InfoAut
Immagine di copertina per il post

Siria: l’alleanza strumentale tra curdi siriani e Assad

Fin dai primi mesi della rivolta siriana contro il Governo di Bashar al Assad è risultato evidente il ruolo centrale che sarebbe stato ricoperto dalla componente curda all’interno della Siria. La capacità di mantenere un significativo controllo territoriale nonostante gli attacchi incrociati di milizie ribelli, Governo ed altre entità internazionali, come la Turchia, ha dimostrato che la variabile curda avrebbe avuto un peso sostanziale nel determinare le sorti della guerra in atto. Ad oggi, dopo gli attacchi turchi alle postazioni delle milizie curde nel nord della Siria, appare fondamentale analizzare le scelte del PYD (Partito dell’Unione Democratica) e dei gruppi militari facenti riferimento al partito curdo per provare a comprendere la possibile evoluzione della situazione nell’area.

Se, inizialmente, il posizionamento dei curdi-siriani poteva essere assimilato a quello di altre milizie ribelli ed alleanze erano state strette sia con parti dell’Esercito Libero Siriano (ESL) sia con alcuni gruppi minori, il rafforzamento dei gruppi islamisti come Jabhat al Nusra e lo Stato Islamico, oltre alle irrisolte problematiche con Ankara, hanno indotto un avvicinamento al Governo. Evidenze empiriche di questa vicinanza possono essere considerate le dichiarazioni di Assad che, negli ultimi mesi dello scorso anno, ha più volte affrontato la questione del destino del nord della Siria e la propria alleanza con le forze curde. L’apertura verso una possibile autonomia, all’interno dei confini di uno stato nazionale che mantenesse la propria integrità, e l’aver ammesso l’armamento delle milizie YPG in funzione anti-IS sono stati, in tale contesto, passaggi estremamente significativi sia per il mantenimento delle attuali relazioni sia per la costruzione delle premesse della futura Siria. Allo stesso modo, le dichiarazioni del Ministro russo Sergej Viktorovic Lavrov, secondo le quali Mosca si sarebbe impegnata al sostegno delle milizie curde previa approvazione e mediazione del Governo siriano, sembrano dipingere un quadro di solida alleanza tra le due forze.

La realtà, però, potrebbe essere ben più articolata di come appare e la geometria variabile delle forze in campo e delle relazioni tra di esse, restituisce un’immagine meno lineare e altamente differenziata a seconda del contesto territoriale e delle fasi belliche. La dichiarazione che, probabilmente, meglio descrive la strategia messa in campo dalle forze curde siriane è quella rilasciata ad agosto 2014 da Redur Khalil, portavoce delle YPG durante gli scontri ad Hasakah. Il comandante curdo, infatti, per spiegare la presenza di forze governative nell’azione di contenimento e respingimento dello Stato Islamico, dichiarò che l’YPG avrebbe collaborato con chiunque per espellere gli estremisti dalle proprie aree nel nord-est della Siria. Per quanto datata, questa affermazione ci permette di leggere sotto una diversa luce molte delle alleanze e delle scelte strategiche fatte negli anni dai curdi siriani.

Nonostante sul campo di battaglia ci sia stata, in molte occasioni, una convergenza nelle azioni di curdi-siriani e Governo centrale, come nel caso dell’avanzata su Aleppo, gli obiettivi paralleli ed, a volte, confliggenti, dei soggetti coinvolti, hanno determinato diverse strategie di intervento e scontri, anche armati, tra le due parti. E’ di fine gennaio, ad esempio, la notizia del bombardamento da parte delle forze YPG di un blocco di sicurezza delle forze fedeli al presidente Assad ad Aleppo in risposta ad attacchi aerei del Governo che hanno colpito il quartiere curdo di Sheikh Maqsoud ad Aleppo.

