Gli spari sopra
Son passati tre mesi dal 14 dicembre, dalla giornata di sfiducia che la piazza precaria ha agito contro il governo Berlusconi. Son passati tre mesi ma resta la scia di adreanalina e rabbia perfettamente sintetizzata dall’immagine della ‘nostra piazza del Popolo’, quella dell’incompabilità antagonista che costringe al sorriso quando ci si imbatte nei fotogrammi austeri della pubblicistica del turismo, resta il ‘fantasma’ dell’esplosione di una rabbia genuina e dirompente, che tanto sfacelo ha creato negli animi candidi di politici e giornalisti o presunti tali.
Liberazione pubblica un’altra narrazione di quella straordinaria giornata di conflitto, che deve essere sommata allo sconcerto dei goverantori dell’ordine dinnanzi ad un barlume di rivolta inatteso così come alla determinazione disarmante di una piazza che di educazione e colori, di canzonette e permessi si era alquanto stancata. Quindi, i fatti: almeno tre colpi di pistola sono stati esplosi dai carabinieri durante gli scontri, nello slargo all’incrocio tra Botteghe Oscure e via degli Astalli, per impedire che il corteo si dirigesse sotto la presidenza del premier Berlusconi, Palazzo Grazioli. Il quotidiano ricostruisce quanto accaduto attraverso video inediti che testimoniano ciò, rendendo pubblici fotogrammi di pistole fumanti, posizionate ad altezza uomo.
Non scadendo in dietrologie, fa specie rileggere le dichiarazioni del 14 dicembre del verde ministro degli interni Roberto Maroni, che disse “poteva scapparci il morto”! Certo che il leghista facesse riferimento alla tempesta del conflitto scatenata in piazza del Popolo e dintorni, ma oggi quelle parole sono alquanto ambivalenti e contradditorie…!
Quindi, senza soffermarsi su ammissibili – dinnanzi all’urto della rivolta di piazza! – riflessioni sull’uso della forza nella consumazione della rottura da parte dello Stato ma soprattutto di chi si ribella, all’oggi, quello che possiamo ancora una volta dedurre e vedere confermato è che la piazza del 14 dicembre ha fatto loro paura per davvero! Quella paura ingovernabile perchè data dall’eccedenza di una composizione precaria rintuzzata dalla routine della miseria parlamentare – artefice dell’ennesima fiducia a B. & compagny, casta politica incapace di cogliere l’insopportabilità del governo della crisi così come sorda alle agitazioni sociali del paese nostrano.
Fratelli e sorelle del Maghreb in rivolta ce lo insegnano, in direzione dello sciopero generale del 6 maggio: la paura è un sentimento nobile se riversato addosso rais e questurini, se fatto esplodere in cuore di chi difende status quo e faglie di classe. Qualcuno cantava: “E se si girano gli eserciti e spariscono gli eroi, se la guerra (poi adesso) cominciamo a farla noi, non sorridete!, gli spari sopra… sono per voi!”
Hammett Riot
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