Richiedenti asilo: tra affari economici ed interessi politici
Negli ultimi mesi il tema dell’immigrazione ha avuto una centralità nel dibattito pubblico italiano soprattutto nei termini di prese di posizione (manco a dirlo, spesso xenofobe) a fronte di fatti spesso tragici. Tutta una serie di discorsi hanno (ri)guadagnato una certa visibilità: la polemica contro i rom, le tentazioni militaresche di affondare i barconi, la panzana che ad ogni migrante lo stato italiano ogni giorno regali 30 euro provenienti dalle tasse di tutti.
Nei giorni scorsi, invece, il clima si è acceso a partire da un’iniziativa di alcuni soggetti politici precisi. A pochi giorni dal risultato elettorale i governatori di Lombardia, Veneto (confermato il leghista Zaia) e Liguria (il neoeletto Toti di Forza Italia) hanno alzato la voce contro il governo dichiarando di non voler “accogliere” altri migranti. Maroni ha minacciato il blocco dei finanziamenti ai comuni che ne avessero accolti sul proprio territorio e ha scritto una lettera ai prefetti, i responsabili operativi dell’accoglienza, diffidandoli dall’accettarne altri in Lombardia. Ma, poiché i prefetti ricevono le direttive dal governo, non hanno accolto le richieste del governatore lombardo e Salvini ne ha approfittato per invitare i suoi sostenitori a protestare attivamente contro le prefetture coinvolte.
Se è oggettivo il dato sull’aumento dei flussi di migranti dalla sponda sud del Mediterraneo, la Lega Nord, in particolare, è riuscita ad imporlo come elemento di scontro e polarizzazione nel dibattito politico italiano. Ovviamente per questi politicanti è tutto funzionale esclusivamente alla necessità di coagulare consensi e trarne vantaggi elettorali: sfruttare l’occasione per mettere in difficoltà il governo Renzi e strappare percentuali di consenso al PD. È a questo scopo che sono funzionali le dichiarazioni, talvolta quasi caricaturali, che danno una rappresentazione di rottura con il governo centrale; infatti per il politicante di professione queste prese di posizione roboanti hanno più valore proprio per lo scalpore creato che per la loro possibile realizzazione.
Al PD non resta che rivendicare, per bocca di Chiamparino, la nobiltà dell’accoglienza dei profughi. Nessuna illusione, i responsabili politici di riforme come Jobs Act, Buona Scuola, Piano Casa, nonché i principali sostenitori del TAV in Valle di Susa e mandanti di violenti sgomberi di sfrattati e migranti, non si sono improvvisamente riscoperti di “sinistra”. Anche in questo caso si tratta della necessità di potersi piazzare nella rappresentazione mediatica come alternativa (elettorale, beninteso) allo xenofobo Salvini. Ma sostenendo una politica economica ancora più liberista della destra (che, in certi frangenti, è frenata dalla propria base sociale), il PD deve distinguersi su temi come l’accoglienza dei profughi con posizioni apparentemente progressiste.
La Lega sfrutta quello che è un aspetto effettivamente odioso del sistema dell’accoglienza, curvandolo secondo i propri interessi. Infatti, si tratta un sistema imprenditoriale che genera profitto grazie ad un trasferimento di ricchezza dalle tasche della popolazione a quelle degli imprenditori dell’accoglienza, tramite la tassazione gestita dal potere politico. A differenza di altre imprese non vengono prodotti beni o servizi fruibili, ma vengono rinchiusi corpi umani dichiarati richiedenti asilo (il che ne stabilisce il valore, per diritto). Per la gestione di questi centri lo stato, quindi, sborsa delle somme a favore di cooperative e società proporzionali al numero dei migranti “accolti”. Una delle cose che Mafia Capitale ha chiarito è che “si fanno più soldi con gli immigrati che con il traffico di droga”. Ma per i salviners sono i migranti a intascare i 35 euro al giorno che lo stato paga alle cooperative per ogni richiedente asilo.
Il continuo flusso di esseri umani verso l’Europa è ormai un dato di fatto con cui bisogna fare i conti stabilmente. D’altronde in molte zone del mondo gli interessi capitalistici dell’Occidente hanno imposto la distruzione delle possibilità di riproduzione della vita tramite l’espropriazione di terre, di guerre convenzionali o a bassa intensità, devastazioni ambientali o spesso tutti questi elementi insieme. Massicci spostamenti delle popolazioni sono d’altronde una realtà in medio-oriente e Africa da anni, le masse di disperati che bussano alle porte dell’Europa sono solo a ricordarci che lì fuori c’è un mondo in guerra. In questo senso, tutta la massa di spossessati che viene prodotta è suscettibile di rientrare nella categoria di “profughi” e non ha altra prospettiva che migrare verso le regioni in cui la ricchezza viene accumulata. Ciò nonostante la questione dei profughi (e dei migranti più in generale) è gestita da dieci anni come un’emergenza e nessuno, da destra a sinistra, ha mai voluto cambiare il sistema dell’accoglienza. I richiedenti asilo si trovano stretti tra due interessi: quelli di profitto economico del sistema accoglienza e quelli dei politicanti che sulla loro pelle sperano di farci una carriera.
Non si tratta di leggere il problema in termini di migliore gestione di questo sistema. Ma è importante riaffermare un concetto, per quanto semplice. In Italia il capitalismo assume il carattere clientelar-mafioso che si basa sul spartizione delle risorse pubbliche tra comitati d’affari e cordate politiche: da Mafia Capitale alle grandi opere inutili. Non conta il luogo in cui siamo nati, né la lingua che parliamo, perché siamo tutti appartenenti alla stessa classe sociale e come tali ci troviamo depredati della ricchezza che produciamo collettivamente. Ma così come subiamo questa rapina di risorse, possiamo trovarci alleati, dal cara di Mineo alla Val di Susa, nella lotta per esigere una vita dignitosa.
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