Anche da parte del Governo, però, la posizione assunta rispetto alla questione curda risulta ambigua. Nonostante le numerose aperture nei confronti della forza che maggiormente è riuscita a contrastare l’avanzata delle compagini jihadiste nei territori di sua competenza, le dichiarazioni rilasciate da Sharif Shahada, membro del Governo Assad durante una sua visita ad Erbil a fine dicembre, sembrano indicare che all’alleanza strategica sul campo di battaglia non corrisponderebbe una politica comune per la costruzione della futura Siria. Interrogato sui rapporti tra Damasco e le forze curde, Shahada avrebbe, infatti, affermato che alle forze politiche di PYD siriano e PKK turco (Partito curdo dei lavoratori) non verrà concessa agibilità nel Paese qualora si dovesse raggiungere un nuovo equilibrio e la pace. Secondo il Ministro, infatti, la collaborazione bellica tra le diverse forze non significherebbe né la rinuncia all’integrità territoriale a favore di uno Stato curdo né la cessione delle prerogative proprie del Governo centrale ad altre realtà territoriali. Se da un lato, dunque, le scelte di Damasco appaiono motivate dalla volontà di decentrare la difesa territoriale, delegando ad altre forze, territorialmente ben radicate, l’opera di contenimento delle forze islamiste, dall’altro il Governo non intende perdere il proprio controllo esclusivo sulle operazioni e sulle possibili evoluzioni della questione.

Per quanto riguarda le forze curde, invece, le scelte strategiche sul campo e le alleanze strette sembrano dipendere sia da condizioni contingenti sia da progettualità di più lungo periodo. Nella situazione attuale, i curdi siriani mantengono il controllo di un area priva di continuità territoriale, stretta tra le forze dello Stato Islamico e dell’esercito turco e, in molti frangenti, a causa della chiusura sia del confine turco sia del confine iracheno, privata di canali di esodo per i profughi e di ingresso per merci, armi e persone. In questa condizione, l’alleanza con il Governo centrale risulta funzionale per il rafforzamento del fronte di difesa. Nel lungo periodo, invece, le scelte del PYD continuano a sembrare guidate dalla volontà di porsi come forza legittima all’interno del futuro panorama siriano sia grazie alle vittorie conquistate sul campo sia, soprattutto, grazie all’amministrazione efficace dei territori sotto il proprio controllo.

Se la guerra dovesse finire e il nemico comune dovesse essere sconfitto, le differenze potrebbero riaffiorare con forza, aprendo ad una difficile fase di trattativa che potrebbe non limitarsi all’ambito politico, sfociando, infine, in quello militare.

Francesca La Bella

da Nena News

Fin dai primi mesi della rivolta siriana contro il Governo di Bashar al Assad è risultato evidente il ruolo centrale che sarebbe stato ricoperto dalla componente curda all’interno della Siria. La capacità di mantenere un significativo controllo territoriale nonostante gli attacchi incrociati di milizie ribelli, Governo ed altre entità internazionali, come la Turchia, ha dimostrato che la variabile curda avrebbe avuto un peso sostanziale nel determinare le sorti della guerra in atto. Ad oggi, dopo gli attacchi turchi alle postazioni delle milizie curde nel nord della Siria, appare fondamentale analizzare le scelte del PYD (Partito dell’Unione Democratica) e dei gruppi militari facenti riferimento al partito curdo per provare a comprendere la possibile evoluzione della situazione nell’area.

Se, inizialmente, il posizionamento dei curdi-siriani poteva essere assimilato a quello di altre milizie ribelli ed alleanze erano state strette sia con parti dell’Esercito Libero Siriano (ESL) sia con alcuni gruppi minori, il rafforzamento dei gruppi islamisti come Jabhat al Nusra e lo Stato Islamico, oltre alle irrisolte problematiche con Ankara, hanno indotto un avvicinamento al Governo. Evidenze empiriche di questa vicinanza possono essere considerate le dichiarazioni di Assad che, negli ultimi mesi dello scorso anno, ha più volte affrontato la questione del destino del nord della Siria e la propria alleanza con le forze curde. L’apertura verso una possibile autonomia, all’interno dei confini di uno stato nazionale che mantenesse la propria integrità, e l’aver ammesso l’armamento delle milizie YPG in funzione anti-IS sono stati, in tale contesto, passaggi estremamente significativi sia per il mantenimento delle attuali relazioni sia per la costruzione delle premesse della futura Siria. Allo stesso modo, le dichiarazioni del Ministro russo Sergej Viktorovic Lavrov, secondo le quali Mosca si sarebbe impegnata al sostegno delle milizie curde previa approvazione e mediazione del Governo siriano, sembrano dipingere un quadro di solida alleanza tra le due forze.

