La risposta delle Regione Piemonte alle proteste degli studenti e delle studentesse contro il rincaro mense
Oggi 28 ottobre studenti e studentesse dell’Università di Torino si sono uniti in presidio in Piazza Castello durante la Giunta regionale per protestare contro il rincaro delle mense proposto da EDISU (ente per il diritto allo studio universitario).
Dopo settimane di silenzio da parte della regione rispetto a cosa stesse succedendo, dopo che studenti e studentesse avevano affermato forte chiaro le proprie richieste l’assessora Chiorino ha deciso di negare un confronto facendo portare un foglio siglato regione Piemonte in cui afferma “non è mia intenzione, e non lo sarà in futuro, ricevere alcuna delegazione di studenti per questa protesta specifica perchè so bene qual è il valore del tempo […] preferisco dedicarlo a lavorare”.
Lo scenario che si presenta ancora una volta è quello di un’amministrazione lontana dai bisogni reali, un atteggiamento paternalista e borghese che sgrava le “colpe” della mancanza di denaro per pagarsi il cibo o i libri sulle spalle degli studenti e studentesse. I sacrifici per studiare e cercare di sopravvivere tra studio e lavoro appaiono sconosciuti. La rivendicazione di evitare l’aumento dei prezzi delle mense, in un contesto di inflazione generale, sono considerate ‘dirittismo’, l’assessora suggerisce di imparare a vivere “nel mondo reale”: del mondo reale, delle difficoltà e dei sacrifici che vivono i giovani oggi, l’amministrazione non sa un bel niente. Al suggerimento “correte a studiare”, gli studenti e le studentesse rispondono che studiare è un diritto e come tale vanno fornite le condizioni per poterne godere, senza cibo gratuito, affitti accessibili, trasporti, libri e spazi di socialità non ci è possibile di studiare.
Dopo il presidio si è tenuta un’assemblea partecipata nella mensa Principe Amedeo, continuando a ribadire che un rincaro delle mense è vergognoso, perchè non sono 40 centesimi ma le scelte politiche sul futuro dei giovani che scaricano i costi della crisi e delle guerre sui corpi di studenti e studentesse.
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