InfoAut
Immagine di copertina per il post

La Toscana sott’acqua e quei soldatini di piombo che ignorano la “prevenzione civile”

Le intense piogge di inizio novembre hanno provocato esondazioni e allagamenti nella Regione. La piana che va da Pistoia a Firenze era una naturale vasca di laminazione dei corsi d’acqua che scendono dall’Appennino ma è stata riempita di cemento, fino a soffocarla. Il ceto politico si indigna ma non agisce. I dati e il commento di Paolo Pileri

da Altreconomia

Uno a sei, ma forse anche uno a otto. Lo diciamo e ripetiamo da mesi, anni. Si tratta del rapporto tra l’acqua che si infiltra nel suolo cementificato e quella che può penetrare in un terreno non cementificato. Quando si urbanizza, si impermeabilizza. E di conseguenza la forza dell’acqua troverà meno ostacoli, facendo più danni. Se il clima è cambiato e piove tanto in poco tempo, dopo mesi di siccità in cui il suolo è diventato meno permeabile di suo, le conseguenze si fanno peggiori. Se nel frattempo Comuni e Regioni giocano a trovare scuse, rimandi, proroghe, deroghe e mirabolanti invenzioni per continuare a consumare suolo, la situazione si aggrava ulteriormente. È sufficientemente chiaro scritto così? Il terreno asfaltato e cementificato moltiplica gli impatti di piogge come quelle toscane, quelle romagnole, quelle marchigiane, quelle liguri. Se poi ci si aggiunge una cattiva manutenzione del reticolo idraulico superficiale, come legname che non viene rimosso e lavori di arginatura che sono stati rimandati, la situazione non può che peggiorare.

La piana toscana che va da Pistoia a Firenze era una naturale vasca di laminazione dei corsi d’acqua che scendono dall’Appennino ma è stata riempita di cemento sempre di più, fino a soffocarla, soprattutto negli ultimi decenni, con imbarazzanti opere: Università sopra aree paludose, grandi edifici militari, ampliamenti aeroportuali, centri sportivi, strade, svincoli autostradali, capannoni e via dicendo. Onestamente ogni volta che capitano cose del genere assistiamo alle stesse scene. Il presidente di Regione che, come un Paperinik dei poveri, tira fuori dall’armadio la divisa luccicante, e mai usata prima, della protezione civile e se sale su un elicottero o su una jeep per ispezionare i danni e poi, puntuale, ci fa pure la lezione da presidente sbigottito e rattristato. Ci manda messaggi dicendo che è il cambiamento climatico. Spettacoli inguardabili. Strategia dell’emozione per distrarci dalle reali responsabilità. Perché se è pur vero che il riscaldamento globale ha acutizzato gli eventi estremi, citare questo fenomeno come unico colpevole porta l’attenzione generale più lontano dalla loro responsabilità di politici che poco o nulla fanno. Peraltro di cambiamento climatico non sanno granché visto che poi qualcuno di loro sceglie tra i massimi dirigenti di un’agenzia ambientale regionale degli autentici negazionisti climatici. 

La vista aerea di San Piero a Ponti, 5 novembre 2023 © Michele Lapini

A noi interessano i presidenti e i sindaci della “prevenzione civile”, ovvero quelli che nei loro uffici pubblici, nelle stanze dei governi e nelle aule consiliari decidono di fermare il consumo di suolo prima che arrivi l’ennesima alluvione. A noi interessano i presidenti e i sindaci che mettono all’ordine del giorno le decostruzioni e organizzano gite e visite di studio a cantieri della depavimentazione. A noi interessano presidenti regionali che nel loro club, la Conferenza delle Regioni, discutono dell’urgenza di interrompere la cementificazione senza compromessi e rimandi. Ma non lo fanno da tempo. Sul sito della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome la pagina “difesa del suolo” è aggiornata al 6 luglio 2022, un anno e mezzo fa. Non gli interessa. Non fanno pressioni sul governo nazionale. Non si intestano riforme regionali neppure per fare il censimento del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato (usiamo ancora quello Istat del 2012, mai aggiornato da allora).

