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Scozia, il 18 settembre il referendum sull’indipendenza

Sono delle ultime ore le esplicite minacce di grandi banche come Royal Bank of Scotland, salvata pochi anni fa dal crack grazie ai soldi pubblici, di trasferire la sede legale in Inghilterra, oggi – giovedì 11 settembre – la voce della City, il Financial Times, e lo Scotsman, principale giornale di Edimubrgo, hanno dato il loro appoggio esplicito al no all’indipendenza. Proprio sullo Scotsman, fondato a Edimburgo nel lontano 1817 sull’editoriale  si legge che la Scozia e’ potuta diventare un Paese ‘ricco, pacifico e affermato solo come parte del Regno Unito’. E ancora: “una piccola nazione avrebbe molte meno possibilita’ di prosperare nell’era della globalizzazione’, ricordando come Islanda e Irlanda ‘siano state molto piu’ esposti alla crisi finanziaria”. Da ultimo anche l’Ukip, il partito “euroscettico” e xenofobo. Per il leader Nicole Frage,  “se gli scozzesi la prossima settimana voteranno per il ‘sì’ nel referendum non otterranno l’indipendenza. ”Piuttosto stanno votando per essere governati da Bruxelles. E’ una campagna antinglese”.

Gli ultimi sondaggi danno però testa a testa i no e i sì all’indipendenza. Per ottenere consensi anche a sinistra, oggi il premier Salmond dello Scottish national party, di vaga ispirazione socialdemocratica, ha annunciato che “in caso di indipendenza Edimburgo parteciperà solo ad azioni militari autorizzate dall’Onu secondo il diritto internazionale”. Salmond ha poi aggiunto che “il futuro Stato indipendente rispetterà la legge internazionale a differenza di quello che accadde quando la Gran Bretagna appoggiò la guerra in Iraq nel 2003 a seguito delle bugie di Blair”.

Il commento di Nicola Melloni, ricercatore a Oxford di Economia politica internazionale e che sta seguendo da vicino la vicenda del referendum scozzese.

da Radio Onda d’Urto

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