La realtà, però, potrebbe essere ben più articolata di come appare e la geometria variabile delle forze in campo e delle relazioni tra di esse, restituisce un’immagine meno lineare e altamente differenziata a seconda del contesto territoriale e delle fasi belliche. La dichiarazione che, probabilmente, meglio descrive la strategia messa in campo dalle forze curde siriane è quella rilasciata ad agosto 2014 da Redur Khalil, portavoce delle YPG durante gli scontri ad Hasakah. Il comandante curdo, infatti, per spiegare la presenza di forze governative nell’azione di contenimento e respingimento dello Stato Islamico, dichiarò che l’YPG avrebbe collaborato con chiunque per espellere gli estremisti dalle proprie aree nel nord-est della Siria. Per quanto datata, questa affermazione ci permette di leggere sotto una diversa luce molte delle alleanze e delle scelte strategiche fatte negli anni dai curdi siriani.

Nonostante sul campo di battaglia ci sia stata, in molte occasioni, una convergenza nelle azioni di curdi-siriani e Governo centrale, come nel caso dell’avanzata su Aleppo, gli obiettivi paralleli ed, a volte, confliggenti, dei soggetti coinvolti, hanno determinato diverse strategie di intervento e scontri, anche armati, tra le due parti. E’ di fine gennaio, ad esempio, la notizia del bombardamento da parte delle forze YPG di un blocco di sicurezza delle forze fedeli al presidente Assad ad Aleppo in risposta ad attacchi aerei del Governo che hanno colpito il quartiere curdo di Sheikh Maqsoud ad Aleppo.

Anche da parte del Governo, però, la posizione assunta rispetto alla questione curda risulta ambigua. Nonostante le numerose aperture nei confronti della forza che maggiormente è riuscita a contrastare l’avanzata delle compagini jihadiste nei territori di sua competenza, le dichiarazioni rilasciate da Sharif Shahada, membro del Governo Assad durante una sua visita ad Erbil a fine dicembre, sembrano indicare che all’alleanza strategica sul campo di battaglia non corrisponderebbe una politica comune per la costruzione della futura Siria. Interrogato sui rapporti tra Damasco e le forze curde, Shahada avrebbe, infatti, affermato che alle forze politiche di PYD siriano e PKK turco (Partito curdo dei lavoratori) non verrà concessa agibilità nel Paese qualora si dovesse raggiungere un nuovo equilibrio e la pace. Secondo il Ministro, infatti, la collaborazione bellica tra le diverse forze non significherebbe né la rinuncia all’integrità territoriale a favore di uno Stato curdo né la cessione delle prerogative proprie del Governo centrale ad altre realtà territoriali. Se da un lato, dunque, le scelte di Damasco appaiono motivate dalla volontà di decentrare la difesa territoriale, delegando ad altre forze, territorialmente ben radicate, l’opera di contenimento delle forze islamiste, dall’altro il Governo non intende perdere il proprio controllo esclusivo sulle operazioni e sulle possibili evoluzioni della questione.

Per quanto riguarda le forze curde, invece, le scelte strategiche sul campo e le alleanze strette sembrano dipendere sia da condizioni contingenti sia da progettualità di più lungo periodo. Nella situazione attuale, i curdi siriani mantengono il controllo di un area priva di continuità territoriale, stretta tra le forze dello Stato Islamico e dell’esercito turco e, in molti frangenti, a causa della chiusura sia del confine turco sia del confine iracheno, privata di canali di esodo per i profughi e di ingresso per merci, armi e persone. In questa condizione, l’alleanza con il Governo centrale risulta funzionale per il rafforzamento del fronte di difesa. Nel lungo periodo, invece, le scelte del PYD continuano a sembrare guidate dalla volontà di porsi come forza legittima all’interno del futuro panorama siriano sia grazie alle vittorie conquistate sul campo sia, soprattutto, grazie all’amministrazione efficace dei territori sotto il proprio controllo.

