InfoAut
Immagine di copertina per il post

Terremoto arabo: l’Europa sarà altro

[Un articolo interessante – di cui non ci sentiamo di condividere tutti gli assunti – ma che problematizza alcuni importanti aspetti delle insurrezioni in corso, primo fra tutti  un ulteriore passo nella provincializzazione dell’Europa ]

di Gabriele Proglio

Il terremoto arabo sembra non avere fine. Dopo Tunisia, Egitto ora tocca alla Libia, all’Algeria, al Marocco. Fuochi di rivolta anche in Siria, Libano, Iran, in Sudan e Bahrein. Ogni tassello cade sotto le pressioni delle piazze, che questo si chiami Ben Ali, Mubarak o Gheddafi. La propagazione è profondamente contagiosa, si insinua negli anfratti dittatoriali ridisegnando la geopolitica del mondo. Siamo di fronte a un cambiamento epocale sul quale è necessario avanzare alcune considerazioni di carattere culturale.

Piazza Tarhir chiede ed ottiene democrazia. Non è una rivoluzione, è un cambiamento: via il Rais, in alto la bandiera nazionale. Eppure, benché si tratti dell’Egitto di Suez, del principale collettore di tensioni del mondo arabo, non paiono esserci possibilità per arrestare il “domino arabo”. Forse perché si tratta di una rivolta nata dai bisogni, dalla fame, dai diritti negati, da condizioni non solo precarie ma anche invisibili. Invisibili al potere locale, invisibili al mondo. Un’onda inarrestabile neppure dagli Usa di Obama che, caduta la roccaforte del Cairo, non possono far altro che schierarsi apertamente con le piazze, andando alla ricerca d’interlocutori credibili e spendibili nel nuovo Egitto che nascerà. Di qui una prima considerazione: si tratta di un processo di modernizzazione tanto politica quanto economica. Non è certo una replica del ’52, della rivoluzione nasseriana e, più in generale, della decolonizzazione. Forse è molto di più. Infatti, mentre il periodo delle indipendenze non riuscì, alla fine, a spostare la centralità dell’Europa e dell’Occidente, moltiplicando, invece, i satelliti degli schieramenti della guerra fredda – compresi i paesi non allineati – le insurrezioni presenti sgretolano le barriere economiche e politiche della Fortezza Europa.

Inoltre, la posta in gioco non è un altro stato, ma il concetto stesso di “altro”. Partiamo dall’inizio: l’Europa postcoloniale ha giovato delle dittature nel Maghreb (e non solo) per alimentare il suo potere. Si pensi agli accordi Tripoli-Roma per ciò che riguarda il controllo delle coste libiche, dell’immigrazione clandestina; alle relazioni Washtington-Cairo per gli equilibri in Medioriente, in prospettiva del conflitto israelo-palestinese. Così dicasi anche per gli altri stati nord-africani (Francia-Spagna con Marocco e Tunisa). Le piazze, dunque, chiedendo una modernizzazione economica e sociale. Se ne possono vedere i primi effetti: aumento del prezzo del petrolio, massiccia immigrazione verso l’altra sponda del Mediterraneo, ridiscussione delle relazioni internazionali. Una nuova geografia? Sì, a partire dai corpi che affollano le piazze, una nuova geografia dall’uomo. L’altro non sarà più lo stesso. E probabilmente non sarà più marocchino, tunisino, libico, africano: non avrà più, come chiarito da Ania Loomba, il limite di un plurale imposto. Una nuova geografia culturale: perché se le narrazioni sono nazioni, parafrasando Homi Bhabha, all’oggetto della rivolta si pongono nuovi racconti per un futuro democratico. E se la cultura è potere, nel senso spiegato da Edward Said, cioè che crea i prodromi per l’azione politica, ad essere ridiscusse sono le dicotomie dell’occidente, dell’Europa. Quali? Quelle geo-culturali: nord-sud. Non nel senso di liberazione delle periferie dal centro – come avvenne nella decolonizzazione – ma della formazione di altri soggetti che, a loro volta, ri-definiranno quello che prima era centro (pur non potendo più esserlo). Altre dicotomie: quella occidente-oriente, quella cristianesimo-Islam. Per non finire a parlare di identità, di tempi e memorie, di una storia raccontata a più voci. L’Europa sarà altro. I rapporti egemonici saranno ri-definiti.

E l’Islam? Partendo dal presupposto che l’islamismo è stato, per lungo tempo, l’unico alveo possibile per veicolare istanze ignorate dai poteri locali, la possibilità, che molti sventolano, di una deriva reazionaria e integralista non può essere esclusa. Questo perché le forze ora in campo agiranno, dopo essere state a guardare, per recuperare spazi e posizioni nei nuovi stati. Se però si intende l’islamismo come motore di questo cambiamento si commette un errore. Non è una jihad, né un moto religioso. Le rivolte portano con sé i tratti di un islamismo che va inteso come collante identitario degli strati della popolazione che affollano le strade.

