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Scontri a Tunisi, mentre la reazione fa un passo avanti

Passamontagna, manganelli, motociclette, gas lacrimogeno a volontà, e il fucile come sempre puntato a grado zero, celere, pugni e calci, e l’Avenue Bourguiba torna in pochi minuti la strada delle mattanze dei giorni di gennaio quando Ben Ali ordinava le fucilate contro i  manifestanti. A seguito delle dichiarazioni dell’ex-Ministro degli Interni Rajhi, filmato “a sua insaputa” mentre asseriva l’esistenza di un prossimo colpo di stato da parte dell’esercito, la tensione è alta, altissima in Tunisia. Ieri nel centro di Tunisi si stava radunando una manifestazione carica di collera: “vogliamo la nuova rivoluzione”, “governo degage!”. Moltissimi giovani manifestanti tornavano così a rilanciare slogan e pratiche di lotta che avevano messo in fuga il vecchio tiranno e che da due giorni hanno acquistato più forza puntando direttamente contro l’establishment del governo di transizione e le alte gerarchie dell’esercito. Le dichiarazioni di Rajhi non hanno fatto altro che confermare, all’incirca punto per punto, tutte le preoccupazioni, o meglio le denunce pubbliche che il movimento rivoluzionario va facendo da tempo e per cui continua a battersi per le strade, nelle scuole ed università, con scioperi e cortei. Il regime, quello vecchio, c’è ancora! E l’ennesima prova è stata la violenza con cui la repressione si è scatenata ieri nel centro di Tunisi: pestaggi contro tutti, anche passanti e senza pietà sui giornalisti tunisini ed internazionali. Un giornalista de La Presse (NB: gazzetta ufficiale del vecchio regime e organo di stampa dell’attuale governo) è stato inseguito dalla strada fin dentro l’ufficio del giornale da agenti in borghese che poi non hanno esitato a pestarlo davanti la redazione stessa. Intanto per le vie laterali la polizia prendeva di mira soprattutto le donne e le ragazze (poco importa se manifestanti o passanti) aggredendole selvaggiamente.
Sta volta oltre al solito armamentario mortale dell’epoca della repressione benalista c’erano anche i cani e tutti hanno notato che la maggior parte dei poliziotti sia celerini che altre squadre avevano il volto coperto. Gli scontri sono andati avanti per tutto il pomeriggio, compresi i tiri d’arma da fuoco della polizia, mentre nel resto del paese le piazze di molte città entravano in agitazione portando in strada moltissimi manifestanti al grido di “dégage”. Nella notte sono stati incendiati diversi posti di polizia e commissariati, e cortei spontanei hanno attraversato diverse località spinti dalla collera soprattutto di giovani e giovanissimi proletari.
In queste ore, mentre scriviamo, sono ricominciati gli scontri tra la piazza rivoluzionaria di Tunisi e la polizia. Sembra che i manifestanti volessero raggiungere il ministero degli interni quando un dispiegamento ingente di poliziotti ha dapprima bloccato la strada e poi caricato, tentando di liberare il viale. Voci (non confermate per ora) parlano di spari nella zona dove gli scontri si sono fatti più intensi. Si tratta di una piazza prossima all’avenue dove sembra che gran parte dei manifestanti sono riusciti a radunarsi dopo le prime violente cariche.
La tensione sembra essere tornata anche tra i corpi di polizia e l’esercito. In questi momenti in cui ancora è difficile riuscire a tirare le somme della giornata possiamo solo registrare che con i moti degli ultimi due giorni per la prima volta l’esercito, le sue alte gerarchie, hanno iniziato a divenire il bersaglio dei “degage” della piazza, insieme al governo di transizione. Come reagiranno a questa situazione i soldati semplici e le basse sfere militari che solo fino a pochi giorni fa erano quanto meno rispettati dal popolo per il ruolo neutrale e poi a protezione della popolazione civile durante le giornate di repressione ordinate da Ben Ali? Intanto poche ore fa il primo episodio di censura politica in rete dal 14 gennaio: visitando l’account facebook di un noto oppositore adesso si legge “Cette page web a été filtrée en application d’une réquisition émanant du Juge d’instruction auprès du Tribunal Militaire Permanent de Tunis, Agence Tunisienne d’Internet – © 2011”. Al di là del chiederci a cosa serva il copyright in una comunicazione pubblica di questo tipo, l’evento è decisamente grave e si aggiunge ai pestaggi dei giornalisti avvenuti durante gli scontri di ieri. Mentre la piazza torna a sollevarsi per andare fino infondo con gli obiettivi della rivoluzione, per distruggere ciò che rimane del vecchio regime e l’RCD, cosa sta avvenendo nei palazzi delle istituzioni? I recenti eventi sembrano alludere ad un accelerazione della reazione e a questo punto solo la collera potrà rendere tutto più chiaro.

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