Se la guerra dovesse finire e il nemico comune dovesse essere sconfitto, le differenze potrebbero riaffiorare con forza, aprendo ad una difficile fase di trattativa che potrebbe non limitarsi all’ambito politico, sfociando, infine, in quello militare.

Fin dai primi mesi della rivolta siriana contro il Governo di Bashar al Assad è risultato evidente il ruolo centrale che sarebbe stato ricoperto dalla componente curda all’interno della Siria. La capacità di mantenere un significativo controllo territoriale nonostante gli attacchi incrociati di milizie ribelli, Governo ed altre entità internazionali, come la Turchia, ha dimostrato che la variabile curda avrebbe avuto un peso sostanziale nel determinare le sorti della guerra in atto. Ad oggi, dopo gli attacchi turchi alle postazioni delle milizie curde nel nord della Siria, appare fondamentale analizzare le scelte del PYD (Partito dell’Unione Democratica) e dei gruppi militari facenti riferimento al partito curdo per provare a comprendere la possibile evoluzione della situazione nell’area.

Se, inizialmente, il posizionamento dei curdi-siriani poteva essere assimilato a quello di altre milizie ribelli ed alleanze erano state strette sia con parti dell’Esercito Libero Siriano (ESL) sia con alcuni gruppi minori, il rafforzamento dei gruppi islamisti come Jabhat al Nusra e lo Stato Islamico, oltre alle irrisolte problematiche con Ankara, hanno indotto un avvicinamento al Governo. Evidenze empiriche di questa vicinanza possono essere considerate le dichiarazioni di Assad che, negli ultimi mesi dello scorso anno, ha più volte affrontato la questione del destino del nord della Siria e la propria alleanza con le forze curde. L’apertura verso una possibile autonomia, all’interno dei confini di uno stato nazionale che mantenesse la propria integrità, e l’aver ammesso l’armamento delle milizie YPG in funzione anti-IS sono stati, in tale contesto, passaggi estremamente significativi sia per il mantenimento delle attuali relazioni sia per la costruzione delle premesse della futura Siria. Allo stesso modo, le dichiarazioni del Ministro russo Sergej Viktorovic Lavrov, secondo le quali Mosca si sarebbe impegnata al sostegno delle milizie curde previa approvazione e mediazione del Governo siriano, sembrano dipingere un quadro di solida alleanza tra le due forze.

La realtà, però, potrebbe essere ben più articolata di come appare e la geometria variabile delle forze in campo e delle relazioni tra di esse, restituisce un’immagine meno lineare e altamente differenziata a seconda del contesto territoriale e delle fasi belliche. La dichiarazione che, probabilmente, meglio descrive la strategia messa in campo dalle forze curde siriane è quella rilasciata ad agosto 2014 da Redur Khalil, portavoce delle YPG durante gli scontri ad Hasakah. Il comandante curdo, infatti, per spiegare la presenza di forze governative nell’azione di contenimento e respingimento dello Stato Islamico, dichiarò che l’YPG avrebbe collaborato con chiunque per espellere gli estremisti dalle proprie aree nel nord-est della Siria. Per quanto datata, questa affermazione ci permette di leggere sotto una diversa luce molte delle alleanze e delle scelte strategiche fatte negli anni dai curdi siriani.

Nonostante sul campo di battaglia ci sia stata, in molte occasioni, una convergenza nelle azioni di curdi-siriani e Governo centrale, come nel caso dell’avanzata su Aleppo, gli obiettivi paralleli ed, a volte, confliggenti, dei soggetti coinvolti, hanno determinato diverse strategie di intervento e scontri, anche armati, tra le due parti. E’ di fine gennaio, ad esempio, la notizia del bombardamento da parte delle forze YPG di un blocco di sicurezza delle forze fedeli al presidente Assad ad Aleppo in risposta ad attacchi aerei del Governo che hanno colpito il quartiere curdo di Sheikh Maqsoud ad Aleppo.