Quindi rimandiamo al mittente le lezioni commoventi del giorno dopo dei presidenti di Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia o Veneto o di altre Regioni, perché non sono credibili. Sono tutte Regioni che non hanno azzerato il consumo di suolo nell’ultimo anno, come ci ha appena confermato il rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) del 2023 sul consumo di suolo, ma se lo sono tenuto ben stretto o addirittura l’hanno aumentato, guardandosi bene dal prendere posizione collegiale.

Volontarie e volontari puliscono le strade di Campi Bisenzio. 5 novembre 2023 © Michele Lapini

La Toscana, con i suoi 238 ettari (ha) appena cementificati nel 2022, ha 7.886 ettari edificati in aree a media pericolosità idraulica ed è la Regione con la più alta superficie edificata esposta a frane in Italia: 10.518 ettari. Firenze è tra le tre città toscane più impermeabilizzate: 42,6% della superficie. Dati simili per Prato (33,3%) e Sesto Fiorentino (20,8%). E tutti i Comuni della piana hanno cementificato nell’ultimo anno come se nulla fosse. Prato ha esteso la superficie impermeabilizzata di 4,99 ettari nel 2022, Pistoia di 1,11 ettari. Situazione analoga a Campi Bisenzio (+8,86 ha), Sesto Fiorentino (+8,69 ha), Calenzano (+0,31 ha), Firenze (+2,34 ha), Scandicci (+4,35 ha) e Bagno a Ripoli (+5,07 ha).

La montagna di mobili e oggetti provenienti dalle case alluvionate a Seano, Prato. 5 novembre 2023 © Michele Lapini

Non ricordo un tweet preoccupato del presidente della Toscana su questi dati. Neppure uno del presidente della vicina Emilia-Romagna che ha da poco concesso una deroga al limite del consumo di suolo per le aree alluvionate della provincia di Ravenna e che non si indigna del fatto che a Faenza il Comune non rimuove l’edificabilità da un’area (l’orto della Ghilana) che era stata sommersa da trenta centimetri d’acqua a maggio, ma anzi stanno per dare il via libera a una nuova urbanizzazione. Perché poi, quando passa la tempesta, la politica rimette gli abitini da protezione civile nell’armadio e tutto continua come prima. Semmai picchiano un po’ i pugni sul tavolo per chiedere soldi al governo centrale così da rimettere tutto come era prima, cemento incluso. Quale lezione imparano da tutto questo? Niente, perché niente vogliono imparare.

Ricordo, di nuovo, quel che diceva al governo nazionale il presidente della Repubblica Luigi Einaudi all’indomani della alluvione del Polesine nel 1951: “Il problema massimo dell’Italia agricola è la difesa, la conservazione e la ricostruzione del suolo del nostro Paese contro la progressiva distruzione che lo minaccia”. E quella distruzione arriva, massimamente dall’inazione politica e urbanistica, dalle proroghe, dall’ignoranza ecologica e dalla non comprensione, colpevole, che l’uso del suolo è forse la cosa più importante di cui occuparsi: prima dei guai, non dopo. Per attualizzare il pensiero del presidente di allora, basta mettere tra parentesi l’aggettivo “agricola” e il messaggio è splendidamente attuale. Chissà se il nostro presidente in carica lo ricorderà ai governatori in divisa gialla e blu.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

alluvioneCEMENTIFICAZIONECRISI CLIMATICAtoscana

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Le montagne non ricrescono. Fermiamo l’estrattivismo in apuane e ovunque.

l destino delle Alpi Apuane sembrerebbe segnato, condannato dalle politiche estrattiviste a diventare nient’altro che un distretto minerario. Per farsi un’idea, basti pensare che negli ultimi venti anni si è estratto più che nei duemila anni precedenti. ma non si tratta una faccenda locale, non solo. si tratta di una delle questioni cruciali del nostro tempo. Il 16 e il 17 dicembre 2023 si terranno due giornate di iniziative (un convegno, un corteo, una serie di workshop e tavoli tematici), promosse da diversi gruppi, comitati, associazioni, locali e nazionali. in questo articolo il collettivo athamanta – tra i promotori dell’iniziativa – racconta come siamo arrivatə sin qui e cosa sta succedendo nelle Alpi Apuane.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

San Didero, 9 dicembre. “Mega-opere, mega-eventi: no grazie!”

