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Remi: una tragica fatalità o una tragedia annunciata?

Genealogia sull’intensificarsi della violenza poliziesca in Francia contro le Zones-à-defendre.

La verità emerge sempre più chiara quanto alla morte di Remi, giovane attivista trovato morto sulla Zad di Testet sabato scorso: assassinato dalla polizia.

Mentre i soliti sciacalli si dilettano con dettagli tecnici, vuote dichiarazioni e tardivi (nonché temporanei) provvedimenti – come la sospensione provvisoria dell’uso delle granate offensive da parte dei gendarmi – la parola fatalità si rincorre sulle bocche “socialiste” del governo. Un termine che rassicura, un’espressione che assolve.

In Francia le persone mutilate dalle stesse granate che hanno ucciso Remi si contano a decine in questi ultimi anni, nei cortei, negli scontri, allo stadio, nei quartieri. Un collettivo di vittime si è formato nel 2003 per denunciare pubblicamente l’uso e abuso di armi da guerra da parte della polizia. All’inizio di quest’anno, dopo una lunga battaglia giudiziaria, è addirittura il tribunale amministrativo che ha riconosciuto la responsabilità dello stato dopo il ferimento di un ragazzo a colpi di flash-ball (http://faceauxarmesdelapolice.wordpress.com/).

Sulla stessa Zad di Testet, gli attivisti hanno denunciato a più riprese un inasprimento delle violenze poliziesche a partire da inizio settembre.

Il 7 ottobre Elsa, una compagna che occupava la Zad di Testet, ha quasi perso una mano dopo che un poliziotto ha tirato una granata di dis-accerchiamento DENTRO un camper in cui si era barricata con alcuni compagni:

 

 

Lo stesso giorno i gendarmi hanno bruciato gli oggetti personali e il cibo degli attivisti presenti sul posto:

 

Come riporta Fatima, del collettivo tant qu’il y aura de bouilles (l’intervista integrale può essere ascoltata alla fine dell’articolo NdR), l’eventualità che “ci scappasse il morto” era agitata esplicitamente dai poliziotti presenti ques’ultimi mesi sulla Zad e dalle milizie pro-diga.

“Chi si sarebbe potuto immaginare una tale violenza?” ha dichiarato il più grande sostenitore della diga di Silvens, Thierry Carcenac, presidente del consiglio generale della regione di Tarn. Qualsiasi osservatore con occhi per vedere e orecchie per intendere, gli si può rispondere: la morte di Remi non è un fulmine a ciel sereno ma la scarica mortale di un cielo in tempesta in cui le questioni sociali sono trattate come problemi di ordine pubblico.

Se si dà alla polizia un lacrimogeno, lo sparerà ad altezza d’uomo, se si dà alla polizia un manganello lo girerà al contrario perché faccia più male, se si dà alla polizia un taser lo userà come una sedia elettrica, se si dà alla polizia una granata assordante la utilizzerà come una bomba a mano.

La morte di Remi non è una fatalità ma una tragedia annunciata, lo sappiamo chi c’è dietro la mano assassina che ha lanciato quella granata: Hollande, Valls, Carcenac e tutti i coloro che costruiscono le grandi opere sui cadaveri.

 

ciao Remi, che la terra che difendevi ti sia lieve

 

Ascolta l’intervista con Fatima del collettivo tantquilyauradesbouilles

Prima parte: Un anno di lotte alla Zad di Testet

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Seconda parte: La giornata di sabato 26 ottobre

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Terza parte: Considerazioni sulla violenza della polizia

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______________

Oggi si terranno due presidi, a Torino e Milano, di fronte ai rispettivi consolati francesi presenti nelle due città. Per ribadire, anche qui da noi, che la morte di un ragazz* per mano dello Stato non è accettabile!

Torino

Milano

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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