Social Forum: un’altra menzogna è possibile
Si è appena chiusa l’edizione tunisina del fsm il 30 marzo appena passato. È stata un’esperienza unica per associazioni,organizzazioni e cittadini del mondo di riunirsi e stabilire i canali necessari per alimentare le rispettive attività. In questo contesto mi interesso dei legami tra la situazione attuale in Tunisia et lo svolgimento del FSM Senza dubbio, persone e militanti di tutto il mondo sono venute a Tunisi per “tentare” di farsi un idea sulla rivoluzione in Tunisia e i suoi sviluppi. Ma non è per niente scontato che la maggior parte di loro abbiano avuto la possibilità di entrare in contatto con gli attori della prima linea della rivoluzione. Cioè i tunisini dei quartieri popolari di Tunisi e quelli delle regioni periferiche che hanno attivamente partecipato alla rivolta popolare. L’esclusione dei movimenti sociali e dei marginalizzati è sempre stato un tema ricorrente nei forum sociali internazionali e l’FSM non ha fatto eccezione. Se è chiaro che ci sia stata una grande partecipazione al forum tunisino, un larga parte del popolo tunisino non hanno potuto parteciparvi e men che meno proporvi delle attività, il che è assai bizarro visto che la congiuntura storica dovrebbe favorire la condivisione di saperi e pratiche a cominciare da quelli che hanno portato avanti le rivolte popolari Invece abbiamo visto un ondata di migliaia di associazioni e ONG che per la maggior parte sono venute a esporre le loro attività nei rispettivi settori ben definiti, ma del tutto incapaci di uscire dei loro ambiti specifici legati alle lacune del sistema capitalista (diritti dell’uomo , diritti delle donne , sviluppo , istruzione, debito, emigrazione, ecc..). Se la pertinenza e l’efficacia di queste ONG sono discutibili, l’impossibilita di superare questo approccio settoriale e di lottare per un concetto indefinito di “giustizia sociale” pone ancora maggiori problemi. Per capire questa situazione, alcune tracce di riflessioni si ritrovano essenzialmente nello scarto tra ONG locali e internazionali e i movimenti sociali in processo rivoluzionario. Per i primi si tratta di riformare , inquadrare, migliorare, di rappresentare, democratizzare, finanziare, ecc. Per i secondi invece si tratta di confrontarsi, reclamare, appropriarsi ,rivoluzionare, portare a galla gli scandali, battersi, lottare, bloccare l’economia, ecc. Non si tratta solo di capitalismo e globalizzazione, ma anche del rapporto con lo Stato Come la storia ci ricorda con amarezza, il 14 gennaio 2011 a segnato l’inizio della “transizione democratica”; Ben Ali se ne andato, ma il suo sistema è rimasto: il sistema poliziesco, i diversi ministeri, i detentori nascosti del potere ecc. L’agenda di transizione democratica è stata imposta al processo rivoluzionario in corso, provocando una grande sollevazione popolare (la casbah), che però si è affievolita dopo qualche mese. Chiaramente, molti tunisini vorrebbero continuare a scardinare il mostro che è diventato lo stato tunisino : il sistema repressivo, la corruzione endemica, l’imperialismo economico, le politiche di sottosviluppo ecc. Tutti problemi discussi , analizzati, decostruiti ovunque e da tutti i tunisini nelle strade e altrove subito dopo la “rivoluzione”. E’ impossibile non costatare che durante l’FSM, lo stato tunisino è stato presente attraverso i suoi diversi ministeri. Alcuni hanno visto anche il settore turistico reinventarsi creando un nuovo tipo di turismo: turismo militante, prodotto perfetto per rilanciare un turismo low cost, utilissimo per l’elites perché esporta l’immagine di una Tunisia pacificata pronta agli investitori stranieri… visto che la rivoluzione è finita, giusto ? La Tunisia dei gelsomini vi dice qualcosa ? La massiccia presenza dei ministeri dello stato ha permesso di vivere per una settimana in una “disney land”, lontana da povertà, dai marginalizzati, dalla violenza, ecc. Un tassista mi ha confidato che la settimana del FSM gli ricordava i tempi di Ben Ali quando il turismo andava bene, ma quando stava per farsi fermare dalla polizia quella stessa sera conveniva che anche la presenza poliziesca durante l’FSM gli ricordava i tempi di ben Ali… Senza commenti… un altro amico mi ha detto che la presenza massiccia di forze dell’ordine in un forum “sociale” è un affronto, e fa rivivere i traumi a quelli che sono stati vittime della repressione da parte delle forze dell’ordine durante la rivoluzione e in seguito ad essa. Per molti, il processo di democratizzazione post 14 gennaio 2011 è stato controrivoluzionario . E possiamo dire la stessa cosa del FSM tenutosi a Tunisi per