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Bologna: il Cua rispedisce al mittente le sospensioni e rilancia occupando il Rettorato

 

Nondimeno, altro aspetto grave è quello per cui tra i colpiti dalle misure ci sono diversi beneficiari di borse di studio, colpiti nel subdolo tentativo di stigmatizzare e fare da precedente verso coloro che sono costretti ad usufruirne per poter portare avanti il loro percorso di studi, dissuadendoli da un attivismo politico che deve sempre meno vivere nell’università bolognese sempre più aziendalizzata.

Ma tant’è, all’avvicinarsi della elezione del nuovo Magnifico Rettore, Dionigi e il fido Marmo cercano di fare muso duro e di colpire chi si è opposto e continuerà a opporsi ai processi di elitizzazione e di impoverimento dei saperi critici, dei percorsi conflittuali e di aggregazione dal basso che agitano la zona universitaria.

Quegli stessi percorsi che anche stasera porteranno uno spettacolo teatrale autogestito all’interno del rettorato occupato realizzato intorno alla figura di Vittorio Arrigoni e in omaggio al popolo palestinese, a dimostrazione che di fronte ad attacchi e alle sanzioni disciplinari il miglior antidoto è rilanciare la lotta, ribaltando le mosse delle controparti e liberando spazi e cultura contro i tentativi di chiusura imposti dall’università-azienda.

 

Qui il comunicato del CUA che lanciava la giornata di lotta di oggi, di seguito quello che la descrive nel suo svolgimento e nelle sue motivazioni:

La notifica a sette compagn*, student* dell’UniBo, di avvisi disciplinari mandati dall’Alma Mater segna un precedente gravissimo nelle modalità con cui l’università si rapporta
alle forme di dissenso presenti al suo interno.
Un precedente che non ci spaventa e che nemmeno ci sorprende vista la direzione che sta prendendo l’università, sempre più simile ad un’azienda.
Il trattare le istanze che si sollevano dal mondo studentesco – in questo caso dalla campagna Spazio Agli Studenti – come un problema di ordine pubblico prima,
e come un problema disciplinare successivamente, è un fatto gravissimo che rispediamo direttamente al mittente.
L’occupazione del rettorato di oggi, riempito dai contenuti della campagna, che spaziano da momenti di socialità a laboratori culturali e teatrali,
rappresenta, da oggi, un primo passo per respingere la modalità con cui vengono affrontati i percorsi d’autogestione interni all’università.
Percorsi ed istanze che non sono state ascoltate nè tanto meno accolte dai poteri universitari, che hanno impedito agli studenti e alle studentesse della campagna Spazio Agli Studenti di partecipare e prendere parola all’assemblea dell’11 febbraio- tra l’altro non riconosciuta dall’ordinamento
universitario – il cui ordine del giorno avrebbe dovuto affrontare il “problema” delle occupazioni e dell’autogestione degli spazi universitari.
Quella che è stata vissuta dalle istituzioni universitarie come un’interruzione dell’assemblea, era in realtà una richiesta di apertura di spazi di confronto, alla quale il presidente Marmo si è sottratto prima ancora di sentirci pronunciare parola.
I richiami disciplinari a cui siamo stati sottoposti sono direttamente riconducibili ad una questione del tutto politica: una mossa del potere universitario studiata per reprimere chi, nell’università di oggi, vuole affrontare le mancanze di spazi e risorse creando percorsi di autogestione e riappropriazione.
Crediamo che l’autogestione non abbia bisogno di giustificazioni. L’autogestione di spazi e tempi di vita all’interno dell’università è l’unico modo possibile oggi per continuare a produrre attività culturali e sapere critico.
L’occupazione di oggi, con il teatro, l’aula studio all’aperto, la musica e la socialità, rappresentano la modalità con cui vogliamo rispondere al Rettore e all’università in merito a queste lettere disciplinari.

 

Studenti & studentesse della campagna #SpazioAgliStudenti


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