Anche da parte del Governo, però, la posizione assunta rispetto alla questione curda risulta ambigua. Nonostante le numerose aperture nei confronti della forza che maggiormente è riuscita a contrastare l’avanzata delle compagini jihadiste nei territori di sua competenza, le dichiarazioni rilasciate da Sharif Shahada, membro del Governo Assad durante una sua visita ad Erbil a fine dicembre, sembrano indicare che all’alleanza strategica sul campo di battaglia non corrisponderebbe una politica comune per la costruzione della futura Siria. Interrogato sui rapporti tra Damasco e le forze curde, Shahada avrebbe, infatti, affermato che alle forze politiche di PYD siriano e PKK turco (Partito curdo dei lavoratori) non verrà concessa agibilità nel Paese qualora si dovesse raggiungere un nuovo equilibrio e la pace. Secondo il Ministro, infatti, la collaborazione bellica tra le diverse forze non significherebbe né la rinuncia all’integrità territoriale a favore di uno Stato curdo né la cessione delle prerogative proprie del Governo centrale ad altre realtà territoriali. Se da un lato, dunque, le scelte di Damasco appaiono motivate dalla volontà di decentrare la difesa territoriale, delegando ad altre forze, territorialmente ben radicate, l’opera di contenimento delle forze islamiste, dall’altro il Governo non intende perdere il proprio controllo esclusivo sulle operazioni e sulle possibili evoluzioni della questione.

Per quanto riguarda le forze curde, invece, le scelte strategiche sul campo e le alleanze strette sembrano dipendere sia da condizioni contingenti sia da progettualità di più lungo periodo. Nella situazione attuale, i curdi siriani mantengono il controllo di un area priva di continuità territoriale, stretta tra le forze dello Stato Islamico e dell’esercito turco e, in molti frangenti, a causa della chiusura sia del confine turco sia del confine iracheno, privata di canali di esodo per i profughi e di ingresso per merci, armi e persone. In questa condizione, l’alleanza con il Governo centrale risulta funzionale per il rafforzamento del fronte di difesa. Nel lungo periodo, invece, le scelte del PYD continuano a sembrare guidate dalla volontà di porsi come forza legittima all’interno del futuro panorama siriano sia grazie alle vittorie conquistate sul campo sia, soprattutto, grazie all’amministrazione efficace dei territori sotto il proprio controllo.

Se la guerra dovesse finire e il nemico comune dovesse essere sconfitto, le differenze potrebbero riaffiorare con forza, aprendo ad una difficile fase di trattativa che potrebbe non limitarsi all’ambito politico, sfociando, infine, in quello militare.

– See more at: http://nena-news.it/siria-lalleanza-strumentale-tra-curdi-siriani-e-assad/#sthash.w8wZpUmW.dpuf

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

assadcurdisiriaturchia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Jenin sotto attacco israeliano: 6 morti e 35 feriti

Il Ministero ha spiegato in una breve dichiarazione che sei persone sono state uccise e altre 33 sono state ferite e sono state trasportate negli ospedali Ibn Sina, Al-Amal e Al-Shifa. È probabile che il bilancio delle vittime aumenti con l’aggressione israeliana. Jenin. Sei palestinesi sono stati uccisi e altri 35 sono rimasti feriti durante […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Somalia, Sudan, Algeria… ed il ritorno di Trump

Da Radio Africa: prima puntata del 2025, lunedì 20 gennaio 2025, per l’approfondimento quindicinale dedicato all’Africa sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, dentro la Cassetta degli Attrezzi. In questi 30 minuti ci occuperemo di diversi Paesi africani, da nord a sud. Partiremo dalla Somalia e da Mogadiscio (in foto) in particolare, al centro del reportage sul campo della rivista Africa, con la storia […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Usa: Leonard Peltier uscirà dal carcere

