InfoAut

Riot, spettacolo e potere

Crediamo che le riflessioni seguite alla May Day NoExpo abbiano segnalato, tra tante litanie prevedibili, almeno una novità: contrariamente ad altre volte, gran parte delle critiche agli scontri e alle azioni che si sono prodotti durante la manifestazione hanno puntato il dito contro la presenza di un’attitudine “spettacolare”, e in questo senso fittizia, che si sarebbe celata nei meandri dello spezzone delle lotte sociali e dei comportamenti che vi si sono verificati. A questo carattere affettato delle gestualità illegali o “violente” del primo maggio non pochi tendono a contrapporre, esplicitamente o implicitamente, la “realtà” delle lotte sociali che si riproducono nel quotidiano. Crediamo sia una critica che, a differenza di altre, coglie un elemento critico dello stare in piazza e può permettere di avviare una riflessione non banale per chi intende creare percorsi di conflitto (per gli altri l’interrogativo è evidentemente ozioso).

Un primo elemento da introdurre sul punto è che non appare possibile attribuire a una sola modalità di stare piazza una dimensione spettacolare. Si pensi, in contrapposizione ai disordini, alle manifestazioni cosiddette “pacifiche e colorate”. Il solo fatto che, per definirle (anche da parte di chi le organizza), si alluda a un elemento estetico qual è il colore rende evidente che obiettivo di queste forme è anche (non necessariamente soltanto) fornire un’immagine del dissenso. Tra un mese avrà luogo il NoExpo Pride, cui tutte e tutti parteciperemo. Le maschere, la vernice sul viso o sulle strade, i nasi da pagliaccio o abiti considerati stravaganti dal senso comune, fino a gestualità che rimandano al piacere sensuale e a un erotismo senza restrizioni costituiscono un bagaglio sfaccettato di rimandi sensibili, che sono prodotti indubbiamente per comunicare qualcosa all’esterno.

Comunicare è utilizzare qualcosa di percettibile per convogliare un senso. L’universo dei segni e dei corpi (e questi ultimi agiscono da segni, quando intendono lanciare messaggi con gesti e movimenti), non può tuttavia considerarsi uno spazio intatto nel mondo della valorizzazione capitalistica. Ogni produzione cognitiva ed ogni invenzione semantica sono passibili di cattura mercantile da parte del capitale. Questo è il primo livello su cui si confrontano manifestazioni, riot inclusi, e potere. Su un piano estetico, è lecito chiamare questa sussunzione spettacolo; ma il significante in bilico tra critica dell’esistente e cattura mercantile non dovrebbe mai essere considerato in modo unilaterale o statico. Esso è elemento in controluce che lascia trasparire tanto le sue velleità di rottura quanto le velleità capitalistiche della sua neutralizzazione semantica, che non è mai completa. La cattura spettacolare di una forma qualsivoglia di manifestazione politica non ne annulla mai completamente le potenzialità e il messaggio.

Qualcuno vede nelle forme “violente”, “nere” e nel “riot”, un surplus di elemento spettacolare. Se la distinzione non può essere quella tra spettacolo ed extra-spettacolare, si ipotizza una sorta di intensità del recupero capitalistico dovuta alla potenza della riproduzione mediatica mainstream delle scene di violenza urbana. Il valore consumistico dell’immagine violenta ha indubbiamente origine in un potenziale conturbante, che come tale è sia vendibile che pericoloso. I media, che pur condannano senza mezzi termini tale violenza, vivono un’ambiguità classica su questo piano, a causa di uno sdoppiamento pratico dei meccanismi di dominio in funzioni di accumulazione e funzioni di controllo. Ma la violenza sociale e quella riprodotta in video, in telegiornale, in film, vivono un rapporto di influenza che è biunivoco, non unilaterale. Difficile sarebbe riscontrare qualcosa di “puro” o “reale”, se reale fosse ciò che è incontaminato dalla sussunzione mediale. Semmai i piani del gesto e del senso, che per il capitale sono potenziale merce spettacolare, sono piani reali e materiali a tutti gli effetti, anche quando sono riprodotti come spettacolo.

