Contro la piattaforma dei veleni
Lentiai è un piccolo comune di quasi 4mila abitanti. Si trova lungo il corso della Piave, nella vallata che da Belluno scende dolce verso Feltre. Da qui, lo sguardo spazia dalle Prealpi alle Vette Feltrine, e dietro alle montagne “di casa” si intravedono i picchi aguzzi delle Dolomiti.
Da qualche giorno a Lentiai sono spuntate alle finestre alcune bandiere giallo carico, “stop alla piattaforma dei veleni di Lentiai”. La “piattaforma dei veleni” è un impianto di trattamento rifiuti che il CIPA – il consorzio che gestisce i reflui industriali di tutto il Bellunese, organismo di Confindustria – progetta di realizzare a due passi dal paese, riattivando e implementando il depuratore di un’azienda tessile dismessa, la San Marco.
Gli abitanti di Lentiai si sono trovati venerdì 12 febbraio in assemblea per discutere il da farsi: alla serata “Valbelluna, fine di un paradiso?” erano presenti, oltre ai cittadini e al sindaco del comune, il Gruppo Natura di Lentiai, il gruppo Coltivare Condividendo, i pescatori del bacino 10 delle Acque Feltrine, il comitato “no alla ciminiera” di Busche, il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune, gli attivisti della Campagna Liberi dai Veleni. Circa 250 persone stipate nell’aula magna della scuola elementare di Villapiana. 250 persone preoccupate.
La ditta San Marco venne costruita parecchi anni fa con i contributi del Vajont, i fondi statali per la ricostruzione economica della Provincia stanziati dopo la tragedia del ’63 – soldi che sono scivolati anch’essi a valle e fuori Provincia, insieme ai resti di Longarone. Ha cambiato più volte nome e proprietà, infine è stata chiusa, alcuni anni fa. La proprietà è ancora in mano alla famiglia Orlandi, che ad un certo punto pareva interessata ad investire per trasformare la zona in un’area commerciale, ma ha nel frattempo cambiato idea.
Lentiai ha un suo depuratore, naturalmente. È vecchiotto, ma funziona. L’impianto smaltisce gli scarichi dei circa 3800 abitanti del Comune.
Secondo il progetto del CIPA, nel nuovo “depuratore” – così lo presentano, nonostante progettino di trattarvi rifiuti liquidi (secondo la normativa, se un impianto tratta rifiuti liquidi, è un impianto di trattamento rifiuti, e non un depuratore) – confluiranno anche gli scarichi dell’impianto attuale, che verrebbe dismesso. Prima domanda che cittadini e associazioni si pongono: perché il pubblico dovrebbe pagare un privato per un servizio che ha già?
Il nuovo impianto alla San Marco sarebbe 20 volte più grande di quello al momento in funzione: da 3800 a 80mila abitanti equivalenti. Secondo campanello d’allarme. Per il Comitato no depuratore, anche sommando tutte le imprese del CIPA, gli abitanti del Comune di Lentiai e di Busche e Lattebusche (cooperativa lattiero casearia della zona, che da tempo avrebbe in effetti bisogno di un nuovo depuratore), la dimensione dell’impianto progettato rimarrebbe comunque spropositata, almeno il doppio rispetto alle reali esigenze del territorio. “È chiaro che non si tratta di un depuratore – Giuseppe Dalla Balla è il presidente del Comitato – ma di un impianto industriale per fare profitti. Intendono accogliere qui anche rifiuti pericolosi dalla bassa, da imprese del Trevisano, di Vicenza, di Verona…”.
A spulciare nel progetto nel sito della Regione Veneto, si trova l’elenco delle tipologie di rifiuti che verrebbero smaltiti nel nuovo impianto. Ed è impressionante, dicono dal Comitato no depuratore: sarebbero quasi 200. “Questo è uno dei problemi dell’impianto – secondo Marco Caldiroli, vicepresidente di Medicina Democratica per il nord Italia – perché quando le sostanze si mescolano possono generare reazioni anomale che non sono prevedibili con precisione nemmeno dagli esperti”. Tra quelli accolti a Lentiai, ci sarebbero anche rifiuti tossici pericolosi e precettati.
“E questo accadrebbe in una zona abitata – Adriano Zampol parla a nome del Gruppo Natura di Lentiai – a due passi dalle nostre case e dalla scuola, a meno di 20 metri da aree di pregio ambientale SIC e ZPS, e in zona agricola. Noi la piattaforma dei veleni qui non ce la vogliamo, e che non ci raccontino la favola dell’opera di pubblica utilità”.
I rifiuti liquidi verrebbero scaricati, una volta diluiti, nella Piave. In una Provincia che vede già sfruttato il 90% delle proprie acque, e che da anni dà battaglia sul tema dell’Acqua Bene Comune, pare l’ennesima beffa: “Il fiume arriva a quest’altezza già stremato – Mattia Paoluzzi rappresenta i pescatori del bacino 10 delle Acque Feltrine – e ora pensano pure di buttarci dentro dei veleni? Con la capacità di auto-depurazione fortemente diminuita per la scarsità d’acqua rimasta, che ne sarà delle specie preziose che ancora abitano il fiume? E di me, che pesco a gambe nude, dei miei figli che tutte le estati nella Piave ci fanno il bagno?”.
Il progetto ha ricevuto un primo via libera a inizio dicembre sotto il profilo della compatibilità ambientale: la commissione Via regionale ha approvato la riattivazione dell’impianto, pur con una trentina di prescrizioni tecniche. Il sindaco di Lentiai, Armando Vello, ha annunciato il ricorso del Comune al Tar.
Il firmatario del progetto è l’ingegner Bruno Zanolla, sindaco di Quero Vas e amministratore di BIM Infrastrutture spa, società di servizio del BIM, consorzio di Comuni che attraverso BIM GSP gestisce il servizio idrico integrato (acquedotto – fognatura e depurazione) in provincia di Belluno. “Ci si potrebbe chiedere – alla riunione anche Federico d’Incà, parlamentare 5 Stelle originario di Trichiana, un comune poco lontano da Lentiai – se non ci sia un qualche conflitto d’interessi, in questo intrecciarsi di ruoli dell’ingegner Zanolla”.
La risposta, le associazioni e i movimenti che hanno partecipato alla serata ce l’hanno ben chiara in mente. E non hanno nessuna intenzione di lasciarsi decidere il futuro in nome di un fantomatico interesse collettivo e ben più concreti interessi privati.
Entro metà marzo, il Comitato no depuratore organizzerà una fiaccolata in difesa del paese di Lentiai e contro il progetto del CIPA. Nel frattempo, le finestre e le vetrine della zona si tingono di giallo.
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.
ambienteBellunoinquinamentoLentiaipiattaforma velenirifiutirifiuti tossiciveleniveneto