Scontri a Tunisi. Ancora faccia a faccia.
Da queste e tante altre rivendicazioni di lotta ha preso le mosse un corteo autonomo che intorno alle 12h ha raggiunto il centro città, l’avenue Bourguiba. “Il popolo vuole una nuova rivoluzione!”, “Ministero degli Interni terrorista”, “E’ la nuova rivoluzione!”, gli slogan lanciati dalla prima fila e poi ripresi dal resto dei manifestanti. Davanti a tutti giovani e giovanissimi militanti e proletari con bandiere rosse e il simbolo del divieto di inversione al centro, e poi ancora disoccupati, precari, operai, mediattivisti e militanti dei consigli di quartiere per la protezione della rivoluzione. Non si torna indietro in Tunisia e il movimento l’ha confermato anche oggi resistendo alle cariche, ai gas lacrimogeni e ai caroselli dei blindati della polizia lanciati a tutti forza in direzione dei manifestanti.
Ore e ore di scontri dal centro ai quartieri popolari, mentre un’altro corteo, autorizzato dal ministero degli interni, blindato dal servizio d’ordine e polizia portava 2000 manifestanti sulla lunga Avenue Mohamed V. Si tratta dell’iniziativa lanciata dal sindacato UGTT con lo slogan “Fedeli all’anima dei martiri e per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione” che ha visto tra le altre burocrazie, anche la partecipazione di personaggi di spicco del partito islamista Ennahda e anche ministri del primo governo Ghannouchi, caduto grazie alla forza del sit-in di massa della Kasbah.
Intanto la celere riusciva a respingere i manifestanti dell’altro corteo fuori dal centro, e a quel punto inizia a circolare la notizia che il ministro della giustizia è stato dimesso dal presidente Essebsi. Il vecchio ministro era al centro di grandi polemiche lanciate dagli avvocati che in mattinata si erano riuniti sotto il ministero per protestare a favore dell’autonomia della giustizia e contro la corruzione che secondo i partecipanti al sit-in si annida ancora dentro gli uffici del palazzo.
Il governo di transizione cede in parte ai manifestanti facendo forse finta di non udire l’altro nome più volte ripetuto negli slogan delle iniziative di lotta di oggi, ovvero il nome dell’attuale ministro degli interni responsabile della repressione che da mesi attanaglia il movimento. Ma forse la notizia che sta circolando in rete in questi minuti potrà far accelerare o rivoltare ancora gli eventi: durante la mattinata infatti si era parlato di un ragazzo morto, suicidatosi nei pressi dell’avenue. Questa almeno la versione fornita da alcune radio private. Ma a porre seri dubbi su questa versione arriva un video che mostra il cadavere del ragazzo con un foro insanguinato sulla nuca, una ferita che a chi gli aveva prestato il primo soccorso fa esclamare a gran voce “un proiettile, è stato un proiettile”.
Anche questo doloroso evento entra a far parte delle inchieste per la verità e la giustizia portate avanti dal movimento che con la grande giornata di lotta di oggi torna faccia a faccia con il regime, con gli occhi carichi di rabbia.
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