Sull’attentato contro la polizia in Irlanda del Nord
In Irlanda del Nord, a Omagh, una bomba è esplosa sabato scorso sotto un’auto: è morto un poliziotto, un giovane cattolico di 25 anni di nome Ronan Kerr che si preparava ad andare al lavoro dopo aver finito solo tre settimane fa il corso di addestramento.
L’attentato ha fatto molto scalpore, per diversi motivi. Il primo è che manca poco più di un mese dalla visita annunciata della Regina Elisabetta a Dublino e questo non fa star tranquilli i servizi segreti inglesi. Il secondo è che per la prima volta ad essere colpito e ucciso da una mano nord-irlandese (l’attentato non è ancora stato rivendicato ma il target sembrerebbe rivelare una finalità precisa: una critica al cosiddetto “processo di pace del Venerdì santo”) è un cattolico, quindi un appartenente storico alla comunità cui la lotta armata in nord Irlanda fa riferimento.
L’esercito Repubblicano Irlandese (Ira), composto da cattolici e braccio armato della causa repubblicana indipendentista ha rinunciato alla lotta armata ma gruppi dissidenti continuano a perseguire la lotta armata e, secondo molti politici irlandesi, avrebbero di recente intensificato le attività.
Il fatto ha visto subito sollevarsi voci di condanna bi-partisan. l leader unionista dell’Ulster Tom Elliott ha detto che chi ha ucciso Kerr aveva un solo scopo: «Riportare l’Irlanda del Nord ai giorni bui del passato». Per Gerry Adams, il capo del Sinn Fein, bisogna evitare «passi indietro nel progresso della pace e del processo politico». Categorico anche il primo ministro irlandese Enda Kenny: «Chi ha messo la bomba vuole riportarci nella miseria e nel dolore del passato. È un atto di sfida contro il popolo irlandese, ma gli attentatori nonriusciranno a sconfiggere la libera volontà del popolo».
Tutti d’accordo quindi? Si tratterebbe del gesto di un fanatico che vuole semplicemente portare indietro l’orologio della storia? Gli accordi di pace del Venerdì santo hanno risolto tutti i problemi dei nord-irlandesi? O forse si è trattato soprattutto di una socializzazione della funzione di polizia senza che nessuna delle richieste sociali, economiche e politiche abbiano prodotto avanzamenti e miglioramenti apprezzabili per la comunità irlandesi dell’Irlanda del Nord?
In questi anni sono soprattutto le nuove generazioni (quelle che non hanno vissuto “la guerra” senza però assaporare nulla della nuova “pace”) ad essere attratte dalle formazioni armate dissidenti – Continuity Ira e Real Ira – ed aver forniti nuove braccia militranti.
Questa mattina Radio Blackout ha raggiunto telefonicamente Orsola Casagrande del Manifesto, per anni inviata in nord Irlanda e Londra, per chiederle un commento. Ve ne proponiamo un estratto:
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