Nubifragio in Sardegna: “Non chiamatelo catastrofe naturale”
Sabato scorso (28 dicembre) sull’isola si è abbattuto un imponente nubifragio, già dalle prime ore si è compresa la gravità del fenomeno. Bitti, paese della Barbagia, è la zona più colpita che piange tre vittime e che ha subito danni milionari soprattutto per quello che riguarda il centro abitato. Le immagini che già dal primo pomeriggio di sabato giravano sui social parlano da sole un fiume in piena di fango e detriti che attraversa interamente il paesino della Barbagia.
“Abbiamo passato la notte a spalare fango con la gente terrorizzata dalla pioggia, che purtroppo ha continuato a scendere nelle ore notturne – ha dichiarato Cristian Farina assessore all’Ambiente del Comune -. Non c’è abitazione che non sia stata toccata dal fango e tutte le famiglie sono impegnate nella pulizia. Stiamo intervenendo con urgenza sulla viabilità di campagna dove molti allevatori sono rimasti bloccati, ad alcuni dei quali stamattina abbiamo portato medicine e viveri. Le persone sfollate sono state travolte dalla solidarietà e accolte da parenti e amici e dai nostri B&B, nessuno ha usato i lettini della Croce rossa e le strutture del Comune.”
Nel comune si registrano anche tre vittime. Il nubifragio è già considerato da tutti una catastrofe peggiore di quella del 2013, per la località barbaricina, oltre alle tre persone defunte si stimano danni per più di 40 milioni di euro in un centro abitato che conta poco più di tremila anime.
Calamità naturale o dissesto idrogeologico
La retorica dell’evento straordinario è come sempre il leitmotiv dei mezzi di informazione mainstraem e della politica Italiana e Sarda. I primi che hanno provato ad andare oltre questa retorica sono i giovani di Fridays for future Olbia, città devastata nel 2013 dall’uragano Cleopatra, uno stralcio del comunicato “Non chiamatelo maltempo” recita:
Oggi in tutti i telegiornali, sia regionali che non, la causa della morte delle persone era sempre il maltempo […] nessuno che accennasse all’ EMERGENZA CLIMATICA. Se fossero casi isolati non ci sarebbe da preoccuparsi, ma ormai ogni anno succedono queste cose e c’è sempre qualcuno a piangere qualche vittima, ma per i media sarà sempre maltempo
L’EMERGENZA CLIMATICA è qui, in Italia, in Sardegna, ed è la stessa che provoca queste improvvise inondazioni.
Ci troviamo di fronte a due fattori che ci devono interrogare il primo è quello sottolineato da F4F: l’intensificarsi di eventi climatici catastrofici che non hanno nulla a che vedere con la straordinarietà ma risentono dei profondi cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta. Giusto la settimana scorsa è stato presentato il rapporto di Legambiente sui mutamenti climatici nel territorio dello stato Italiano: tra il 2010 e il 2020 gli eventi estremi sono stati più di mille e sono in aumento costante, più di 250 persone hanno perso la vita e 50mila sono sfollate.
L’altro aspetto è legato invece all’amministrazione dei territori: la messa in sicurezza delle zone a rischio idrogeologico non è mai stata una priorità dello stato Italiano e della regione Sardegna. Si sa le messe in sicurezza ed i piani urbanistici non si possono inaugurare con un elegante taglio del nastro e non si possono capitalizzare in voti. La consapevolezza che Bitti fosse a rischio idrogeologico lo si aveva da almeno dieci anni, quando il sindaco dichiarò: «sono necessari e quantomai urgenti interventi di messa in sicurezza dell’abitato, connessi ai canali tombati dei rii Cuccureddu e Giordano. Si segnala inoltre la grave pericolosità idraulica connessa al reticolo minore gravante sul centro edificato, il quale può incidere sulla sicurezza del territorio e popolazione».
In questo contesto in Sardegna si discutono norme per incrementare il consumo del suolo soprattutto nelle zone dove esiste una possibilità per il mercato di estrarre ancora profitti e accaparrarsi voti. Il nuovo piano casa della regione prevede incrementi volumetrici anche nella fascia protetta dei 300 metri dalle coste, senza nessuna valutazione degli interventi legato al rischio.
In Sardegna il suolo, l’ambiente e il paesaggio sono una risorsa già fortemente compromessa dalla messa a profitto delle coste attraverso l’edificazione selvaggia per la turistificazione come processo di industrializzazione del territorio e dall’abbandono delle zone interne considerate sempre più zone improduttive e marginali. In Sardegna non occorrono nuove edificazioni a scopo abitativo, nell’isola troviamo 261.120 abitazioni vuote, più del 28% del totale del patrimonio edilizio dell’isola, metà delle quali in aree rurali dell’interno.
Lo stato si autoassolve
Sulle macerie del disastro che si è abbattuto su Bitti lo stato mostra la sua forza muscolare negli interventi straordinari con lo sfoggio dei mezzi della brigata meccanizzata Sassarese. L’impiego dell’esercito e dei mezzi pesanti in dotazione dovrebbe essere una operazione normale per uno stato in casi di calamità. Tuttavia ci troviamo a dover assistere al disgustoso teatrino della iper-mediatizzazione dei soccorsi da parte di uno stato patrigno che ha abdicato la cura del territorio in Sardegna come altrove per avallare inutili opere speculative a favore del profitto di pochi che con la divisa dello stesso esercito che avvelena ampie zone dei territori nell’isola si fa fotografare mentre spala il fango dalle strade del piccolo centro barbaricino. Il sottosegretario alla difesa Giulio Calvisi in queste ore si trova proprio nel paese di Bitti per beatificare l’operato dell’esercito Italiano. È di poche ore fa la notizia che la procura di Nuoro ha avviato un inchiesta per disastro colposo a carico di ignoti, sappiamo bene tuttavia come lo stato tenda sempre ad autoassolversi. Come nel caso della tragedia di Olbia nel 2013 che ad sette anni di distanza non ha ancora trovato dei responsabili per un disastro che costò la vita a 22 persone e che fece 660 milioni di euro di danni materiali.
Una forte risposta popolare
Per quanto l’amministrazione comunale abbia interdetto l’accesso al territorio di Bitti, lasciando l’intera gestione dell’emergenza ad esercito e protezione civile tante persone da altri centri della Sardegna hanno raggiunto il luogo del disastro per contribuire con le proprie mani a spalare il fango dalle strade, dalle cantine e dalle case. Un contributo fondamentale soprattutto nei prossimi giorni, quando su Bitti si spegneranno i riflettori ma ancora saranno indispensabili tante energie per ripristinare una situazione di normalità. Nonostante sappiamo di chi sia la responsabilità in un territorio devastato dai rapporti coloniali e capitalistici ora ci sembra opportuno in questo momento rimboccarsi le maniche ed organizzarsi per aiutare la popolazione locale dal basso. Tra le varie iniziativa di solidarietà nell’Isola in soccorso alla popolazione bittese segnaliamo quella del Mutuo Soccorso Casteddu che da domani (martedì primo dicembre) e per tutta la settimana organizza una raccolta di materiale in solidarietà a Cagliari in Via Molise 58 presso Su Tzirculu dalle ore 9 alle ore 20, a Nuoro presso Sa Bena contattando i numeri di telefono 3299694001 e 3289499906, a Bosa presso Casa del Popolo in via Cugia 14, dalle ore 10 alle ore 13, a Sassari presso Sa Domo de Totus via Frigaglia 14b dalle 9 alle 20.
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