Bologna: dopo ben 11 anni il processo sulla cacciata della polizia da Piazza Verdi arriva in primo grado. Posticipata la sentenza
Sono serviti 11 anni perché si concludessero le udienze del processo in primo grado riferito agli scontri tra studenti, studentesse e forze di polizia, avvenuti nelle giornate del 23 e 27 maggio 2013 a Bologna.
I fatti risalgono alla cosiddetta “cacciata” della polizia da Piazza Verdi. Scontri durante i quali il 27 maggio 2013 il reparto mobile delle forze dell’ordine dovette nei fatti dileguarsi dal cuore della zona universitaria per via della accesa contestazione, cresciuta a seguito dello sgombero per impedire un’assemblea avvenuto nei giorni precedenti.
Erano giorni in cui attorno a via Zamboni si erano accesi riflettori e polemiche: era stato recentemente emanato da Prefettura e Comune il nuovo regolamento acustico, che prevedeva di impedire ogni forma di concerto nella vicina Piazza Verdi, annullando la programmazione dell’estate e i concerti previsti per quell’anno.
La gestione dell’Amministrazione puntava ad “ammansire” l’animata e variegata vita (universitaria e non) di piazza Verdi. In questo contesto, il Collettivo Universitario Autonomo aveva organizzato come di consueto, il 23 maggio 2013, un dibattito in via Zamboni, all’esterno del civico 38. Un incontro con le lavoratrici della SODEXO di Pisa, che al tempo stavano portando avanti una vertenza contro il lavoro precario e il meccanismo dei subappalti all’interno dell’azienda. In quella giornata la polizia venne a sgomberare violentemente l’assemblea. Motivo? Un impianto di amplificazione e microfono.
Gli eventi si ripeterono quattro giorni dopo, il 27 gennaio, quando – vista la misura sproporzionata di militarizzazione della piazza – centinaia di studenti e studentesse decisero di rispondere alla deprivazione di libertà di parola e assemblea che storicamente anima la zona universitaria di Bologna. La polizia, in quell’occasione, scappò dalla piazza.
Sono serviti 11 anni da quei fatti perché si posticipasse, ancora, il pronunciamento del giudice, fissando la sentenza al 23 aprile 2024. Imputate oltre 30 persone, all’epoca dei fatti studenti e studentesse dell’università di Bologna. Oggi lavoratrici e lavoratori, chi a Bologna, chi in altre città. Negli anni quasi tutte le accuse sono state dichiarate prescritte. Il processo di istruisce solo attorno alla resistenza aggravata, unico capo ‘sopravvissuto’ all’infinito iter giudiziario preliminare.
Una gestione della piazza giudicata farraginosa e violenta da parte degli avvocati della difesa, che nella giornata di oggi hanno chiuso la prima fase del processo con le arringhe finali. Il commento ai nostri microfoni di uno degli imputati. Ascolta o scarica.
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