Testimonianza e interviste raccolte all’ospedale Al Shifa di Gaza City
L’escalation militare portata avanti dall’esercito israeliano continua su tutta la Striscia. Da Gaza City, sentiamo il rumore incessante dei droni e dei caccia F16 che irrompono nel cielo sulle nostre teste. Le bombe ci cadono ripetutamente attorno, colpendo aree densamente popolate.
Finora le forze aeree israeliane hanno condotto più di 500 bombardamenti, portando a 29 il numero dei morti. Più di 255 persone sono state ferite dagli attacchi, la gran parte dei quali civili, tra cui 100 bambini. 30 sono le persone in condizioni critiche.
Le aree colpite includono Beit Hanoun, il campo rifugiati Jabalia, i quartieri di Sheikh Radwan e al-Nasser a Gaza City, il campo rifugiati di Maghazi, Deir El Balah, Khan Younis, e l’area dei tunnel a Rafah.
Verso le 13:10, quando lasciavamo la sala di terapia intensiva, una bambina di 10 mesi, Haneen Tafesh, è stata portata in corsia. Era incosciente e il suo corpicino era livido. Aveva subito la frattura del cranio e un’emorragia cerebrale, causata da un attacco avvenuto intorno alle 11 nel quartiere di Sabra a Gaza. Era in coma sotto ossigenazione artificiale. Più tardi nel pomeriggio, abbiamo ricontrollato come stava e i dottori hanno detto che le sue condizioni erano peggiorate. Dopo essere ritornati a casa la sera, abbiamo ricevuto la notizia della sua morte.
Ahmed Durghmush ha una ventina di anni ed è stata portato allo Shifa in terapia intensiva verso le 21 di Mercoledì 14, dopo essere stato ferito da un attacco aereo che ha colpito il quartiere di Tel Al Hawa a Gaza City. Ha subito un trauma cerebrale causato dalle schegge di un missile esploso. All’arrivo di Ahmed, il Dr Fauzi Nablusia ha spiegato che soffriva di un’emorragia cerebrale ed era stato operato. Le sue condizioni sono peggiorate nel corso della giornata. Un parente di Ahmed vicino al suo letto si è sfogato dicendoci di sentirsi impotente e di avere paura per la sorte di Ahmed.
Il pronto soccorso è stato inondato dagli arrivi dei feriti durante tutto il giorno. Tra di essi è arrivata Basma Mahmoud el Tourouq, 5 anni, dal quartiere di Rimal a Gaza City. E’ stata ferita dal bombardamento avvenuto vicino alla sua casa intorno alle 14:30 del pomeriggio. L’onda d’urto dell’esplosione l’ha scaraventata dall’altro lato della stanza, la brusca caduta per terra le causato la frattura dell’avambraccio.
Abbiamo poi sentito le storie di alcuni tra i bambini, le donne e gli uomini feriti e dei loro parenti che sono stati ricoverati in diversi reparti dell’ospedale Al Shifa.
Mohammed Abu Amsha, due anni e mezzo, è stato ferito mentre sedeva di fronte alla casa di suo nonno a Beit Hanoun.Un F16 ha sparato un missile nelle vicinanze e dopo l’esplosione le macerie l’hanno colpito alla testa. Quando stavamo per andarcene, abbiamo saputo che anche lo zio di Mohammed era stato ferito.
Zuhdiye Samour, madre e nonna, del campo rifugiati di Shati a Ovest di Gaza City, era ancora visibilmente scossa da quello le era accaduto, quando ci ha raccontato: “Eravamo seduti insieme a casa. Erano le 20:30 di sera e stavamo guardando la Tv, dei film per distrarre i bambini che avevano paura. Poi, abbiamo sentito i botti di 12 colpi di artiglieria sparati dalle navi della marina israeliana”. Zuhdiye e altri tre civili sono stati feriti quando i proiettili sono esplosi nella loro zona abitata a nord di Gaza City.
