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Remember Mandela: la storia, la lotta e la surreale narrazione mainstream

E’ morto nella serata di giovedì 5 dicembre, all’età di 95 anni Nelson Mandela, uno dei protagonisti della lotta di liberazione contro la segregazione razziale (apartheid) e più in generale il dominio coloniale delle classi dominanti, legati ai bianchi afrikaaner, in Sudafrica.

Da tempo Mandela si trovava in una condizione di salute definita critica.

Alla notizia della morte di Mandela l’intero SudAfrica si è fermato: scuole e uffici chiusi, nel primo giorno dei docici di lutto nazionale. Il corpo di ‘Madiba’ dovrebbe essere esposto nel municipio di Pretoria per tre giorni.

I funerali di stato si terranno a Qunu il 15 dicembre, per poi trasferire la salma nel villaggio natale di Mandela dove avverrà la sepoltura.

Parole di cordoglio e di omaggio alla figura di Mandela sono arrivate da tutto il mondo. Il Venezuela ha proclamato tre giorni di lutto.

Nonostante i passi avanti e i diritti ottenuti dalla popolazione nera grazie anche alla lotta di Mandela, in Sudafrica oggi le disuguaglianze sociali restano un nodo irrisolto: secondo il South African Institute of Race Relations, il reddito pro capite dei neri sudafricani è ancora sei volte inferiore rispetto a quello dei bianchi, mentre dilaga la corruzione anche all’interno del governo. Non ultimo nei mesi scorsi il paese è stato scosso dalla protesta dei minatori, che chiedevano migliori condizioni lavorative, salariali e di vita in generale. Una protesta che più volte è finita nel sangue con l’intervento repressivo della polizia.

NARRAZIONE VS REALTA’ STORICA – In queste ore, la figura di Mandela viene paragonata a una sorta di”santo” pacifista laico.

La vicenda, storica e politica, di Mandela, è in realtà ben più complessa rispetto alla narrazionemainstream.

Qualche data, e qualche dato: nel 1942  Mandela entra dell’African National Congress e fonda l’associazione giovanile Youth League. Nel 1948 insieme al compagno e avvocato Oliver Tambo costituiscono un ufficio legale per l’assistenza gratuita delle persone prive di qualsiasi tutela giuridica.

Nel 1961 divenne il comandante dell’ala armata Umkhonto we Sizwe dell’ANC (“Lancia della nazione”, o MK), della quale fu co-fondatore. Coordinò la campagna di sabotaggio contro l’esercito e gli obiettivi del governo, ed elaborò piani per una possibile guerriglia per porre fine all’apartheid. Raccolse anche fondi dall’estero per il MK, e dispose campi militari.

A sostenere, la battaglia (anche armata) contro il segregazionismo istituzionale bianco, ci furono diverse realtà della sinistra internazionale dell’epoca: combattenti cubani inviati da L’Avana, angolani dell’MPLA di Agostinho Neto, le milizie armate dell’ African National Congress e dei namibiani della Swapo, per citarne solo alcuni.

Nell’agosto 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana e imprigionato per 5 anni con l’accusa di viaggi illegali all’estero e incitamento allo sciopero.

Durante la sua prigionia, la polizia arrestò importanti capi dell’ANC, l’11 luglio 1963 presso la Liliesleaf Farm, di Rivonia. Mandela fu considerato fra i responsabili, e insieme ad altri fu accusato di sabotaggio e altri crimini equivalenti al tradimento.

Tutti, a eccezione di Rusty Bernstein, furono ritenuti colpevoli e condannati all’ergastolo, il 12 giugno 1964. L’imputazione includeva il coinvolgimento nell’organizzazione di azione armata, in particolare di sabotaggio (del cui reato Mandela si dichiarò colpevole) e la cospirazione per aver cercato di aiutare gli altri Paesi a invadere il Sudafrica (reato del quale Mandela si dichiarò invece non colpevole).

Dalla prigione, Mandela riuscì a spedire un manifesto all’ANC, pubblicato il 15 giugno 1980. Il testo recitava:

“Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!”

Rifiutando un’offerta di libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata (febbraio 1985), Mandela rimase in prigione fino al febbraio del 1990, quando uscì dalla prigione di Robben Island, dove 24 anni di carcere.

Mandela otterrà nel 1993 il Nobel per la pace e diventerà poi il primo presidente africano eletto in Sud Africa, nel 1994.

Con quali strumenti condusse condusse la lotta contro l’apartheid Mandela? E quali sono i tratti salienti della sua traiettoria politica? Ascolta la trasmissione con professoressa Cristiana Fiamingo, docente di storia e istituzioni dell’Africa alla facoltà di scienze politiche della Statale di Milano, e Antonio Moscato, già docente di storia dei paesi afroasiatici all’Università di Lecce.


Ma Mandela concepiva la lotta contro l’apartheid anche come emancipazione sociale della popolazione nera o solo come raggiungimento formale della parità di diritti civili? L’abbiamo chiesto al giornalista del Manifesto e africanista Stefano Liberti

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