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Il capitalismo possiede la democrazia?

 

 

Abbiamo ricevuto vari commenti sul nostro opuscolo sul movimento Occupy, molti dei quali d’accordo con noi. E ‘stato bello vedere che alcuni pro-rivoluzionari che noi non conosciamo personalmente, hanno preso l’iniziativa di riprodurre e distribuire in città in cui non abbiamo una presenza. Qualcuno ci ha fatto una critica costruttiva. C’era disaccordo in particolare per quanto riguarda il nostro uso del termine democrazia nell’opuscolo. Per esempio, i compagni del peruviano CIP (collectivo Insurreccion Proletaria) ci hanno scritto:

“Quello con cui non eravamo d’accordo era: ‘Il cambiamento deve andare più a fondo e deve emancipare gli oppressi, renderli parte di una vera democrazia al posto della finzione che esiste oggi.’ La democrazia è esistita fin da quando c’è stata una società fondata sulle classi. Chiedere una democrazia reale sarebbe vano, inutile. La democrazia, per noi è: la libertà della classe dominante di adempiere ai propri interessi attraverso le leggi, la struttura politica, ecc, per sfruttare nel modo in cui vogliono. La natura stessa della democrazia implica che ci sono classi. L’obiettivo della lotta proletaria non è democrazia (nemmeno la democrazia più reale), l’obiettivo è l’eliminazione della società di classe e dei rapporti di sfruttamento. Non capiamo perché usiate questo termine (..) “.

Nel loro stesso materiale, il CIP ha scritto: “Ora ci sono quelli che vogliono venderci l’illusione della democrazia reale, la lotta per la democrazia è sia ridondante che assurda. E’ ridondante, perché la stiamo già vivendo, è il diritto della classe dirigente a giocare con noi liberamente, e per noi di scegliere chi ci sfrutta più o meno, chi inquina in un posto invece che in un altro. La vera democrazia non finirà lo sfruttamento che esiste a livello globale, al contrario, vive al suo interno. Perché lottare per qualcosa che esiste già, per una democrazia ‘reale’, per uno sfruttamento ‘vero’? Perché lottare per uno sfruttamento più legale di quello che già esiste? “

A questo, rispondiamo: Voi vedete il concetto di democrazia come di esclusiva proprietà della borghesia e lo fate coincidere con lo Stato e il parlamentarismo. Eppure, il dizionario Webster definisce “democrazia” semplicemente come “governo della maggioranza.”. Così, quando si scrive di “democrazia reale” che “stiamo già vivendo in essa”, state dicendo che la maggioranza governa già oggi. Questo è assurdo. Noi, d’altra parte, parliamo di “falsa democrazia che esiste oggi” perché non è il dominio della maggioranza, ma di una piccola minoranza (anche se superiore all’1%). E’ importante fare questa critica. Sicuramente, la rivoluzione fallirà se non porta ad una vero e proprio “dominio della maggioranza” (il lavoratore collettivo). Se non vogliamo chiamare questo “democrazia reale”, come lo chiamiamo? Non vediamo alcun motivo per cui la parola democrazia debba essere infangata dalla “democrazia” capitalista più di quanto la parola “comunismo” sia infangata dal “comunismo” capitalista.

Molti comunisti di sinistra hanno una posizione dogmatica su questo. La crescente consapevolezza che la democrazia capitalista è una farsa, e che un vero e proprio dominio della maggioranza è necessaria, è una fonte importante per le proteste di oggi. La risposta giusta alla comprensibile tendenza nel movimento a rendere feticiste le forme democratiche, non è di rifiutare la democrazia, ma di contestualizzarla, dimostrare come forme e contenuti sono legati insieme, come la democrazia reale è impossibile in un contesto di sfruttamento; come qualsiasi riforma democratica non possa che esser impotente di fronte alle esigenze del capitale, alla logica della legge del valore.

