Il provvedimento, già notificato in precedenza ad altri compagni presenti in Valle e in Piemonte, e a cui ne seguiranno altri con ogni probabilità, risale ai fatti del 23 Luglio quando i NoTav palermitani insieme ad altri duecento militanti, avevano protestato contro il passaggio di un treno carico di scorie nucleari proveniente da Chiomonte e diretto alla stazione di Bussoleno che per l’occasione era stata interamente circondata da un ingente schieramento di forze dell’ordine a protezione del treno della morte.
Immediatamente dopo, sempre davanti la stazione, erano stati organizzati dei presidi sgomberati con violente cariche da parte della polizia e alla quale era seguita un’operazione d’identificazione massiccia per gli stessi manifestanti, ripresi uno alla volta dalle telecamere questurine.
Se questa volta il casus belli scelto dalla questura torinese per imbastire la sue fantasiose quanto improbabili strategie repressive
contro i NoTav si è concentrato sul dissenso verso il nucleare, il vero obiettivo di Questore Faraoni & Co. era (ed è) di fatto il
campeggio NoTav di Chiomonte, che per tutta l’estate è riuscito a far convergere da ogni parte d’Italia e d’Europa, tutti e tutte quelle
militanti che si oppongono ogni giorno resistendo attivamente alla costruzione del TAV e che rifiutano il modello capitalistico di
mercificazione e sfruttamento del territorio di cui questa grande opera vorrebbe essere un esempio paradigmatico. Quello stesso modello che messo alle strette da un movimento forte e determinato è costretto a ricorrere a un livello di militarizzazione tale da far circolare facili paragoni, fatte le dovute differenze, tra la Val Susa con le reti del cantiere-fortino e gli innumerevoli posti di blocco e i
territori palestinesi con il muro della vergogna e i check-point israeliani (complici i jersey e le attrezzature acquistate dal
ministero degli interni direttamente dalle imprese dello Stato militarista per eccellenza).
Cambiando prospettiva: quello stesso campeggio in Val susa che, come ci ha insegnato il popolo palestinese nella sua lunga lotta di resistenza, diviene il modello di lotta riproducibile in ogni territorio a partire dalle sue specificità, proprio come è accaduto quest’anno a Palermo e in altre città.
Ecco perché i NoTav palermitani sorridono quando gli vengono notificati fogli che vorrebbero impedirgli di stare fisicamente in