quello che riguarda la “società civile”. Se l’FSM è stato è stato attraversato da ONG locali e internazionali questo vuole anche dire che i movimenti sociali hanno perso una grande occasione storica di conoscersi, di unirsi e riconoscere il nemico comune: il capitalismo (non solo il neoliberalismo), lo stato impotente oppure la colonizzazione economica, e culturale, quella dell’immaginario come quella del rullo compressore della modernità e del progresso made in occidente. La “NGOizazione” della società civile è una sfaccettatura del fenomeno di “società civile”, perché le ong posso essere viste come degli emissari del capitale e dello stato mentre i movimenti sociali hanno bisogno di confrontarsi a proposito del capitale e dello stato. Possiamo disegnare uno schema di colonizzazione basato su un modello di “società civile” all’occidentale che istituzionalizza le lotte, pretende di “rappresentare” i marginalizzati, monopolizza la parola e la presenza mediatica e sopratutto segue l’agenda conforme ai bisogni deifondi internazionali, deresponsabilizzando la società civile locale di fronte alle sue priorità e alle sue scelte per seguire politiche imposte. É questa economia politica delle lotte sociali che bisogna assolutamente scardinare,, visto che questa ngozazzione va intensificandosi nel futuro e sopratutto è un freno per l’autodeterminazione dei popoli. La colonizzazione si ritrova nelle basi concettuali e storiche che si richiamano all’umanismo, all’universalismo , alla laicità , al determinismo, al razzismo, alla scienza e al razionalismo essenziale alla modernità europea. Questo solitamente equivale a rinforzare l’idea che l’occidente ha il monopolio della modernità, quando al contrario esistono diverse modernità , sparse nel tempo e nello spazio delle diverse civiltà. Nel caso tunisino, il modo di vedere e pensare la politica non potrà affermarsi nella realtà se la modernità arabo-musulmana non è presa in conto in tutta la sua diversità e complessità storica e ontologica. Quest’altra modernità permetterà la ricerca di altre alternative nella comprensione del capitalismo e il suo scardinamento. La specificità del FSM 2013 era il suo svolgimento in un un paese con un processo rivoluzionario in corso; per completare i alcuni dibattiti e workshop è stata persa l’occasione per proporre azioni concrete per risolvere problemi urgenti. C’era la questione dei rifugiati di Choucha, il prestito recente del FMI, la questione dell’impunita della polizia , ecc. Era una straordinaria occasione di sostenere i movimenti sociali, ma l’occasione è stata persa. Decidere se il forum è rivoluzionario o riformista appare una cosa futile dopo tutto ciò. Ecco una proposta concreta: annullare la carta di porto Alegre del FSM e dargli un nuovo nome : Forum dei Professioniste del Sociale, forum delle ONG e dello Stato, forum dello stato ospitante (aggiungete una vostra proposta in questa pagina collaborativa, non esitate a contribuire http://pad.tn/p/FroumName). In questo modo potremo smetterla di creare nuove frustrazioni a ogni edizione del forum e lasciare spazio a un nuovo immaginario che permetta di rinforzare realmente i movimenti sociali di base e d’intraprendere seriamente un progetto rivoluzionario, progetto che è già iniziato in Tunisia nel 2011! La grande macchina inquinante, basata su vecchie tecnologie, pseudoscientifiche, ingombranti e costose che dice al mondo intero di chiamarsi bici, riprenderà il suo nome di macchina. E ciò permetterà a quelli che hanno bisogno di avere una bici leggera, efficace, e che avvicini le persone e lottano contro il capitalismo con dei metodi semplici, locali e ancorati nella realtà! Al posto di usare i metodi degli attuali leaders del mondo, come quelli riuniti nel vertice di Davos : un gruppo ristretto di uomini bianchi che decide per il futuro dell’umanità in uno spazio militarizzato dove tutto è fatto perché sia un minimo “democratico”. L’FSM utilizza i metodi di Davos … a buon intenditori Un punto di partenza sarebbero, per esempio, in Tunisia le comunità di base che rimangono perlopiù dei cittadini: il caffè , l’hammam , la moschea , il bar, lo stadio, il quartiere, la famiglia piccola e allargata, ecc. Posti che i gestori e gli ingegneri delle “trasformazioni sociali“ ignorano. L’ossessione distruttrice di distinguere il pubblico dal privato non fa che perpetuare gli schemi della colonizzazione… La menzogna della rivoluzione tunisina ne ha portata una altra, quello del FSM, che ricorda al popolo tunisino e a tutti i popoli in lotta che un’altra menzogna è possibile!
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