Quali gli scenari possibili? Per prima cosa, come già detto, il deprezzamento dell’euro, la caduta dei mercati legati al petrolio. In queste condizioni ciò potrebbe dare l’ultima spallata verso la crisi energetica e finanziaria. Parallelamente la propagazione del moto di rivolta ad altri stati, oltre i confini arabi, in Africa centrale e meridionale, in Asia. La creazione di nuove democrazie porrà il problema degli equilibri con le vecchie forze: la geopolitica potrebbe essere completamente ridiscussa. E l’Europa? Immigrazione, risorse energetiche, equilibri militari e assetti energetici: questi i fattori nel quadro a venire. L’Europa sarà ancora Fortezza? Cercherà in ogni modo, via terra e sul Mediterraneo, di sbarrare la strada ai migranti. Cercherà di evitare il declino completo con la radicalizzazione della protezione dei mercati e delle valute. Probabilmente potrebbe ancora riuscirci. Ma dietro l’angolo l’Europa potrebbe trovare un’ancora più temibile conflitto: quello mosso da milioni di immigrati, da decenni in Europa, schiavizzati, resi uomini e donne non alla pari dei francesi, degli italiani, degli europei. A quel punto non sarà la banlieue a bruciare, ma il centro a cadere: proprio come sta succedendo oggi su di un piano macro per l’eurocentrismo.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

europaislammaghreb

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Stop Riamo: giornata a Torino contro riarmo, guerra e genocidio in Palestina

Riprendiamo il programma della giornata dal canale telegram @STOPRIARMO, percorso cittadino e territoriale che intende costruire una dimensione ampia di attivazione contro la guerra, contro il piano di riarmo e vuole opporsi al genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Smilitarizziamo Sigonella. Contro guerra, riarmo, genocidio

Fermiamo il genocidio del popolo palestinese
Impediamo la terza guerra mondiale ed il riarmo europeo
Smantelliamo le basi Usa-Nato – Smilitarizziamo Sigonella.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra alla guerra

Un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina Facciamo appello a tutti e tutte coloro che sentono la necessità di sviluppare un percorso largo e partecipato contro la guerra, contro il riarmo dell’Europa e il genocidio in Palestina. A tutt coloro che già si mobilitano […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haaretz: soldati israeliani sparano deliberatamente contro richiedenti aiuti disarmati vicino ai siti di distribuzione sostenuti dagli USA a Gaza

“È un campo di sterminio“, ha detto un soldato. “Dove ero di stanza, venivano uccise da una a cinque persone ogni giorno. Vengono trattate come una forza ostile”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vertice Nato: servili o complici?

Entro il 2035 la spesa militare dei 32 paesi della Nato dovrà raggiungere il 5% del PIL.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Russia formalmente sostiene l’Iran, ma mantiene un difficile equilibrio nello scacchiere mediorietale.

Con l’Iran la Russia ha un accordo strategico che però non prevede l’assistenza militare reciproca formalizzato nel Trattato di partenariato strategico del gennaio 2025, in realtà  è un accorod molto più all’insegna del pragmatismo e degli interessi reciproci anche perchè Mosca continua ad avere buone relazioni con Israele non fosse altro perchè un sesto circa della popolazione israeliana è costituito da russi di origine più o meno ebraica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: bilancio delle due manifestazioni nazionali di sabato 21 giugno contro guerra, riarmo e genocidio

Sabato 21 giugno, a Roma, si sono svolte due manifestazioni nazionali contro la guerra, il riarmo e il genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: le loro armi, i loro profitti, i nostri morti

Più di 4.000 persone hanno manifestato e portato avanti delle azioni contro l’Air Show di Parigi, il commercio della morte e a sostegno della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA bombardano l’Iran, ogni maschera è caduta

Ieri notte gli USA hanno bombardato tre siti nucleari in Iran, quello di Fordo, di Isfahan e di Natanz ufficializzando di fatto l’entrata in guerra al fianco di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: media e organizzazioni documenteranno con una Missione di Osservazione la persecuzione politica a Eloxochitlán

Si tratta della prima missione di osservazione a Eloxochitlán che sorge “come una risposta urgente” alla violenza politica e giudiziaria contro la popolazione

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il nuovo disordine mondiale / 28: l’antifascismo europeista e la diplomazia delle armi

La vera novità del nuovo giro di valzer di “The Donald 2.0” e dai suoi cavalieri dell’Apocalisse hi-tech è rappresentata dall’aggressività di carattere economico, ma anche politico, nei confronti degli “alleati” europei e non solo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Europa chiama alla guerra

Rearm Eu prevede 800 miliardi per il riarmo europeo, il piano di Ursula Von Der Leyen viene discusso oggi in Consiglio Europeo. Emmanuel Macron lancia dichiarazioni inquietanti sulla sua offerta di ombrello nucleare made in France.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Alle radici dell’”offerta di jihadismo” – intervista a Saïd Bouamama

Ripubblichiamo questa intervista di qualche anno fa, realizzata qualche mese dopo gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, per fornire un elemento di approfondimento in vista dell’incontro che si terrà a Torino con il militante e sociologo Saïd Bouamama, il quale ha partecipato ai movimenti antirazzisti in Francia e alle lotte legate all’immigrazione. In particolare, il tema qui affrontato risulta molto attuale nell’ottica di affrontare la questione del razzismo e del neocolonialismo a partire dalla materialità delle condizioni dei quartieri popolari nella crisi sociale della nostra epoca.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Fasciarsi la testa. Appunti sulle elezioni europee

Tutte e tutti a fasciarsi la testa, adesso. Però siamo ancora vivi.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Un fronte più salutare che popolare.

Traduciamo un commento da parte del collettivo francese Cerveaux Non Disponible rispetto alle elezioni per dare un quadro il più possibile composito di quali siano gli animi nei movimenti francesi a seguito della decisione di Macron.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La preghiera del venerdì a Palazzo Nuovo : un bel bagno di realtà.

Cosa ci insegna la Palestina. Questo è stato il contenuto politico del discorso di Brahim Baya a Palazzo Nuovo occupato all’interno del momento di preghiera di venerdì scorso tenutosi in Università.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il boomerang della transizione energetica mette l’Europa in panne

Una politica climatica temeraria, incurante delle contraddizioni reali derivanti dai cambiamenti occorsi sulla scena mondiale, ha finito per scontentare sia la classe imprenditoriale che i ceti sociali più esposti alle conseguenze della transizione energetica.