Al Polivalente di San Didero sabato 9 dicembre alle ore 14.30, nella cornice di appuntamenti previsti per le mobilitazioni dell’8 dicembre notav, si terrà un dibattito dal titolo “Mega-opere, mega-eventi: no grazie! Difendiamo la montagna, l’acqua e la vita dall’estrattivismo ecocida”.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP28: il presidente Al-Jaber negazionista sull’impatto del fossile sul riscaldamento globale. Proseguono i negoziati

Proseguono i negoziati di Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, iniziata il 30 novembre all’Expo City a Dubai. La Cop è presieduta da Sultan Al-Jaber, direttore generale di Adnoc, l’agenzia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Ancora una grande giornata di lotta del popolo No Ponte

Si erano illusi di trovare un territorio pacificato. Si erano illusi che sarebbero bastate poche balle per convincere gli abitanti dello Stretto.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

“Dubai è una farsa”: Scienziati in Rivolta organizzano una alter COP a Bordeaux

Il collettivo Scientists in Rebellion sta organizzando una COP alternativa a Bordeaux per denunciare il fallimento della governance climatica globale e inventare nuovi immaginari.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Costruendo un ponte verso il caos climatico

La 28a Conferenza delle Parti (COP28) delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) è iniziata ieri a Dubai, non proprio sotto i migliori auspici.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

END FOSSIL – Occupy!

Sono settimane di occupazioni per il clima nelle università italiane che hanno aderito alla campagna di End Fossil, rete internazionale per la mobilitazione di studenti e studentesse che, in Italia, hanno occupato l’Università di Pisa e la Sapienza di Roma.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Appesi al tetto dell’Oval: Extinction Rebellion contesta la fiera dell’aerospazio e della difesa.

Cinque attivisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future si sono appesi questa mattina dal tetto dell’Oval, reggendo un gigantesco striscione “Qui si finanzia guerra e crisi climatica”, mentre decine di metri più in basso si svolgeva una delle più grandi fiere mondiali del settore aerospaziale e degli armamenti.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Guerra e clima: Extinction Rebellion ostacola l’accesso all’Aerospace and Defence Meeting

Vestite da astronaute, tre attiviste di Extinction Rebellion si sono appese alla passerella olimpica di Lingotto, per ostacolare l’accesso all’Aerospace and Defence Meeting, la conferenza mondiale su aerospazio e industria bellica. Srotolate due grandi bandiere della pace e uno striscione con scritto: “Guerra sulla Terra, Affari sulla Luna”. Alla cerimonia di apertura presente anche il Ministro dell’Economia Giorgetti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La decrescita è contro gli interessi dei lavoratori?

I detrattori affermano che i lavoratori non sosterranno mai la decrescita, ma non capiscono né i lavoratori, né la decrescita

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Le montagne non ricrescono. Fermiamo l’estrattivismo in Apuane e ovunque

Condividiamo di seguito l’appello alla mobilitazione in difesa delle Alpi Apuane del 16 dicembre a Carrara.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Stati Uniti: 57 oppositori alla “Cop City” a giudizio

Circa sessanta persone sono state convocate in tribunale ad Atlanta il 6 novembre. Il loro crimine: essersi battuti contro la costruzione di Cop City, un enorme centro di addestramento per agenti di polizia che avrebbe distrutto la foresta.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Rapporto ISPRA sul consumo di suolo: Veneto e Lombardia le regioni con piu’ cemento. Alta velocita’ e piattaforme logistiche la causa

Sono stati pubblicati mercoledi 26 ottobre dall’ Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) i nuovi dati sul consumo di suolo in Italia.