Non usiamo la parola comunismo nell’opuscolo, senza spiegarlo, perché è orami infangato quel termine. Mettiamo in contrasto la nostra comprensione di esso con quella del “comunismo” capitalista “. Allo stesso modo, mettiamo in contrasto la democrazia comunista con la finzione che è la democrazia capitalista. Il nostro materiale ha fatto, collocando la “democrazia reale”, nel contesto di “un mondo in cui le corporation in competizione e le nazioni in guerra sono sostituite da una comunità umana che usa le risorse di tutti per il beneficio di tutti senza sfruttamento.

Pensiamo che questo sia un importante dibattito e vorremmo portarlo avanti con voi. Un compagno ha riassunto la nostra posizione su questo tema

 

La democrazia – la loro e la nostra

 

Rifiutiamo la critica che è stata fatta al materiale di PI a causa dell’uso del termine e del concetto di “democrazia”. Nel materiale di PI era chiaro che il nostro concetto di democrazia non ha nulla a che fare con la democrazia borghese, con le sue costituzioni, i parlamenti, le elezioni, che sono tutti situati nel quadro dello Stato capitalista e nel funzionamento della legge del valore, che sono tutti elementi costitutivi del dominio capitalista e la sussunzione reale del lavoro al capitale. La democrazia a cui il materiale si riferisce in opposizione alla “democrazia” della società capitalistica, è la democrazia del lavoratore collettivo, le cui forme sono presenti in forma embrionale nelle lotte di tutti i lavoratori, nei comitati di sciopero che si costituiscono negli scioperi selvaggi, e in forme più sviluppate quando la lotta di classe ha assunto una forma generalizzata e politica diretta contro lo Stato capitalista, nei consigli operai o soviet, le prime basi del potere duale e poi il rovesciamento del dominio capitalistico. Cosa è stata la Comune di Parigi, oppure i soviet in Russia nel 1905 e poi di nuovo nel 1917, se non la manifestazione della democrazia della classe operaia e dei suoi organi di potere?

Dobbiamo sostituire a questa democrazia, il “centralismo organico” di Bordiga e gran parte della tradizione della sinistra comunista italiana (e i suoi residui ideologici in alcuni dei suoi eredi teorici)?. Per tutti i contributi teorici che la sinistra italiana ha lasciato ai pro-rivoluzionari del XXI secolo, questo eredita particolare, con il suo rifiuto di ogni concetto di democrazia, e la pretesa che la democrazia è ad uso esclusivo della borghesia , è quello che deve essere inequivocabilmente respinto. La tradizione basata sul concetto di centralismo organico, in opposizione alla democrazia, sia all’interno delle organizzazioni politiche della classe operaia e nei suoi organi di classe, porta dritto al leninismo e allo stalinismo, ma non può costituire una base per l’intervento politico dei pro -rivoluzionari nelle lotte di classe emergenti. Invece di raccontare la triste storia del rifiuto della democrazia per la classe operaia, quella scritta nel sangue nel corso del XX secolo, da Kronstadt a Barcellona, da Berlino a Parigi, una storia che è fin troppo nota, concentriamoci sulle basi teoriche di un concetto proletario di democrazia.

Il lavoratore collettivo non è semplicemente soggiogato dalla capitale e dal funzionamento della legge del valore. Il lavoratore collettivo possiede anche la capacità, attraverso la sua prassi di distruggere il capitale e le sue relazioni sociali (le stesse relazioni sociali in cui è stato storicamente imprigionato). Questa capacità, il prodotto della sua storia e delle lotte, comprende il potere di creare un mondo oltre il capitalismo, di generare relazioni sociali nuove e rivoluzionarie al di là della forma valore, di produrre essi stessi un mondo oltre l’oppressione e lo sfruttamento di classe. La democrazia è la forma politica o modalità dell’esistenza collettiva del proletariato, ora nella sua forma storica come lavoratore globale collettivo. Può rendere possibile sia la lotta rivoluzionaria contro il capitale e l’organizzazione politica di una comunità umana oltre il capitalismo. E’ un compito teorico dei pro-rivoluzionari elaborare una teoria della democrazia adeguata a questi compiti.

 

Prospettiva internazionalista

Internationalist Perspective 56 – Summer 2012


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