Il punto è come stare su questi piani, con quali obiettivi. Che senso ha avuto, nella famosa rivolta delle banlieue francesi del 2005, incendiare migliaia di auto? Se incendiare una scuola o una stazione dei bus può lasciar intuire un’indicazione circa la natura coloniale e di classe delle istituzioni formative o dei trasporti (e anche in questo caso si vede come l’obiettivo sia comunque distruggere per comunicare un assunto politico) incendiare automobili nelle cité non si presta alla stessa interpretazione. Chi brucia mille auto vuole, questo il punto, trasmettere l’idea di un incendio della metropoli. Un incendio politico e sociale che avverrebbe con una trasformazione completa dei rapporti, ma la cui rappresentazione iconica non può che essere materiale. I banlieuesard ebbero dieci anni fa consapevolezza estrema della potenza scenografica di ciò che andavano producendo; e questo non ne ha fatto degli scenografi porno-addicted, poiché il cuore del loro messaggio era antagonistico: rendere la sfida alla metropoli riproducibile (ciò che in parte accadde).

Nell’epoca dell’asimmetria tecnologica tra istituzioni e popolazione civile il piano militare puro è per lo più escluso. Il livello di scontro e azione possiede certo una sua organizzazione strategica e tenta sempre, quando è condotto sinceramente, di mettere in difficoltà la controparte; ma obiettivo primario è di fatto produrre una trasmissione (autonoma, sponeanea o mainstream che sia) di alcuni atti, al fine di propiziarne la riproduzione sociale. L’azione di piazza è, considerata come speciale missiva, un biglietto infilato nella bottiglia e destinato alla rabbia sociale del pianeta, esattamente come un testo scritto su Internet. Il riot è, in quanto manifestazione politica, una forma testuale: un modo di imprimere forme e gesti nello spazio e nel tempo, affinché qualcuno possa decifrarli e, se lo vorrà, assumerli.

Qui la dimensione degli scontri di piazza si confronta su un secondo livello con ciò che è potere. I rivoltosi pongono in essere contorti, moltiplicati, massificati geroglifici corporei: forme ed eventi che costituiscono un messaggio e un testo lasciati all’interpretazione dei propri simili/compagni di classe sparsi per una città, per una nazione o per il mondo. Producono, nei fatti, una forma che intende trasmettere un contenuto, l’oggetto del messaggio. Non del tutto diversamente dagli agenti del comando sistemico, che confezionano rappresentazioni del reale e le diffondono per il globo con le loro forme e i loro canali, così i rioters di qualsiasi paese o città – Milano, Baltimora, Istanbul – ben oltre altre differenze che li caratterizzano, sono accomunati dal desiderio di lanciare un appello politico. I caratteri di questi appelli sono deducibili dagli atti che compiono, dagli obiettivi che praticano, dai nemici che scelgono e dalle dinamiche di amicizia possibile cui alludono.

Attuare una manifestazione, più o meno violenta, comporta quindi una scelta in qualche modo testuale, epistolare. Cosa scriviamo? Chi è autore? Chi sceglie? Qui si situa, ribaltata di centottanta gradi, la questione del potere: poiché potere (“poter” correre, “poter” danzare, “poter” cantare) è in origine il poter, il riuscire a determinare degli effetti; è – scandalo! – null’altro che la possibilità, la libertà di farlo. Se vogliamo stilare una missiva per Baltimora o Istanbul, per il Bronx romano o per Bagnoli – e la stiamo scrivendo, supponiamo, a Milano – dobbiamo decidere cosa scrivere. Chi scrive? Chi decide? Chiunque contribuisce al riot sta decidendo i contenuti nella missiva, che sono tutt’altro che slegati dalle sue forme. Chiunque contribuisca al riot esercita un potere, gli piaccia o no. In questo, come nel fatto che un evento politico ha di per sé una dimensione mediatica nel mondo di oggi, ed esercita modernamente una seduzione estetica, non c’è nulla di bene o di male: è un fatto, e tant’è.

