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A Santo Domingo violenti scontri tra polizia e studenti

E’ stato approvato infatti ieri dalla Camera dei Deputati, con 83 voti a favore e 57 contrari, in una seduta definita “lampo”, il bilancio generale della nazione per il 2012. Non sono passati tuttavia il 4% del Prodotto Interno Lordo da destinare all’educazione come previsto dalla legge n. 66/97 e il 5% per l’università statale, l’ Università Autonoma di Santo Domingo (UASD). Il settore educativo, già fortemente penalizzato da carenze di vario genere, dovrà accontentarsi di un magro 1,9% del PIL.

La decisione ha scatenato nella stessa giornata violente proteste a Santo Domingo dove all’ interno dell’ università si sono registrati scontri tra gli studenti universitari e le forze dell’ordine andati avanti per tutta la giornata. Al lancio di spazzatura e pietre la Polizia Nazionale, tuttavia ha risposto con le pallottole. Tutti gli studenti sono rimasti feriti da proiettili e pallini. Alla giovane Claudia Martinez, studentessa di filosofia, un proiettile le ha attraversato la gamba.

Da mesi nel paese vari settori sociali chiedono che venga applicata la legge che prevede la destinazione del 4% del PIL al settore educativo, legge che fin dal momento della sua promulgazione non è mai stata applicata. Particolarmente grave è la situazione dell’ università statale, che si trova a far fronte attualmente con un deficit di 692 milioni di pesos. Mancanza di aule, di attrezzature scolastiche (mancano anche le sedie), mensa universitaria non funzionante, continui scioperi del personale docente e non docente, strutture fatiscenti, stanno marcando la differenza sociale e di classe tra coloro i quali possono permettersi un’educazione, non sempre di qualità, in una delle innumerevoli università private e quanti purtroppo non possono accedervi.

Dalle notizie che giungono quotidianamente dall’ America latina e centrale, dal Cile, dalla Colombia, dall’ Argentina, dall’ Honduras, la privatizzazione dell’ educazione sembra essere la nuova arma e strategia comune di esclusione sociale.

tratto dal blog di Annalisa Melandri

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