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Trivelle: la Guidi si dimette, gli intrecci e gli interessi delle lobby del petrolio con il governo Renzi

 Due i  filoni di indagine: il primo riguarda il Centro Olio in Val d’Agri (dove è stata sospesa la produzione di petrolio) e che ieri ha portato all’arresto di sei funzionari del centro Eni con l’accusa di traffico e smalcimento illecito di rifiuti.

Il secondo filone dell’inchiesta  riguarda invece  l’impianto estrattivo della Total a Tempa Rossa. Ed è in questa indagine che spunta  anche il nome di Gemelli, compagno della Guidi, indagato per traffico di influenze. Agli atti sono finite  alcune conversazioni telefoniche tra il ministro Guidi che rassicura il compagno su un emendamento reinserito all’ultimo momento a dicembre 2014 nella legge di stabilità; un emendamento con il quale si dava il via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, giacimento petrolifero nell’alta valle del Sauro nel centro della basilicata, opera contestatissima dalle associazioni ambientaliste.

 “‘Siamo di fronte a una organizzazione criminale di stampo mafioso, organizzata su base imprenditoriale’ le parole usate nella conferenza stampa  dal Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti. Seppur non indagata, le intercettazioni nelle quali la ex ministra nel 2014 annuncia al suo compagno di essere riuscita a convincere la Boschi ad approvare un emendamento per sbloccare un impianto in località Tempa Rossa, hanno portato alla ribalta il tema  del malaffare legato al business delle estrazioni petrolifere, tema strettamente legato alla consultazione referendaria del prossimo 17 aprile.

Noi abbiamo chiesto un commento a Francesco Masi, del comitato regionale no triv Basilicata. Ascolta o scarica.

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Sulle della Guidi ascolta anche le considerazioni di Roberto Biorcio docente sociologia dei fenomeni politici. Ascolta o scarica

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da radiondadurto.org

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