InfoAut
Immagine di copertina per il post

Que se vayan todos!

||||

Cronache dalla manifestazione contro il G20 tenutosi in Argentina il 30 Novembre e il 1 Dicembre.

Buenos Aires ospita per la prima volta nella storia del Sudamerica la riunione del Gruppo dei 20, in una città completamente militarizzata ed un operativo di sicurezza composto da circa 30.000 agenti. Il centro della città è inaccessibile già dal giovedì sera e continuerà ad esserlo venerdì, giorno festivo per l’occasione, e durante il sabato.

In un paese in piena crisi economica, con il peso svalutatosi del 106,7% rispetto al dollaro soltanto nel 2018 e la richiesta di un aiuto finanziario da parte del Fondo Monetario Internazionale di 57,1 miliardi di dollari, il governo Macri ha presentato questa manifestazione come “l’evento più importante della storia argentina”. Il paese sudamericano, per volere del suo presidente, si era offerto difatti come organizzatore di questo ultimo G20: una sorta di invito ai più potenti del mondo ad investire capitali nel paese che ha intrapreso nuovamente la via del liberalismo, dopo gli anni di protezionismo dei coniugi Kirchner.

Tuttavia, la vigilia dell’evento non è stata delle più serene.

SAM 0315
Fuori Il G20 e Macri

In primo luogo, solamente qualche giorno prima si era assistito ad un fallimento totale del sistema di sicurezza durante la finale di Coppa Libertadores. Infatti, il pullman che trasportava i giocatori del Boca Juniors, squadra ospite, è stato bersaglio del lancio di diversi oggetti da parte dei tifosi degli avversari di sempre, il River Plate, provocando persino il ferimento di alcuni giocatori e la conseguente sospensione della partita. E pensare che lo stesso Macri aveva richiesto di far giocare le due partite di andata e ritorno con i tifosi ospiti, concessione che non si verifica da più di cinque anni per motivi di ordine pubblico: chissà come sarebbe andata a finire se effettivamente fosse stata realizzata la richiesta del presidente argentino. Ad ogni modo, non è stato un bel biglietto da visita per il governo argentino in vista del G20, in particolare per la ministra dell’Interno Patricia Bullrich.

In secondo luogo, proprio quest’ultima insieme ad altri funzionari statali hanno cominciato nei giorni precedenti all’inizio dell’evento a minacciare chi volesse manifestare, in particolare sottolineando che lo Stato avrebbe fatto uso della forza nel caso in cui si fossero verificati incidenti. Solo due giorni prima dell’inizio del G20, infatti, la ministra ha fatto approvare una risoluzione, conosciuta in Argentina come “Doctrina Chocobar”, che permette alle forze di polizia di ricorrere all’uso di armi da fuoco contro chiunque “stia fuggendo dopo aver causato, o aver tentato di causare, morti o lesioni gravi”. Viene identificata con questo nome per via di Luís Chocobar, il poliziotto che circa un anno fa nelle strade della Boca uccise, sparandogli mentre era in fuga, Pablo Kukoc, 18 anni, colpevole di aver rapinato e, presumibilmente, ferito con un’arma da taglio, un turista nordamericano. Il poliziotto era stato etichettato come eroe ed esempio da seguire dallo stesso Macri, anche se successivamente condannato dalla Corte Suprema per omicidio aggravato e abuso di potere.

Lo stesso giorno della manifestazione, la polizia insieme alle altre forze di sicurezza messe in campo si sono rese protagoniste di azioni repressive nei confronti dei manifestanti, con fermi ed arresti prima e durante la manifestazione; altre azioni provocatorie si sono verificate anche una volta conclusa la manifestazione, quando le forze dell’ordine hanno ritardato i veicoli che trasportavano le bandiere e il materiale di alcuni movimenti che erano scesi in piazza.

IMG 20181130 154246
Alcuni spezzoni del corteo contro il G20

Nonostante dunque, una vigilia piuttosto agitata ed una città interamente isolata, considerato che anche numerose linee ferroviarie dalla provincia sono state soppresse nei due giorni di G20, la manifestazione per le vie del centro della città si è svolta allo stesso modo. Una partecipazione meno cospicua delle ultime manifestazioni che si erano realizzate nella capitale argentina, come quella contro la riforma del lavoro, contro la legge di Bilancio 2019 o persino quella contro la scomparsa di Santiago Maldonado nel settembre del 2017.

