Un collegamento con Jacopo su/da Afrin
Trascrizione di un collegamento con Jacopo, giovane torinese che si trova nella Siria del nord, registrato dai microfoni di Radio Balckout nella mattinata del 15 marzo scorso.
Da ieri (mercoledì NdR) i bombardamenti dell’Esercito turco si sono particolarmente intensificati sulla città di Afrin, sul suo abitato, questo perché sono arrivati in prossimità della città. Già nei giorni scorsi i bombardamenti erano aumentati, gli stessi che in realtà sono sempre avvenuti durante questi 54 gg di resistenza.
L’obiettivo della Turchia e dei suoi bombardamenti è spaventare la popolazione civile, rendere vana la resistenza che non è solo delle forze democratiche, bensì è una resistenza popolare; questo è il dato forte che ha impedito al secondo esercito della Nato e alle bande Jihadiste di prendere un territorio piccolo come quello di Afrin in poco tempo.
Da due giorni i bombardamenti sono aumentati e hanno cominciato a colpire le abitazioni, il centro di Afrin, provocando un alto numero numero di vittime civili, solo nella notte di ieri ci sono state 11 vite distrutte.
Afrin in questo momento è densamente popolata, si pensi solo al fatto che le persone che vivevano nei villaggi attorno alla città contano circa un milione e che nell’ultimo periodo si sono spostate progressivamente verso la stessa sovraccaricandola di abitanti. Ci sono famiglie che danno disponibilità per alloggiare, per cui si riscontrano situazioni in cui quattro/cinque famiglie vivono insieme; ci sono spazi che non sono adatti ad essere vissuti come case, come ad esempio alcune fattorie, le quali però vengono abitati lo stesso; ci sono scuole messe a disposizione dalle Istituzioni del cantone di Afrin per accogliere ulteriori profughi.
Afrin è una città che sta venendo bombardata pesantemente con artiglieria, droni e aerei che sorvolano la città notte e giorno.
Da una settimana c’è un nuovo problema: quello dell’acqua. L’Esercito turco ha occupato la diga di Meydanki che era la principale fonte di approvvigionamento dell’acqua per Afrin, già nell’ultimo mese avevano bombardato ampiamente le stazioni di pompaggio quindi in città l’acqua scarseggia, ci sono degli approvvigionamenti di fortuna organizzati dalle istituzioni del cantone, che però non riescono a supplire a quella che è la necessità di acqua per la vita di tutte le persone che ora vivono ad Afrin.
C’è anche una scarsità di beni di prima necessità poiché ad esempio sono stati bombardati i forni del pane anche nei dintorni di Afrin, per cui i forni in città ora devono produrne di più e hanno delle difficoltà a soddisfare la grande richiesta.
Anche la sanità sta vivendo un forte stato di emergenza poiché l’ospedale civile di Afrin è sovraccarico di feriti; inoltre le sue condizioni erano già difficili in precedenza perché questo cantone si trova isolato dalle forze nemiche già da acluni anni, per cui le scorte di medicinali e le forniture mediche sono sempre state inferiori alle esigenze.
E’ una situazione in cui le vittime civili raggiungono i 300 morti e i 700 feriti.
I bombardamenti sono concentrati sul quartiere di Aşrafîa (quartiere di Afrin), al quale le forze Jihadiste e l’Esercito turco sono particolarmente vicine, si tratta di circa 2/3 km.
Quello sembrerebbe il lato da cui vogliono attaccare la città, anche se è in corso una manovra di accerchiamento e assedio, quindi si prevede un attacco da diversi fronti.
Quello che si prospetta è un massacro della città di Afrin perché i civili vogliono resistere e la loro presenza è già parte della resistenza perché impedisce all’esercito turco e ai jihadisti di radere completamente al suolo la città per potervi entrare.
Non tutti possono permettersi di resistere e alcune persone si stanno dirigendo nella regione di Shera che fa parte della Federazione della Siria del Nord e del Cantone di Afrin. Anche in questo caso il messaggio è che nonostante ci siano delle condizioni difficili per cui ci sono persone, bambini, che si allontanano dalla città, le stesse non lasciano il cantone di Afrin perché il progetto della Federazione della Siria del Nord e la proposta di pace e distruzione del conflitto in Siria che si sta realizzando è qualcosa che non vogliono abbandonare.
Non solo, la popolazione nei giorni scorsi ha cominciato delle assemblee per organizzare la resistenza in città e quindi c’è un livello di mobilitazione attiva.
Questa è la situazione sul campo, vedremo combattimenti sui bombardamenti sulla città, quanto questo massacro diventerà grande, quanto questi progetti di pulizia etnica che Erdogan e le bande jihadiste hanno in mente.
La resistenza è forte e fa di tutto per impedire che accada tutto questo, però assistiamo ad una situazione umanitaria molto grave.
Quello che la popolazione di Afrin e la sua resistenza stanno dicendo è che c’è bisogno di fermare l’esercito turco e gli jihadisti perché è già uno scandalo politico che un alleato Nato faccia questo tipo di operazione etnica alleandosi con Al Qaeda e Isis, c’è bisogno di una No Fly Zone sul cantone di Afrin per preservare i civili, i siti archeologici e le strutture civili che consentono la vita in questo cantone; le istituzioni del cantone hanno invitato l’ONU a mandare una missione a controllare ciò che sta avvenendo ad Afrin perché abbiamo visto anche delle deliberazioni da parte dell’ONU non è chiaro da che fonti arrivino le informazioni rispetto numero di vittime civili, sul ruolo delle YPG e delle istituzioni del cantone che non corrispondono a realtà.
Quindi quello che è stato chiesto è di venire ad Afrin per vedere cosa sta succedendo, di effettuare una missione come osservatori e di far rispettare il cessate il fuoco dichiarato il 25 febbraio, cosa che la Turchia non ha mai rispettato e le SDF hanno dichiarato che l’avrebbero rispettato e infatti rispondono solo agli attacchi da parte dell’esercito turco.
Questi sono i punti politici che le istituzioni del cantone di Afrin stanno cercando di far uscire. Non si tratta di una resa perché l’obiettivo finale è che la Turchia abbandoni i territori di Afrin e con loro anche le forze jihadiste.
15/03/2018
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