DAY 1 – LO SGOMBERO
Ore 13, lunedì 26 maggio 2014, all’indomani delle elezioni europee. La polizia irrompe nel centro sociale autogestito Can Vies, occupato dal 1997 nel quartiere popolare di Sants. L’operazione era prevista per quel giorno, gli occupanti preparati con lucchetti e una torretta improvvisata sul tetto dell’edificio. L’ultimo resistente, incatenato a un blocco di cemento dentro l’edificio, lascia lo stabile verso le 19, facendo largo a una ruspa che inizia la demolizione dei tetti dello stabile.
Nel frattempo, centinaia di solidali si concentrano nella prossima Plaça de Sants, ultimo punto raggiungibile prima dell’ingente cordone di polizia che circonda tutte le vie attorno a Can Vies. Da lì, un corteo improvvisato passa per le strade del quartiere, ribaltando cassonetti e cercando la complicità dei vicini. La presenza poliziesca è forte e la tensione cresce durante tutto il pomeriggio, culminando in una carica di alleggerimento. Fino alle 20, quando una manifestazione di un migliaio di persone si muove dalla vicina stazione dei treni verso la zona del Csa, presidiata dalle forze dell’ordine.
Arrivati in Plaça de Sants, la manifestazione viene ufficialmente sconvocata, e i disordini hanno inizio: un gruppo di manifestanti alza una barricata in una strada laterale, dove si trova un furgone di Tv3, emittente pubblica locale, che viene incendiato. Poche decine di secondi più tardi, le camionette si fanno largo tra la manifestazione, disperdendo il grosso dei riuniti. Solo un paio di gruppi resistono incendiando barricate in due vie laterali, ma la tensione dura poco e i resistenti si disperdono nelle labirintiche strade del quartiere. La caccia all’uomo ha quindi inizio, provocando due arresti, rilasciati a piede libero, e l’attacco, da parte della polizia, alle vetrine de La Directa – rivista indipendente vicina ai movimenti sociali – e de La Ciutat Invisible, una cooperativa autogestita molto attiva nel quartiere.
DAY 2 – QUEL CHE NON T’ASPETTI
Il secondo giorno di proteste inizia con una notizia inaspettata: le dimissioni del comandante della polizia regionale, Manel Prat, da mesi sotto l’occhio dei riflettori per diversi episodi di brutalità poliziesca.
Alle 20 un migliaio di persone si sono concentrate in Plaça de Sants dirigendosi poi verso la sede del distrito (circoscrizione). Lì si sono trovati un ingente cordone di polizia che ha caricato i manifestanti cercando di disperderli. Durante questa operazione, la polizia ha lasciato scoperta l’area del centro sociale, dove era parcheggiata la ruspa che stava ultimando la demolizione. Il corteo, facendo marcia indietro, ha quindi approfittato il momento e un gruppo di manifestanti ha preso fuoco alla ruspa per poi ripiegare e concentrarsi nella adiacente Plaça de Sants. Pochi minuti dopo, i furgoni con gli agenti antisommossa hanno cominciato i caroselli e gli spari a salve nell’intento di liberare l’area. I manifestanti hanno risposto con barricate incendiate, sassaiole e danni alle succursali bancarie della zona. La battaglia attorno alla piazza è durata quattro ore, fino alle 2 di notte, e si è conclusa con 6 arresti rilasciati a piede libero.
Attorno a mezzanotte, si sono viste le prime manifestazioni di solidarietà in altri quartieri della città: piccoli cortei o gruppi organizzati hanno bloccato alcune grandi arterie, imbrattato le sedi del partito neoliberale al governo in Catalunya e Barcellona, Cdc, alzato barricate incendiate.
DAY 3 – EFFETTO CAN VIES
L’effetto contagio ha effetto il terzo giorno di proteste. Si convocano una trentina di concentramenti, di cui una dozzina in città. I numeri di partecipanti sono esigui, nell’ordine delle centinaia, ma dappertutto si registrano danni al mobiliario urbano, imbrattamenti e piccoli attacchi a sedi di Cdc e succursali bancarie.
Dalla città i solidali si muovono in colonna verso Sants, dove si contano circa quattro mila manifestanti. La manifestazione si dirige ancora una volta verso la sede del districto, e ancora una volta la polizia carica i solidali. La resistenza è pero ancora più intensa: le barricate di cassonetti incendiati si contano a decine in tutta l’area attorno alla Plaça de Sants e danno il via a una battaglia di almeno 3 ore, con molti più partecipanti del giorno anteriore.
La polizia sfodera tutto l’arsenale: idranti, lacrimogeni, spari a salve, proiettili di gomma regolamentari e non, ma non riesce a contenere la folla dispersa e dis-organizzata. Nel frattempo i vicini aspettano sulla soglia dei portoni, pronti ad aprirli in caso di carica, o gridano “polizia fuori dal quartiere” affacciati dalle finestre.
La notte si conclude con 14 feriti e una trentina di arrestati.
NEXT DAYS – EXPECT MORE AND MORE
Can Vies ha convocato due caceroladas – manifestazioni rumorose con pentole e coperchi, resesi celebri durante la rivolta in Argentina nel 2001 – nelle notti di giovedì 29 e venerdì 30. A Madrid, Bilbao e Zaragozza sono previste manifestazioni in appoggio negli stessi giorni.
Sabato si prevede un’altra giornata intensa. Si comincerà con un concentramento alle 10 nel quartiere di Sants con lo slogan “ricostruiamo Can Vies”, per concludersi in una manifestazione convocata alle 19 nella centrica Plaça Universitat, a cui arriveranno, ancora una volta, colonne di manifestanti da differenti quartieri barcellonesi.
Notizie in Italiano
SECONDO GIORNO
TERZO GIORNO
report in inglese dei primi due giorni
http://en.squat.net/2014/05/28/riots-in-barcelona-after-can-vies-eviction/