Alla manifestazione contro il G20 e contro il Fondo Monetario Internazionale hanno preso parte circa 10.000 persone. Tra questi i principali movimenti della sinistra argentina. Tuttavia, differentemente dalle manifestazioni precedenti è da sottolineare l’assenza dei gruppi politici vicini alla ex-presidente Cristina Kirchner. Per quanto anch’essi si oppongono alla linea del governo Macri ed in particolar modo all’accordo con il Fondo Monetario Internazionale del suo governo, questi ultimi hanno deciso di non partecipare alla manifestazione. Alla base di tale decisione ci sono le elezioni del 2019, che vedranno ancora una volta Cristina Kirchner opporsi al macrismo. In particolar modo, vi è un intento crescente nelle ultime settimane da parte dei movimenti kirchneristi di apparire come un movimento moderato, capace di garantire una buona amministrazione dei profitti capitalisti. Evidentemente la nuova strategia del kirchnerismo è trovare appoggio non soltanto tra le classi più povere della popolazione, ma anche nell’area della grande imprenditoria locale.

Alla fine la giornata si è svolta in un clima piuttosto tranquillo: i tanto temuti movimenti no-global provenienti dall’Europa, ad affiancare gli anarchici locali non si sono visti per le strade di Buenos Aires. Il tragitto della manifestazione anti-G20 ha seguito il percorso concordato, passando più volte nelle vicinanze di vere e proprie barriere vigilati dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa, senza però nessun momento di grande tensione, come era invece avvenuto nelle ultime manifestazioni a Buenos Aires.
Nonostante ciò, qualche cartello per strada richiamava quanto succedeva più o meno nello stesso momento in Francia (“Luchemos como en Francia”), dove i gilet gialli mettevano a ferro e fuoco le strade del centro di Parigi, mentre Macron si trovava appunto nel paese sudamericano per il summit.

IMG 20181130 142146 copia
Barriere e camionette che bloccano una parte di Buenos Aires

Macri non appena concluso il summit si è congratulato con la propria ministra dell’interno, Patricia Bullrich.

Evidentemente, era nell’interesse del governo che non avvenissero episodi di violenza durante questa manifestazione, affinché si dimostrasse a tutti che l’Argentina si sta integrando al mondo in tutti i sensi ed è un paese in grado di gestire l’ordine pubblico anche attraverso misure straordinarie che permettono l’uso di armi da fuoco alla polizia anche in casi non previsti normalmente.

A distanza di pochi mesi dalle prossime elezioni, l’introduzione della “Doctrina Chocobar” non appare del tutto casuale come prima strategia di campagna elettorale. Dato il mancato raggiungimento dei risultati economici sino a questo momento, il governo Macri sembrerebbe seguire la strategia del nuovo presidente brasiliano, Bolsonaro, il quale ha fatto della brutalità della polizia e del rafforzamento dei suoi poteri di azione il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale.

SAM 0300 
Cartello in ricordo di Carlo Giuliani, ragazzo ucciso dalla polizia italiana durante il G8 di Genova del 2001

Contributo di eisieibi.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

argentinaBuenos Airesg20MACRI

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Genocidio israelo-statunitense a Gaza: centinaia di cadaveri in fosse comuni. Bilancio: 44.844 palestinesi uccisi o dispersi

Gaza. L’Ufficio governativo dei media di Gaza (GMO) ha confermato che l’esercito israeliano ha commesso 3.094 massacri dall’inizio dell’aggressione, causando 44.844 morti e dispersi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Fronte Popolare avverte: qualsiasi presenza non palestinese al valico di Rafah è una forza di occupazione e un obiettivo legittimo per la resistenza.

Riproduciamo il comunicato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina datato 7 maggio 2024 in merito all’attacco di Israele a Rafah.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Uno sguardo sulle barricate studentesche in Francia

Da quando gli studenti hanno occupato la Columbia University in solidarietà con i palestinesi, le occupazioni e gli accampamenti studenteschi contro il genocidio a Gaza si sono diffusi a macchia d’olio, oltre cento università sono state occupate in tutto il mondo, un vasto movimento che richiama alla memoria le mobilitazioni contro la guerra in Vietnam.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un giornalista palestinese: i media occidentali “ipocriti e razzisti” consentono i crimini di guerra israeliani a Gaza

I media occidentali hanno perso ogni parvenza di neutralità e sono diventati “parte del problema” quando si tratta dei crimini di guerra in corso di Israele contro i Palestinesi nella Striscia di Gaza, secondo un giornalista palestinese, riferisce l’Agenzia Anadolu.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’America Latina al crocevia. Tensioni geopolitiche e la sfida dell’Unità Regionale