In uno dei suoi ultimi atti da Presidente Biden ha commutato la condanna all’ergastolo di Leonard Peltier, l’attivista dell’American Indian Movement in prigione da quasi 50 anni. Peltier sconterà il resto della pena agli arresti domiciliari. da Osservatorio Repressione «Ho commutato la pena dell’ergastolo alla quale era stato condannato Leonard Peltier, concedendogli gli arresti domiciliari»: nell’ultimo giorno, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Voci da Gaza II – Asuat Min Gaza II

Seconda –di due– puntata speciale nello spazio informativo di Radio Blackout dedicata all’intervista di Fadil Alkhadly, membro dell’Uawc, Unione dei comitati dei lavoratori agricoli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Raggiunto l’accordo di cessate il fuoco a Gaza

L’ accordo tra la Resistenza palestinese e il governo israeliano è stato raggiunto e firmato da entrambe le parti, a darne l’annuncio è stato Trump che da oggi inizierà il suo mandato esecutivo come presidente statunitense.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Perù. Tamburi di guerra

Su Perù 21 (giornale peruviano, ndt), il 14 gennaio, un editorialista poco noto ha inserito un’“opinione” piuttosto bellicosa. In essa, Héctor Romaña – una penna di pedigree, forse – promuoveva l’intervento militare in Venezuela. di Gustavo Espinoza M., da Resumen Latinoamericano Potrebbe essere letto come il punto di vista di un analista disperato che non […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: facciamo il punto con Eliana Riva

“Cessate il fuoco”: è la notizia che da ieri sera poco dopo le 18 occupa le prime pagine di tutti i giornali, dopo la dichiarazione su Truth da parte di Donald Trump che si è intestato l’accordo tra Israele e Hamas.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cessate il fuoco(?) su Gaza

Imminente l’accordo di cessate il fuoco su Gaza e di scambio di prigionieri – con la mediazione di Usa, Qatar, Egitto – che dovrebbe prevedere nei primi 42 giorni il rilascio di una parte degli ostaggi e la liberazione di prigionieri politici palestinesi, mentre Israele terrà il controllo del corridoio Filadelfia tra Gaza ed Egitto […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’escalation di Erdogan contro il Rojava

La Turchia e le milizie islamiste filo-turche, in particolare l’Esercito nazionale siriano (SNA), stanno sfruttando lo spostamento di potere a Damasco per colpire le aree di autogoverno controllate dai curdi nella Siria settentrionale e orientale. Ankara giustifica queste azioni sostenendo che i gruppi che operano nella regione, in particolare le Unità di difesa popolare curde […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Malpensa: bloccati i check-in di Turkish Airlines in solidarietà con il Rojava. Violenze contro i manifestanti

Ieri mattina, 9 gennaio 2025, in risposta ai continui attacchi della Turchia alla Amministrazione Autonoma Democratica del Nord Est della Siria (Rojava, DAANES), molti giovani hanno bloccano il check-in del volo a Milano Malpensa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: attacchi continui (ma respinti) dei turcojihadisti tra Manbij e la diga di Tishreen. L’aggiornamento con Jacopo Bindi dell’Accademia della Modernità Democratica

Nella Siria del Nord e dell’Est, dove da una dozzina d’anni è attiva l’esperienza rivoluzionaria dell’Amministrazione autonoma (Rojava), continuano gli attacchi incessanti contro le Forze democratiche siriane. Aerei da guerra turchi e droni dal cielo, oltre ai mercenari turcojihadisti via terra, colpiscono i fronti sud ed est di Manbij, per cercare di avanzare nella regione della […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: le SDF resistono agli attacchi turco-jihadisti. Il punto con il giornalista Murat Cinar

Le Forze democratiche siriane continuano la propria resistenza agli attacchi di stato turco e milizie jihadiste del sedicente Esercito nazionale siriano, controllato da Ankara.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Comunicato dei combattenti italiani Ypg sulla situazione in Siria

Ripubblichiamo l’appello dei combattenti italiani Ypg uscito in questi giorni sulla situazione in Siria

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.