Khalid Hamad, il direttore della Pubblica Informazione del Ministero della Giustizia, è stato uno dei civili feriti nell’attacco indiscriminato di un’area residenziale. Era a casa con la sua famiglia a Nabarat, Nord di Gaza City, quando ha sentito l’esplosione di una bomba, che ha colpito la casa del vicino. Molte persone del vicinato sono accorse fuori per aiutare e sono state colpite da altri sei proiettili sparati dalle navi. Il nipote di Hamad, un adolescente, ha riportato ferite lievi. Anche un altro uomo è stato ferito dalle schegge dei proiettili. “Hanno colpito i civili deliberatamente”, ha detto, “le forze israeliane non fanno errori”.
Una ragazza di 13 anni, Duaa Hejazi, stava tornando a casa sua a Gaza, nel quartiere di Sabra, dopo una camminata con sua madre e i fratelli, quando un missile israeliano ha colpito la strada di fronte alla loro casa intorno alle 8 di sera. “Ho perso molto sangue. Anche mio fratello è stato ferito, alla mano. I vicini mi hanno portato all’ospedale”. Duaa ha riportato ferite causate dalle schegge delle bombe su tutto il torace, alcune delle quali ancora conficcate nel petto. Lei vorrebbe trasmettere un messaggio ai bambini che vivono fuori da Gaza: “Siamo bambini. Non abbiamo colpe per quello che stiamo subendo. Siamo sotto occupazione e, così come Abu Ammar, dico “se sei una montagna, il vento non ti scuoterà”. Noi non abbiamo paura, continueremo a essere forti.
Il personale dell’ospedale sta affrontando scene caotiche e cariche di tensione, in quanto corridoi e stanze sono diventati sovraffollati, con persone che provano ad accertarsi dei propri parenti e amici feriti. Il Dott. Abbas racconta: “le persone entrano nel pronto soccorso in panico, cercando i propri familiari. E’ molto difficile gestire tutto ciò”.
1- Walid Abadlah, 2 1/2 anni
2- Marwan Abu Al-Qumsan, 52 anni
3- Ramai Hamamd
4- Khalid Abu Al-Nasser
5- Habes Mesbeh, 30 anni
6- Wael Al-Ghalban
7- Hisham Al-Ghalban
8- Ahmed Al-Jaabari, 52 anni
9- Mohammed Al-Hams
10- Ranan Arafat, 3 anni
11- Essam Abu El-Mazzah, 20 anni
12- Hani Al-Kaseeh, 18 anni
13- Ahmed Al-Masharawi, 11 anni
14- Hiba Al-Masharawi, 19 anni, incinta
15- Mahmud Sawaween, 65 years old
16- Hanin Tafish, 10 mesi
17- Tareq Jamal Naser, 16 anni
18- Oday Jamal Nasser, 14 anni
19- Fares al-Bassiouni
20- Mahmoud Sadalla, 3 anni
21- Ismail Qandil, 24 anni
22- Tahrir Suleiman, 22 anni
23- Non identificato
24- Non identificato
25- Ziad Abu Jlal
26- Amjad Abu Jlal
27- Ahmed Abu Jlal
28- Hasan Abu Hmela
29- Khaled Shaer
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Siamo un gruppo di internazionali che vivono nella Striscia di Gaza e lavorano negli ambiti del giornalismo, dei diritti umani, dell’educazione, dell’agricoltura. Cerchiamo di difendere e promuovere i diritti della popolazione civile palestinese di fronte all’occupazione israeliana e alle operazioni militari. Oltre ad essere noi stessi testimoni oculari, raccogliamo informazioni dalle nostre reti personali in tutta la Striscia di Gaza, dai media locali, dal personale medico e dalle ONG internazionali presenti a Gaza. Verifichiamo ciò che divulghiamo e speriamo che i nostri resoconti possano contribuire a rendere più accurata la copertura mediatica della situazione di Gaza.
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