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No alle bastonate di Profumo! Si scalda il mondo della formazione italiano

Anche questa mattina a Roma, sotto il Ministero dell’Istruzione, ma non solo (anche a Bologna in piazza Maggiore circa 200 docenti erano presenti per un flash mob di protesta) i docenti hanno proseguito la mobilitazione. A niente servono le voci che circolano su un’imminente ritiro della norma, visto che evidentemente questo governo tecnico non ispira molta fiducia nella sua equità..

I tagli della spending review del resto iniziano a colpire proprio quelle fasce del pubblico impiego che già la riforma Gelmini aveva iniziato ad attaccare, con la rinnovata intensità di cui solo un governo tecnico a fine mandato può farsi portatore. Nelle scorse settimane anche Torino così come tante altre città piccole e grandi si erano mobilitate contro la disposizione del governo, che mentre attacca i diritti dei lavoratori non spende una parola di fronte all’emergenza dell’edilizia scolastica, del sovraffollamento a tutti i livelli, della dilagante precarietà esistente nel mondo della formazione.

La pratica più frequente nei flash mob di ieri ed oggi è l’iniziativa di correggere in piazza i compiti in classe (per evidenziare il lavoro che i docenti, con l’aumento delle ore di lezioni avrebbero più difficoltà a svolgere, e per rispedire al mittente le accuse implicite di scarsa “produttività”), mentre lo slogan più utilizzato continua a reclamare “una scuola pubblica di qualità”.

In questo nodo vediamo però la contraddizione e il punto focale della questione.  Quella per una migliore scuola pubblica è  una richiesta che mai potrà conciliarsi con la tendenza che vede invece il ritiro dello Stato da questi ambiti, cifra strutturale e non negoziabile di questo governo.

Speriamo che nella coordinazione con le proteste studentesche, che da anni ( salvo alcune sacche dure a resistere) hanno capito che la difesa del pubblico è ormai obiettivo impossibile nonché altamente contraddittorio, si possano superare queste ambivalenze e procedere verso un attacco diretto al governo, che punti a riappropriarsi di quote di reddito e di diritti sociali.

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