Rajoy tenta di imporre le misure della BCE… ad ogni costo!
Pubblichiamo qui di seguito un articolo scritto da Ingrid De La Torre, giornalista argentina e attivista del 15M a Barcellona. Ingrid ci parla del rapporto stringente tra controllo sociale e crisi economica nello stato spagnolo, che sta portando il governo Rajoy ad elargire ulteriori poteri e possibilità di abuso alle forze dell’ordine, sempre più a guardia degli interessi bancari.
La crisi europea sta colpendo duramente la Spagna. Per imporre un maggiore assestamento e una maggiore flessibilità, il governo Rajoy cerca di implementare tutta una serie di riforme per flessibilizzare allo stesso tempo la resistenza di coloro che si oppongono alla sua politica. Sotto il diktat del rigore, si stanno già applicando misure che aumentano il livello repressivo dello Stato e che, a questo livello, violano già le minime garanzie individuali.
Abbiamo consultato a Jaume Asens, voce del Ilustre Colegio de Abogados Di Barcellona e a Gerardo Pisarello, professore di diritto Costituzionale dell’Università di Barcellona, sull’attuale contesto in materia di diritto, che segnalano come “tra le misure per attaccare la crescente protesta sociale si includono l’esigenza di una maggiore aggressività poliziesca e giuridica, la restrizione del diritto a riunirsi, la proibizione di coprirsi il volto durante le manifestazioni, il fomento del meccanismo di delazione degli “anti-sistema” tramite il web, l’ampliamento delle modalità di atteggiamento che vengono considerate attentato contro l’autorità, comparare le proteste a comportamenti terroristi o prototerroristi e l’insistente monitorizzazione delle reti sociali da parte della polizia.” La finalità, assicurano i due, é precisamente “instillare la paura per neutralizzare le distinte forme di protesta che sono sorte a partire dal 15-M”.
Il discorso, proseguono, “é strutturalmente analogo a quello di McCarthy negli anni ’50; si suppone un’emergenza come se fosse una minaccia, al fine di eliminare qualsiasi ostacolo al potere punitivo che si presenta come unica soluzione per neutralizzarla.”
Il diritto e il discorso giuridico giocano un ruolo primordiale nell’assetto delle relazioni di potere. Se per Harris i sistemi più brutali di controllo poliziesco e militare sono associati a periodi di trasformazioni culturali profonde, ne consegue che, da un punto di vista foucaultiano, il corpo che agisce queste trasformazioni venga vigilato e castigato per avere un precedente, non solo sul fatto considerato come delitto, ma per far percepire una sensazione di pericolo che coinvolga altri potenziali responsabili di reato. E’ la regola degli effetti laterali. Si tratta della costruzione di una normatività perversa di espressione totalitaria.
“Per imporre un programma di tagli tanto consistenti come quello spagnolo è necessario appellarsi al diritto come fonte di giustificazione”, assicurano gli specialisti non senza chiarire che “la legalità o l’illegalità di una attuazione non la converte in giusta di per sé. Questo principio elementare spiega che il diritto e la sua interpretazione sono un ambito di disputa permanente. In nome della legge, si possono assicurare diritti ma anche consolidare privilegi. La legalità vigente ha la sua origine nella modernità di stampo occidentale e consiste in trattati, costituzioni e carte successive alle due guerre mondiali. La Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948 e i Patti Internazionali del 1966 ne costituiscono le fondamenta. Si tratta di una legalità che riconosce diritti universali e principi garantisti, che comporta limiti e controlli a tutti i tipi di potere, pubblici o privati, statali o del mercato. In tempi di crisi, questo principio di legalità viene convertito in mero riflesso dell’insensatezza giuridica oltre che etico-politica. E se la risposta alle proteste che queste misure generano è la repressione, al posto della protezione delle vittime e dei meno privilegiati prende luogo un processo di impotenza politica”, ribadiscono.