Esistono allora due tipi di mito a proposito del riot, in relazione allo spettacolo e al potere. Il primo è che sia possibile eliminare la dimensione iconica e semantica del riot, immaginandovi uno scopo puramente militare che appartiene nei fatti ad altri capitoli della scienza rivoluzionaria (o, sul versante opposto, che sia consigliabile eliminare il riot da questa scienza e dalle nostre pratiche tout court, poiché il suo carattere epistolare e mediale ne farebbe una forma specialmente peccaminosa del politico). Il secondo è, invece, che contrapporsi in piazza a chi danneggia una panetteria, un semaforo o delle seicento in serie è fascista e controrivoluzionario. Al contrario: se l’esercizio di un qualche potere, sia pur microscopico, non è aggirabile anche da parte di chi compie questi atti, l’intervento di altri micropoteri-rioter non può che essere salutare là dove l’intento di un gesto è quello di spompierare un momento di scontro con la polizia. Già: perché ci sono pompieri palesi, facilmente riconoscibili e noti fino alla noia, e pompieri meno palesi, ma altrettanto noti e altrettanto noiosi. Anche rendere irricevibile per le masse una missiva rivoluzionaria è, se vogliamo essere minimamente onesti, un’opera di pompieraggio.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

1maggioMayDaynoexporiot

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa ci dicono le catene del valore? Dipendenza, crisi industriali e predazione finanziaria

Il dibattito politico profondo latita e ci si scanna per lo più su ciò che intimamente si desidera, invece che su ciò che concretamente succede. Per sbrogliare questa matassa forse dobbiamo fare un passo indietro e porci alcune domande su dove sta andando il capitalismo. In questo caso lo faremo con un occhio di riguardo […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra globale, una sola egemonia da garantire

Ich kenne Schritte die sehr nützen und werde euch vor Fehltritt schützen Und wer nicht tanzen will am Schluss weiß noch nicht dass er tanzen muss Io conosco passi che sono molto utili  e che vi proteggeranno dai passi falsi  e chi alla fine non vuole ballare  non sa ancora che deve ballare (Amerika – […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sciopero generale: il punto di vista degli studenti e delle studentesse

“Quello che vogliamo fare lo facciamo:se vogliamo bloccare, blocchiamo,se vogliamo parlare, parliamo.” Riprendiamo il comunicato congiunto di CUA Torino e KSA, sulla giornata di sciopero generale nel capoluogo piemontese. In questa giornata di sciopero generale, per 2000 giovani la manifestazione non è terminata in Piazza Castello, un grosso spezzone del corteo ha bloccato le stazioni […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Piazze per la Palestina: una speranza che può esistere, un punto segnato alla controparte

Il 5 ottobre a Roma è stata una giornata importante, la conferma di una speranza che può esistere, un punto segnato sulla controparte.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Le lotte non fanno un passo indietro: nuova occupazione a Milano della rete CI SIAMO di viale Sarca

I fattiIl 19 settembre un incendio divampa nello stabile situato in via Fracastoro 8, dove vivevano 70 migranti della rete Ci siamo, già sottoposti a molteplici sgomberi senza che le istituzioni milanesi fossero in grado di trovare soluzioni abitative per le famiglie e i lavoratori/lavoratrici che da tempo si confrontavano con le difficoltà di trovare […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sul dibattito verso il 5 ottobre

Fatichiamo a comprendere il dibattito che si è aperto in vista del corteo del 5 ottobre contro il genocidio in corso a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Attenti al lupo!

Il governo Meloni, coerentemente con i suoi proclami, introduce un disegno di legge che ha lasciato carta bianca alle fantasie dei Ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto che prevede nuovi reati e pene più pesanti per chi, come la levata di scudi conclude, “protesta”. E viene immediatamente da chiedersi, sì, ma chi protesta?

