici delle corporation e il sistema dei media dall’altro – a lungo con le grida lanciate dalla comunità del business, che probabilmente avrebbe insistito di non poter investire in un clima così ostile. Al massimo, Sanders potrebbe riuscire a conquistare qualche vittoria legislativa, aumentare le aspettative delle persone sui diritti sociali che meritano, e promuovere un ambiente politico in cui i sindacati e le altre organizzazioni della classe operaia possano organizzarsi senza stare sulla difensiva.

Nonostante le sfide del suo progetto, Sanders ha ragione nel porre al centro i lavoratori di tutte le sfumature. Nessun altro gruppo sociale ha il potenziale per fermare il business – immaginate anche solo il potere latente dei lavoratori dei magazzini di Amazon – e storicamente, sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo, nessun altro gruppo sociale è stato altrettanto efficace a controllare il dominio dei ricchi. Un movimento democratico senza la classe operaia al centro è una contraddizione in termini.

Ma i lavoratori sono una forza flebile senza delle istituzioni che possano dargli peso collettivo. La precondizione per una rivoluzione è un forte movimento sindacale e una sorta di partito che lavori come loro agente – uno che può sradicare la putrefazione oligarchica che pervade le democrazie capitaliste. In ultima istanza noi necessitiamo di un ordine costituzionale che garantisca i diritti base della vita (casa, salute, educazione) e stabilisca la autodeterminazione collettiva come principio cardine della vita sociale e politica.

Chiamala “Terza Ricostruzione”, chiamala rivoluzione politica. Io la chiamo solo democrazia.

E la lotta per questo deve continuare, a prescindere di come andrà oggi.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

elezioniNOT A PRESIDENTIAL DEBATEsanderstrumpUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Li hanno uccisi senza che muovessero un muscolo”: Esecuzioni sommarie, fame e sfollamenti forzati da parte dell’esercito israeliano nel Nord di Gaza

La squadra sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha documentato strazianti episodi di uccisioni sommarie ed esecuzioni extragiudiziali di civili da parte di soldati israeliani, eseguite senza alcuna giustificazione. Fonte: English version Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 17 novembre 2024Immagine di copertina: Il fumo si alza da un edificio residenziale dopo un attacco israeliano a Beit […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuova Zelanda: migliaia di indigeni Maori assediano il Parlamento

Dopo poco più di una settimana, la marcia lanciata dal popolo Maori in difesa dei propri diritti è arrivata a Wellington.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele: manifestazione regionale a Torino

Nella giornata di sabato 5000 persone provenienti da tutto il Piemonte si sono radunate a Torino per dare vita ad un ricco e partecipato corteo regionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: la Francia (forse) libererà Georges Abdallah, militante comunista incarcerato dal 1987

Originario di Kobayat, nel nord del Libano, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina prima e tra i fondatori delle Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi dopo l’invasione israeliana del Libano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca a Torino

Ieri come Intifada studentesca abbiamo occupato la sede della Leonardo Spa! In 50 siamo entratə all’interno dello stabilimento mentre altre 50 persone bloccavano l’ingresso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La coreografia pro-Palestina degli ultras del PSG è diventata un vero e proprio caso politico

Riprendiamo l’articolo di Calcio e Rivoluzione, che mette in luce il caso politico nato intorno alla coreografia pro-Palestina messa in scena dagli ultras del PSG durante una partita di Champions League. Questo episodio ha scatenato reazioni accese da parte delle autorità francesi e aperto un dibattito sul rapporto tra politica e sport, evidenziando come certi […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Netanyahu si nasconde in un bunker sotterraneo per paura degli attacchi dei droni

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe lavorato da una “camera blindata sotterranea” per paura di subire attacchi drone di rappresaglia da parte dei movimenti di resistenza regionali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La vergognosa narrazione occidentale mostra nuovamente il significato di informazione di guerra

Venerdì 9 novembre i militari dell’IDF (ricordiamo che in Israele è presente la leva obbligatoria) e tifosi del Macabi Tel Aviv hanno strappato e bruciato bandiere palestinesi dai balconi olandesi, insultato e aggredito persone e giornalisti, inneggiato alla morte degli arabi e dei bambini palestinesi per ore nel centro cittadino e fischiato il minuto di silenzio ai morti di Valencia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amerika Trump again

Fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio, la vittoria elettorale di Trump si stagliava netta, ben oltre le previsioni di chi scommetteva sulla sua rielezione, macinando stato in bilico dopo stato in bilico, mentre Fox News si sbilanciava a dichiarare la vittoria in anticipo su tutte le testate nazionali del mainstream media a stelle e strisce. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele! Contro l’Occidente genocida, colonizzatore e guerrafondaio! Resistenza fino alla vittoria!

Di seguito pubblichiamo l’appello per la manifestazione regionale di sabato 16 novembre che si terrà a Torino.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il genocidio a Gaza e le elezioni USA

Gli ambienti a sinistra del Partito Democratico negli USA stanno affrontando un profondo dibattito con al centro la questione palestinese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Elezioni USA: che paese arriva al voto del 5 novembre 2024? Intervista all’americanista Ferruccio Gambino

Usa: martedì 5 novembre 2024 il voto per le presidenziali. Ultimi fuochi di campagna elettorale, con i sondaggi danno la Harris avanti nel voto popolare su scala federale, con il 48,1% contro il 46,7% di Trump.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Strike in USA. Sulla conflittualità sindacale negli Stati Uniti.

Abbiamo parlato con Vincenzo Maccarrone, corrispondente del Manifesto, dell’aumento della conflittualità sindacale negli Stati Uniti

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attivisti ebrei contro il genocidio bloccano la borsa di New York

Lunedì 14 ottobre, un gruppo di attivisti del collettivo “Jewish Voices for Peace” ha preso d’assalto la Borsa di New York per chiedere la fine dei crimini commessi da Israele e il blocco delle forniture di armi allo Stato coloniale.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Portuali in sciopero negli USA

Negli Stati Uniti è in corso uno dei più grossi scioperi dei lavoratori portuali della costa est dagli anni 70.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

USA: sciopero all’azienda Boeing

Lo sciopero alla Boeing, grande azienda statunitense che produce aerei civili e militari, ha coinvolto moltissimi lavoratori nell’area di Seattle che hanno aderito allo sciopero a seguito di una negoziazione sindacale che ha disatteso diversi obiettivi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv

Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto?