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SI STACCA GHIACCIAIO DELL’HIMALAYA, 18 MORTI E 200 DISPERSI

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Questa domenica, 7 febbraio 2021, un costone del ghiacciaio dell’Himalaya si è staccato precipitando in una gola dello stato settentrionale indiano dell’Uttarakhand.

L’enorme massa d’acqua che si è sollevata in pochi secondi dai fiumi della zona, insieme a rocce e detriti, ha travolto una diga, due centrali elettriche, ponti e strade. Si rischia una strage, sopprattutto dei lavoratori che stavano lavorando nelle centrali: i morti accertati sono al momento 18, con i corpi recuperati dai soccorritori, 200 i dispersi. Alcuni sono rimasti intrappolati in due gallerie sommerse dall’acqua, dal fango e dai detriti. Ancora in corso ricerche e soccorsi.

Con noi Riccardo Scotti, glaciologo e responsabile del servizio glaciologico lombardo. 

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La causa esatta del disastro rimane ancora incerta e in queste ore gli scienziati hanno raggiunto l’area. Oltre agli effetti del cambiamento climatico, gli attivisti locali hanno denunciato le numerose costruzioni di dighe e infrastrutture idroelettriche lungo i fiumi e le montagne dell’Uttarakhand, che sostengono stiano destabilizzando la fragile regione dell’Himalaya dal punto di vista ecologico e provocando eventi meteorologici più estremi. Nell’area ci sono 550 dighe e impianti idroelettrici, un altro centinaio sono in costruzione. «Questo disastro richiede ancora una volta un serio esame della frenesia della costruzione di dighe idroelettriche in questa regione eco-sensibile», ha detto Ranjan Panda, un volontario del Combat Climate Change Network che si occupa di questioni relative all’acqua, all’ambiente e al cambiamento climatico.

Nel giungo del 2013 ci furono almeno 6 mila morti nello stesso stato indiano dell’Uttarakhand a causa di quello che venne soprannominato ‘tsunami himalayano’: violenti monsoni che provocarono frane e inondazioni, spazzando via interi villaggi, strade ponti. Tra i morti molti fedeli indù in pellegrinaggio alla sorgente del Gange.

Da Radio Onda d’Urto

 

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