Bologna, nuovo sgombero di Hobo!
Questa mattina infatti le forze dell’ordine hanno eseguito il provvedimento di sequestro ordinato dalla Procura nei confronti del Laboratorio Hobo, già precedentemente sgomberato e rioccupato all’interno degli spazi di via Filippo Re. Tutto il materiale presente all’interno dell’edificio è stato sequestrato, senza che gli occupanti potessero recuperarlo.
Pronta la reazione degli attivisti del collettivo e degli studenti solidali (tra cui quelli facenti parte del Collettivo Universitario Autonomo), che hanno immediatamente organizzato un presidio davanti all’ingresso dei giardini di via Filippo Re e convocato una conferenza stampa nella quale hanno attaccato il rettore Ivano Dionigi, annunciando che non gli daranno tregua ad ogni occasione pubblica in università.
Un’ennesima dimostrazione, quella di oggi, del modo in cui l’Università risponde al dissenso. La chiusura degli spazi di mediazione è manifesta già da quando la riforma Gelmini è stata di fatto resa operativa nelle sedi decisionali dell’ateneo, con la complicità di quelle stesse associazioni studentesche che sono in campagna elettorale più per ergersi a emblema della compatibilità studentesca che piace a Dionigi che per reali volontà di trasformazione.
Il collettivo, dopo un breve corteo per la zona universitaria, ha tenuto una breve assemblea dentro la biblioteca del 36 che ha indicato in lunedì alle ore 12 un nuovo punto di concentramento per reagire alla provocazione dell’università.
Di seguito riportiamo il comunicato di Hobo:
Questa mattina la polizia di Dionigi è ancora una volta entrata in università per sgomberare Hobo. Laboratori dei saperi comuni che da due settimane ha trovato casa nel dipartimento di Psicologia nel campus di via Filippo Re.
Si tratta del secondo sgombero in meno di due mesi: ormai polizia e carabinieri sono l’unica garanzia di un’amministrazione unversitaria priva di alcuna legitimità.
In questi venti giorni di occupazione Hobo ha riempito i suoi spazi di seminari, inziative di autoformazione e socialità e ha costruito un’aula studio all’aperto attraversata quotidianamente da decine e decine di studenti.
Da subito Hobo ha ricevuto la solidarietà di lavoratori e lavoratrici, del personale tecnico amministrativo e di buona parte dei docenti del dipartimento di psicologia, che hanno firmato una petizione per sostenere e difendere l’esperienza e per chiedere a Diongi e alla sua corte dei miarcoli di non ripetere lo scempio della polizia in università.
Oggi è invece sotto gli occhi di tutti che ancora una volta l’unversità di Bologna si riempie di caschi e manganelli.
Ma come si sono sbagliati la prima volta a pensare di mettere fine all’esperienza di Hobo si sbagliano adesso e pagheranno l’errore. Hobo Unchained è pronto alla vendetta!
Hobo Bologna Occupato
articolo tratto da UnivAut.org
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