Turchia, bombe contro sedi del partito pro-curdo
Due attacchi bomba hanno colpito ieri le sedi del partito di sinistra pro-curdo HDP ad Adana e Mersin in Turchia. Le esplosioni hanno causato il ferimento di sei persone, tre delle quali sarebbero in serie condizioni. Il più grave degli attacchi è avvenuto nella città meridionale di Adana dove un pacco bomba è esploso vicino agli uffici del Partito Democratico del Popolo (HDP). Secondo le prime ricostruzioni delle forze di sicurezza turche, l’esplosione avvenuta a Mersin sarebbe stata causata da un mazzo di fiori.
Il governo di Ankara ha immediatamente condannato gli attacchi. Il premier Ahmed Davutoglu ha promesso che i responsabili degli attentati saranno assicurati alla giustizia. “Condanno con fermezza quanto avvenuto” ha dichiarato nel corso di un raduno elettorale del suo partito AKP a Karaman. Davutoglu ha poi aggiunto di aver già dato “chiare istruzioni” per investigare sul caso. Il primo ministro ha poi respinto le accuse di diversi esponenti dell’HDP secondo cui dietro gli attentati ci sarebbe l’AKP. “Noi siamo da sempre contro la violenza. Se Dio vuole, arriveremo in pace al 7 giugno [data delle elezioni parlamentari, ndr]”.
Toni diversi quelli usati dal presidente Recep Tayyip Erdogan che ha criticato l’HDP per i suoi legami con il partito dei lavoratori curdi (PKK). Il “sultano”, impegnato in un comizio piena elettorale a Samsun, ha poi aggiunto: “mi appello a tutta la Turchia: turchi, curdi, arabi, circassi, abkhazi. 78 milioni di voi darete la giusta risposta ad un’organizzazione politica [l’HDP, ndr] che è guidata da un gruppo terrorista?”.
Di tutt’altro avviso è stata la risposta della sinistra. Un corteo formato da centinaia di persone ha sfilato ieri sera per via Istiklal (nel centro di Istanbul) al grido di “no al fascismo” esprimendo piena solidarietà alla formazione pro-curda per gli attacchi subiti ai suoi uffici. Il copresidente dell’HDP, Selahattin Dermitas, impegnato in un comizio elettorale a Mersin, ha definito le esplosioni di ieri come “un tentativo di massacrare” i leader del suo partito. Dermitas ha poi accusato Erdogan di essere sostenitore dello Stato Islamico d’Iraq e Siria (Isis): “il presidente di questo Paese chiama l’HDP una organizzazione terroristica, ma non dice una parola sull’Isis. Quelli che collaborano con una gang di stupratori non possono darci lezioni di democrazia”. “Quanto è successo oggi – ha affermato – mira a rendere i curdi nemici dei turchi e quest’ultimi nemici dei primi”.
Nessun gruppo ha finora rivendicato gli attentati di ieri. Secondo il governatore provinciale di Adana, Mustafa Buyuk, l’esplosione è stata “intenzionale”. Tuttavia, non ha fornito alcun dettaglio: “stiamo cercando ancora di capire cosa ha causato l’esposione e quale esplosivo è stato utilizzato” ha riferito laconicamente Buyuk all’agenzia Anadolu. Il capo delle polizia di Mersin, Rahmi Bastug, ha invece rivelato che l’altra esplosione sarebbe avvenuta nella cucina dell’ufficio dell’HDP.
In una dichiarazione ufficiale l’HDP ha accusato “forze oscure sostenute dal partito di governo” che tentano di ostacolare la loro campagna elettorale. “La responsabilità politica – recita un comunicato – è del presidente Erdogan, del premier Davutoglu e degli altri membri dell’esecutivo che hanno reso l’HDP un obiettivo [da attaccare]”. Le accuse sono state immediatamente respinte dal portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, che le ha definite “inaccettabili” e ha invitato la formazione di sinistra a fornire dei chiarimenti a riguardo.
Gli attacchi di ieri ad Adana e Mersin sono solo gli ultimi di una lunga serie di attentati contro l’HDP. Il partito ha denunciato di aver subito 66 attacchi da quando è iniziata la campagna elettorale lo scorso aprile. Proprio lo scorso mese alcuni uomini armati avevano aperto il fuoco contro la sede del partito ad Ankara senza causare vittime. Il governo Davutoglu condannò allora l’attentato definendolo un colpo alla stabilità e alla democrazia della Turchia.
Il clima si fa dunque sempre più teso in vista delle imminenti parlamentari di giugno. Obiettivo dell’HDP è quello di superarare lo sbarramento del 10%. Una sua buona performance elettorale potrebbe influire negativamente sui piani del partito di governo (AKP) che mira a fare man bassa di seggi parlamentari (sono 550 seggi in totale) per cambiare la costituzione e creare un sistema presidenziale.
Che l’HDP non sia ben visto all’AKP è cosa nota. A inizio mese il vice premier Yalcin Akdogan ha affermato che si sentirà “alla grande” se il partito di sinistra pro-curdo non dovesse farcela a superare la soglia elettorale. Nonostante gli attacchi subiti, ieri Dermitas ha ostentato sicurezza e, rivolgendosi ad Erdogan in tono di sfida, gli ha detto: “abbiamo ricevuto il tuo messaggio. Non ti faremo presidente”.
da Nena News
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