Lo scorso 6 giugno si è tenuto un atto di denuncia convocato dall’Osservatorio del Sistema Penale e dei diritti umani dell’Università di Barcellona e del Gruppo di Investigazione sull’Esclusione e il Controllo Sociale. Il tavolo ha visto la presenza di varie persone che avevano subito vere e proprie rappresaglie ed esponenti dell’ambito accademico e giuridico come l’ex pubblico ministero anticorruzione, Fernàndez Villarejo,che segnalò la polemica sul web sorta a seguito della denuncia cittadina al Dipartimento degli Interni, per cui “la procura sta avallando che l’interesse delle investigazioni di polizia sovrastino i diritti delle persone,sembra come se il potere poliziesco
prevalga su quello legislativo e giudiziario”.
Un altro presentatore manifestò che “Ci troviamo di fronte a un programma inaudito, colui che non sta d’accordo con le ragioni del potere è considerato un nemico. Si sta costruendo una fortificazione dello stato penale.”. C’è da ricodare che un alto commissario di polizia si riferì con il termine “nemico” parlando di un gruppo di studenti medi di Valencia che realizzarono una protesta insieme a padri e professori per non disporre di riscaldamento nella scuola durante l’inverno e che subirono una durissima repressione. Nel discorso il presentatore ricordò inoltre gli altri settori stigmatizzati come le lavoratrici sessuali o gli immigrati “irregolari” che sono oggetto di una persecuzione legalizzata che ormai viola i diritti fondamentali che ha l’essere umano.
SULLO SFONDO, LA CRISI ECONOMICA.
L’approfondirsi della repressione e della persecuzione deriva certamente dal substrato della situazione economica e sociale che vive la penisola e che non fa altro che aggravarsi. La Spagna ha registrato un tasso di disoccupazione del 52,1% tra i giovani, mezzo punto più che in Aprile; un tasso di disoccupazione maschile del 24,2%, tre decimi superiore a quella del mese precedente, e un tasso di disoccupazione femminile del 25%, due decimi in più del dato di aprile. A ciò bisogna aggiungere che il PIL spagnolo ha ceduto lo 0,4% nel secondo trimestre, che legato allo 0,3% del primo, fa supporre una caduta dello 0,7% in sei mesi.
Rajoy riceverà 100 milioni di euro, corrispondenti al 10% della ricchezza che si produce in un anno, secondo una linea di credito destinata esclusivamente alle banche.
Il deficit pubblico è già al 70% di quello che si preventivava per tutto l’anno, ed è chiaro che la ricetta in arrivo da Bruxelles sarà di ulteriori misure per la popolazione, taglio delle pensioni e degli ammortizzatori per i disoccupati, con aumento dell’IVA.
Intanto i pensionati si trovano già nella condizione di non poter far fronte al pagamento delle medicine per mancanza di risorse e vengono ridotte perfino le derrate alimentari destinate alle prigioni.
La risposta popolare a questa realtà sta incontrando l’ostruzione ferrea del Partito Popolare.
LE BANCHE BLINDATE
Durante l’ultima riunione della Banca Centrale Europea, Barcellona fu blindata con più di ottomila effettivi dei diversi apparati di sicurezza disseminati per le strade, e a ciò venne inclusa la sospensione del trattato di Shengen, secondo il quale viene decretata la libera circolazione dei cittadini europei. Identificazione negli aeroporti e decine di elicotteri della polizia in volo giorno e notte davano l’immagine di una città militarizzata che strideva fortemente con quella dei turisti a passeggio per la storica zona de La Condal.
L’aspetto forse più preoccupante è stato incontrare diversi corpi militari in vari punti dell’area geografica di Barcellona, che fermavano le persone chiedendo della loro ideologia politica per poi identificarli, addirittura sequestrando letteralmente i telefonini per controllare i messaggi privati.
La protesta di fronte a questi abusi è stata generata dagli appelli nelle reti sociali e nei networks, tramite gli hashtags #HolaDictadura e #CheckPoint, laddove si poteva ubicare quali erano i siti esatti dove venivano effettuati i controlli per evitarli.
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