Il mese di aprile del 2024 ha tratto con sé una rivelazione di grande impatto: un rapporto fatto trapelare dall’ambasciata degli Stati Uniti in Bolivia, meticolosamente elaborato dal Centro di Studi Geopolitici Multidisciplinari (CEGM), getta luce sul nuovo e ambizioso piano di ricolonizzazione dell’America Latina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Intifada Studentesca: le tende per Gaza stanno diventando un movimento globale

A quasi sette mesi dallo scoppio della guerra a Gaza, in numerose università del mondo sta montando la protesta degli studenti contro la risposta militare di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le mille balle azzurre di Israele

Un thread su Twitter di Muhammad Shehaba, che mette in fila alcune delle clamorose bugie con cui lo stato di Israele ha cercato di nascondere i suoi crimini. Per i link alle fonti cliccate sulle immagini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le proteste dei campus per Gaza dimostrano che quando i vertici universitari falliscono, sono gli studenti a guidare

Che gli studenti costruiscano mille accampamenti. Che occupino gli edifici di ogni amministrazione universitaria che si è dimostrata incapace di promuovere un luogo di libera indagine e apprendimento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lettera delle università palestinesi agli studenti e ai docenti degli accampamenti di solidarietà a Gaza nelle istituzioni accademiche statunitensi

In un momento in cui le voci degli oppressi vengono intenzionalmente messe a tacere, la vostra solidarietà funge da faro di speranza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: Columbia occupata, iniziano le sospensioni, prosegue la repressione poliziesca. Centinaia di arresti

Il campus di New York è off limits anche alla stampa. E i ragazzi erigono le barricate. La Polizia entra a Columbia, centinaia di arresti

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La diffusione del dengue, l’agroindustria e il cambiamento climatico

Le cause dell’epidemia di dengue sono molteplici, conosciute e anche poco affrontate: cambiamento climatico, deforestazione, uso di pesticidi, impatto sui predatori delle zanzare e mancanza di pianificazione territoriale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Un’altra provocazione di Milei che annuncerà un indulto per i genocidi

Il presidente Javier Milei, su richiesta della sua vicepresidente Victoria Villarruel, ha deciso che il prossimo 24 marzo concederà un indulto a tutti i militari genocidi

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Argentina: voci, facce e comunità che dicono “no” all’attività mineraria del litio

“La rotta del litio: voci dell’acqua”, è il libro di Camila Parodi e Susi Maresca.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: al salto dei tornelli per l’aumento del biglietto

I più giovani fanno il salto. I più anziani chiedono permesso per evitare la spesa della SUBE. Madri e padri fanno passare sotto i propri figli. Una cartolina argentina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: La legge omnibus è stata fatta cadere

Il regime di Javier Milei ha subito una sconfitta considerevole prima di terminare i due mesi di mandato. Il suo progetto più prezioso è tornato indietro al Congresso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Terzo giorno di gas al peperoncino, proiettili di gomma e arresti

Una nuova repressione ha avuto luogo nelle vicinanze del Congresso dopo l’approvazione del progetto di Legge Omnibus.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: di fronte al Congresso, selvaggia repressione e caccia ai manifestanti di assemblee di quartiere, organizzazioni sociali, sindacati combattivi e sinistra

La ministra Bullrich è il braccio armato della dittatura: una nuova operazione su scala smisurata ha cercato di sgombrare alcune centinaia di persone che protestavano contro la Legge Omnibus. Ci sono state decine di feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Il primo sciopero generale contro Milei e lo smantellamento dello stato

Javier Milei ha affrontato il suo primo sciopero generale soltanto dopo sei settimane dall’essersi insediato alla presidenza con un piano di governo che punta ad una riduzione minima dello stato, stabilendo un nuovo primato, dopo aver superato il primato di tre mesi che ostentava Fernando de la Rúa.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La dittatura mineraria in tempi di democrazia elettorale

Le politiche estrattiviste hanno attraversato la “democrazia” argentina sotto tutti i governi, indipendentemente dal segno politico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Decine di migliaia di manifestanti hanno partecipato alla convocazione della CGT e dei movimenti sociali per protestare contro il DNU di Milei

Numerose organizzazioni di lavoratori e lavoratrici hanno marciato a Plaza Lavalle con la parola d’ordine “Abbasso il DNU” (Decreto di Necessità e Urgenza).