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele fa rotolare il masso della guerra

Il governo israeliano continua imperterrito il suo programma di escalation in Medio Oriente con un attacco che, se fosse avvenuto in qualsiasi paese occidentale, non si sarebbe esitato a definire terroristico.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Classe universale o identitarismo nazionalistico?

di Sandro Moiso da Carmilla Calusca City Lights e radiocane.info (a cura di), RIOT! George Floyd Rebellion 2020. Fatti, testimonianze, riflessioni, Edizioni Colibrì, Milano 2021 L’ultima fatica saggistica degli infaticabili compagni della Calusca City Light e delle Edizioni Colibrì di Renato Varani tocca, come al solito, un tema non soltanto d’attualità ma anche scottante, soprattutto […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Notte di rabbia a Barcellona

Da quando domenica 25 ottobre il Premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato il coprifuoco e nuove misure restrittive su scala nazionale, nel paese spagnolo, come in Italia, sono partite proteste eterogenee dove complottismo irrazionale no mask e proteste dei commercianti si mescolano alle manifestazioni per il finanziamento alla sanità e ad assalti giovanili ai grandi […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

“Hai paura? Come stai? Sto bene mamma”. Una testimonianza dal primo maggio notav

Pubblichiamo dalla pagina di Non una di meno Torino la testimonianza di una mamma che è venuta con suo figlio in piazza vittorio per partecipare primo maggio notav   Per i bambini e le bambine difficilmente esistono le sfumature. Esiste il bianco e il nero. Il mondo si divide in buoni e cattivi. Da una […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Lotte nella circolazione, riot, comune: intervista a Joshua Clover

Intervista all’autore di Riot. Strike. Riot – The New Era of Uprisings (Verso, 2016) realizzata a Buenos Aires durante il workshop Riot as a Global Political Concept.     D: Cos’è stato che ti ha portato a concentrati sul tema del riot? R: Dopo il collasso economico del 2008 ho iniziato ad applicare le mie […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Torino. Lo spezzone sociale si prende la sua rivincita

Torino, 1 maggio: lo spezzone sociale conquista la piazza di arrivo e si prende il palco dei sindacati. Anche quest’anno a Torino nella piazza del primo maggio era ben visibile la frattura tra il rituale stanco e imbalsamato di sindacati e istituzioni davanti alla forza e la partecipazione di uno spezzone sociale vivo, che voleva […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Riot. Strike. Riot: Intervista a Joshua Clover

Abbiamo tradotto l’intervista fatta da Jack Chelgren, uscita su The Rumpus il primo gennaio, a Joshua Clover. Il suo ultimo libro “Rivolta. Sciopero. Rivolta. La nuova era delle insorgenze” (non tradotto in italiano, uscito a maggio 2016 per Verso, qui una clip di lancio) è un importante contributo al dibattito globale su come interpretare la dimensione […]

Immagine di copertina per il post
Culture

1°Maggio NoExpo, rifiutata l’estradizione dei primi due studenti greci [aggiornamenti]

*** E’ arrivata stamattina la decisione dei giudici greci di rifiutare la richiesta di estradizione emessa dalla Procura di Milano per i primi due studenti greci accusati di aver partecipato agli scontri del 1° maggio 2015 a Milano in occasione della manifestazione No Expo. I 5 giovani, arrestati dalla polizia greca il 12/11/2015  a seguito […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Comunicato di AK Atene sugli arresti noexpo a Milano ed in Grecia

Sei mesi dopo, la polizia greca ha invaso le case di 5 persone tra quelle che vennero precedentemente arrestate, dando esecuzione ad un mandato di arresto europeo emanato dalla procura di Milano alle autorità greche, richiedendo la loro estradizione in Italia ed il loro interrogatorio con le accuse di aver preso parte agli scontri. I […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

#freefive – Diretta con un compagno da Atene

    Ascolta la diretta con Vanghelis dell’assemblea popolare di Aghia Paraskevi {mp3remote}http://www.infoaut.org/images/mp3/kk/vangelisfreefive1.mp3{/mp3remote}   da: radioblackout.org