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Siria: Assad adotta linea morbida ma polizia spara e uccide

di Martina Iannizzotto per Nena News

Damasco «Il venerdì gli arabi si arrabbiano e protestano, il giovedì i presidenti concedono le riforme» scrive su twitter Wassim Tarif, direttore esecutivo di INAN, associazione per la difesa dei diritti umani siriana, uno degli attivisti che nelle ultime tre settimane di proteste in Siria ha denunciato le violenze e gli arresti arbitrari senza paura, con il proprio nome e cognome. Questa sintesi si applica in maniera esemplare alla settimana trascorsa in Siria dallo scorso venerdi’ ed in previsione di un nuovo venerdi’. Oggi sono esplose nuove proteste. A Deraa, secondo fonti locali, sono stati uccisi17 manifestanti ma il bilancio attende una conferma. Feriti a Homs e in altre localita’.

Dopo il «venerdì dei martiri», che pur senza vedere la partecipazione delle folle, ha visto scendere in piazza migliaia di persone in varie località del paese in manifestazioni di protesta senza precedenti, il presidente Bashar Assad ha promesso concessioni e riforme, e condotto una serie di incontri con i principali esponenti delle varie comunità religiose ed etniche.

Lunedì ha incaricato l’ex-ministro dell’agricoltura, Adel Safar, di formare un nuovo governo. Anche se esponente del Baath e dunque non rappresenta un vero segnale di rinnovamento, il nuovo primo ministro proviene dal sud del paese e la sua nomina viene letta come una segnale di avvicinamento verso le richieste dell’area meridionale, dove si sono concentrate molte della proteste delle scorse settimane.

Il giorno seguente ha nominato un nuovo governatore di Daraa, la cittadina al confine con la Giordania teatro delle manifestazioni anti-Assad più imponenti, ma la nuova nomina non sembra aver placato il malcontento nel centro abitato, dove i negozi continuano ad essere chiusi in segno di sciopero.

Il presidente anche lancia segnali di disponibilità agli islamisti sunniti, soggetti alle sanguinose repressioni degli anni ’80 e che lo hanno criticato sostenendo (lo ha fatto in particolare lo sceicco jihadista Abu Basir al Tartusi) che le forze di sicurezza del «regime alawita» (la setta di origine sciita alla quale appartengono la famiglia Assad e molti esponenti del regime), hanno «massacrato i musulmani sunniti» nei giorni scorsi. Mercoledì con decreto presidenziale stata annunciata la revoca di un provvedimento dello scorso luglio che proibiva alle insegnanti con il niqab, il velo integrale, di fare lezione, in conseguenza del quale 1,200 maestre e professoresse completamente velate erano state trasferite a svolgere mansioni amministrative.  In più è stato chiuso l’unico casinò del paese aperto lo scorso capodanno – tra le condanne durissime dei religiosi – ufficialmente perché vi si praticavano «attività illegali». Misure che hanno il chiaro intento di compiacere il fronte dei sunniti conservatori, anche a costo di «ammorbidire» il secolarismo del regime del Baath. Bashar, peraltro, in un incontro con l’imam Said Ramadan ha concesso la possibilità della creazione di un canale televisivo islamico e di fondare un partito islamico moderato sul modello dall’AKP turco.

Ancora, giovedì, sempre con un decreto presidenziale, è stato rimosso il governatore di Homs, città dove durante le manifestazioni dello scorso venerdì quattro persone, tra cui una bambina, erano state uccise. Ma la misura più significativa riguarda la concessione della cittadinanza a circa 150.000 cittadini curdi che vivono nel nord est del paese, privati come risultato del censimento del 1962 della cittadinanza siriana (apolidi) e dunque dell’accesso a servizi e della possibilita’ di lavorare nella pubblica amministrazione. Proteste dei cittadini curdi nel 2004 erano state represse violentemente causando 25 vittime. Di solito  rivendicativi, i curdi siriani non sono stati protagonisti delle rivolte delle ultime tre settimane anche se lo scorso venerdì si è tenuta una manifestazione a Qamishli, “capitale” dell’area del paese popolata da curdi. Allo stesso tempo sono state sospese le partite della Lega Calcio siriana per paura che i raggruppamenti di tifosi si trasformassero in manifestazioni anti-governative.

Oltre alle grandi riforme, piccoli segnali di cambiamento riguardano la quotidiana amministrazione.  Sembra che dopo le proteste il governo abbia dato una sorta di «amnistia burocratica» e che gli uffici pubblici abbiano avuto istruzione di essere più celeri ed efficienti. Persino i vigili urbani sembrano astenersi dal fare le multe. «Un mio amico – raccontain forma anonima un cittadino europeo che vive da alcuni anni a Damasco – stava aspettando da quattro anni un permesso del servizio di sicurezza (mokhabarat) per aprire un attività commerciale e l’ha ottenuto in questi giorni». Anche la catena di abbigliamento spagnola “Zara”, prosegue il cittadino europeo, «ha aperto un negozio a Damasco in questi giorni dopo che il padrone per anni non aveva ottenuto il permesso. Alcuni dicono che lo ha fatto senza permesso sfruttando il momento, altri che è stato grazie all’aiuto di Makhlouf, cugino del presidente, proprietario della compagnia telefonica Syriatel, della catena Duty Free Shops e di molto altro, nonchè partner al 50% di Zara».

Regna una  «calma tesa».  La vita scorre normalmente nella maggior parte del paese, ma la popolazione è preoccupata. L’economia ha mostrato i primi segni dei disordini di questi giorni, con un calo dei consumi, il peggioramento del tasso di cambio lire siriane/dollaro e l’aumento del prezzo dell’oro.  «Da giorni è impossibile trovare dollari nel mercato. Oggi sono stato in banca e mi hanno dato banconote di piccolo taglio perchè quelle di grande taglio erano finite. Tutti si stanno precipitando a ritirare i propri risparmi dalle banche. Anche io mi sto sbrigando a fare i miei ultimi pagamenti nella moneta locale perchè se scoppia la situazione la lira siriana precipiterà», prevede Tarek, un piccolo imprenditore turistico. In attesa di domani, venerdì, forse di nuove proteste.

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