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Cagliari, crolla soffitto di una scuola. Si organizza la rabbia

 

A una settimana esatta dalla sollevazione che ha assediato il palazzo del Consiglio Regionale della Sardegna di via Roma contro le politiche d’austerità la realtà degli accadimenti ha superato i soliti tentativi di criminalizzazione rivolti contro le lotte. Davanti alla tragedia sfiorata di questa mattina l’intervista rilasciata all’emittente locale Videolina qualche giorno fa dal questore mostra tutta la sua debolezza. L’ennesimo “uomo delle istituzioni” si è impegnato a dividere tra studenti buoni e cattivi affermando che “il grosso degli studenti dovrebbe capire che, quando si arriva allo scontro, dei motivi della manifestazione nessuno ne parla più. Quindi è loro interesse che chi scende in piazza in base ad un altro programma venga emarginato”.

Ma la rabbia degli studenti, di tutti gli studenti, non conosce programmi alternativi. Agli scontri di venerdì scorso in via Roma si è giunti proprio a causa dell’indifferenza e dall’ipocrisia dimostrata in questi ultimi anni dalle istituzioni nei confronti dei problemi posti dagli studenti in lotta e da un proletariato giovanile sardo sempre più schiacciato dal peso della crisi. In quella giornata di lotta diversi studenti sono stati feriti dalle manganellate della polizia e uno in particolare è stato rincorso, picchiato e trasportato in questura per poi venir ricoverato un giorno in ospedale a seguito dei traumi riportati. Eppure la determinazione a continuare a mobilitarsi è stata più forte. Non un passo indietro perché, come venerdì 22 in via Roma, così oggi al Dettori, sono i fatti a parlare.

 

Tra le parole d’ordine della sollevazione regionale sarda una spiccava: scendiamo in piazza contro lo stato d’emergenza in cui versa l’edilizia scolastica in Sardegna. Da mesi gli studenti denunciano che in Sardegna i fondi per interventi di manutenzione straordinaria sono crollati dai 37.000 euro del 2010 ai 10.000 del 2011 ma la situazione dell’edilizia peggiora di anno in anno. In un volantino scritto il 29 ottobre veniva scritto che: “Tutti i giorni noi studenti siamo costretti a frequentare scuole a rischio, in svariati casi realizzate con materiali nocivi per la nostra salute (il liceo Lussu di Sant’Antioco, costruito con l’amianto, insegna). Gli studenti dell’Euclide di Cagliari hanno trascorso le lezioni con secchi disseminati per le classi a causa delle forti infiltrazioni di acqua piovana provenienti dal soffitto. All’Alberti di Cagliari l’edificio presenta gravi problemi strutturali al punto da mostrare crepe sempre più larghe e preoccupanti. All’Azuni (alberghiero) mancano le cucine da ormai 4 anni! Al Marconi i laboratori funzionano a metà. Al Martini la palestra risulta inagibile. Al Gramsci di Monserrato l’auditorium cade a pezzi senza che nessuno intervenga. E stiamo citando esclusivamente i casi più macroscopici relativi alla zona del cagliaritano!”

Ancora una volta, come segnalato nelle lotte degli studenti sardi di questo autunno, si tratta di un problema tutto politico. Si tratta di un problema di scelte fatte contro gli interessi dei più, fatte da chi preferisce investire sul TAV o in spese militari lasciando marcire le scuole e svendendo i territori alla cementificazione selvaggia. Ma, come afferma Stefano del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu: “questi sono i problemi che le lotte pongono da tempo e non siamo disposti, come fanno le istituzioni e i media, ad aspettare il dramma per prestarci attenzione e per costruire le nostre risposte”. Inizia allora a organizzarsi la rabbia di questa mattina, la stessa di questi mesi di mobilitazione. In continuità con il 22N e dopo il crollo al Dettori di questa mattina è stata chiamata per mercoledì 4 alle ore 17 all’ex facoltà del Magistero un’assemblea verso il corteo cittadino del 19 dicembre e per la sollevazione continua in città. Un’unica parola d’ordine nel frattempo come risposta immediata: occupiamo tutte le scuole!

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