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Aria pesante!

È questo il contorno, il mileu, in cui si muovono nell’ombra, complice lo strano silenzio mediatico, coloro che cinque giorni fa, alle 3,30 del 17 di Aprile, hanno armato la mano che ha appiccato il fuoco al centro di stoccaggio Ilside di Bellona. Non il gesto di un folle nè uno sciagurato incidente. Un atto premeditato, frutto di valutazioni precise e teso consapevolmente a perseguire obiettivi concreti. Un atto terroristico. Per questo, probabilmente, i mezzi di informazione nazionali hanno preferito non parlarne. Avrebbero dovuto ammettere che la sbandierata “bonifica” della filera dello smaltimento dei rifiuti in Campania non c’è mai satata, che lo scioglimento dei vecchi consorzi non ha comportato nessun cambiamento di fatto nè negli equilibri di potere incrostatisi attorno ai vecchi carozzoni del potere clientelare nè nelle stesse fila dei dirigenti, affaristi e delinquentucci vari che hanno posti di responsabilità istituzionale ed interessi economici diretti nello smaltimento dei rifiuti. Le stesse facce, gli stessi nomi, lo stesso disastro annunciato e, puntualmente, sottaciuto. Nè i Servizi Segreti nè Giorgio Napolitano, noto interventista nelle faccende dei rifiuti campani, riescono ad avere il sentore della plastica in fiamme, della diossina nell’aria e nella terra.

Ma ancora di più, stavolta. Quando si è in guerra si combatte e, trovandosi a combattere, ci si può attrezzare ad assestare colpi che possano avere effetti molteplici. Condizionare le logiche di spartizione degli appalti e degli affidamenti, incidere sulla campagna elettorale ma anche, cosa magari più importante, scoraggiare, mostrando la possibilità di porre in essere atti criminali nella completa impunità, l’opposizione popolare alla follia speculativa che i Piani regionale eprovinciale per i Rifiuti rappresentano. E allora, ognuno fa la sua parte. C’è chi appicca incendi e chi, seguendo il vecchio adagio hitleriano secondo cui più grossa è la menzogna tanto più il popolo vi crederà, afferma che un Gassificatore è quello che ci vuole per evitare simili incidenti. Se poi si fa a Capua meglio ancora. Il sindaco Antropoli, lo stesso che credeva che il cip6 fosse una sofisticata tecnologia che riduce l’inquinamento, non perde occasione per tacere. Chissà se la sera, quando indossa il cappuccio (a causa del noto freddo capuano) gli è concessa la stessa libertà di parola.

E c’è anche chi minimizza, come qualche sindaco a cui probabilmente non va di spiegare tante, troppe cose. O come l‘Assessore Provinciale all’Ambiente (sic!)Maria Laura Mastellone, la quale a rogo ancora in corso, affermava, dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno del 18 Aprile, che in fondo non era successo niente, che non c’erano state emissioni di diossina. Normalmente ci si sarebbe dovuti fidare del parere di uno scienziato che insegna all’Università ma, nel caso dell’Assessore, ci sembra chiara la sua predilezione per la politica a scapito della scienza. Se così non fosse non l’avremmo vista impegnata con tanta veemenza a sostenere, presso la corte delPresidente Domenico Zinzi, gli interessi di quella lobby interna alla SUN, la Seconda Università di Napoli dove lavorano diversi familiari dello stesso presidente della provincia, di cui i nomi vediamo comparire ogni volta che parliamo del Gassificatore di Capua e non solo. Nomi come quello del Prof. Michele Di Natale, preside di ingegneria della SUN e commissario ad actanominato dalla Regione per la realizzazione dell’impianto.

L’aria si è fatta pesante in Terra di Lavoro. E nell’intricato dedalo delle relazioni di potere è facile perdere l’orientamento. Ma il movimento popolare, nato dall’opposizione agli ecomostri e allalogica discariche-inceneritori, è un movimento maturo. Un soggetto che si pone sulla scena politica con l’ambizione di determinare, con la lotta ed il radicamento sociale, il futuro della propria terra e non di subirlo. Un movimento che cresce e che per ogni colpo che gli viene inferto rinasce più forte di prima. Un movimento che non può essere rappresentato e che non delegherà più la difesa dei propri diritti e dei Beni Comuni. Un movimento che è in sè alba di un nuovo giorno.

Intanto, a Bellona, la farsa della democrazia manderà i cittadini alle urne con nell’animo il terrore per la nube tossica che ha avvelenato ogni cosa. A nessuno è venuto in mente di rinviarle affinchè il voto sia davvero libero. Quindi non ci resta che cercare la nostra libertà nelle uniche vere istituzioni che ci interessano, quelle nate dal basso e che parlano il linguaggio del comune.

Assemblea Autonoma Terra di Lavoro

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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