Non c’è due senza tre – Prosegue lotta contro l’Unibo della doppia pena
Prosegue la battaglia contro i dispositivi disciplinari dell’Università di Bologna, che hanno colpito sei student* del Collettivo Universitario Autonomo attivi nelle lotte contro il caro-mensa e contro i tornelli al 36 degli ultimi mesi.
La sospensione dall’università è stata ieri attaccata per la terza volta nel giro di pochi giorni, con decine di student* che si sono presentati a fare pressione sui docenti per far sostenere l’esame a chi sarebbe impossibilitato a dare esami a causa della misura repressiva dell’Unibo.
Per tre volte l’azione ha avuto successo, creando grosso clamore in città e scatenando una caccia alle streghe nei dipartimenti nonché le ossessioni della procura che ha subito aperto un fascicolo su questa pratica di lotta, addirittura inviando la digos dai docenti degli esami in questione.
La pratica conflittuale di opposizione alla misure repressive e di rilancio dei percorsi di lotta sta dunque agendo concretamente sui dispositivi di comando, mettendo in discussione con i fatti l’azione repressiva combinata di Università e Procura e aprendo spazi importanti di opposizione al silenziamento del dissenso in città, andando oltre poco utili indicazioni slegate dai contesti reali di attivazione sociale e mobilitazione.
Riportiamo di seguito il comunicato del CUA Bologna:
NON C’E’ DUE SENZA TRE
Chi sa lottare non perde mai: terzo esame collettivo conquistato con la lotta insieme a molti studenti e studentesse solidali!
Le scorse settimane è stato reso pubblico un appello contro la doppia pena all’Unibo già sottoscritto da avvocati, docenti, genitori e solidali; l’appello mette in discussione la legittimità delle sanzioni e sospensioni con cui il senato accademico aggredisce, su comando e segnalazione della digos di Bologna, il percorso di studi degli studenti e delle studentesse che nell’università riformata della Gelmini hanno la forza, il coraggio e l’intelligenza di lottare.
Come collettivo universitario autonomo invece abbiamo cominciato a praticare l’iniziativa dell’esame collettivo che rivendica praticamente la rottura della sanzione facendo svolgere l’esame allo studente tramite una giusta rigidità: chi paga le tasse non può in alcun modo essere estromesso dalla possibilità di sostenere esami. Ad ogni esame si aggregano studenti solidali e si aprono contraddizioni tra il corpo docente che ad oggi durante gli esami svolti si è sempre schierato al fianco delle istanze della lotta.
Oggi assieme ad uno studente di medicina sospeso abbiamo nuovamente rotto i dispositivi dell’università ed è stato possibile svolgere l’esame nonostante il regime di sospensione, con il docente che ha chiaramente illustrato la necessità di correggere questa pericolosa deriva che l’Unibo sta prendendo, chiudendo spazi di libera espressione, punendo e reprimendo gli studenti. Alla luce pure dei 4 mesi di sospensione comminati dall’ultimo Senato accademico ad un sesto studente, confermiamo a maggior ragione l’opportunità di rifiutare collettivamente questi provvedimenti. Ogni esame sarà collettivo, ogni esame sarà una barricata finché non verrà messa la parola fine al “Codice Etico” e a tutti i dispositivi che ne conseguono.
D’altronde noi non siamo quelli che dicono agli altri di andare, noi andiamo, non diciamo “ad altri di fare”, noi facciamo, non diciamo ad altri di lottare, noi lottiamo, ed è qui che si consuma una differenza sostanziale tra chi parla delle lotte (degli altri) e chi le fa. Il nocciolo della capacità di massificazione dell’iniziativa antagonista, di entusiasmante aggregazione e solidarietà è nella prassi, è qui che tra assenza di reddito e futuro molti studenti e studentesse scoprono la gioia della lotta e la forza della collettività quando si schiera.
No alla doppia pena! Ad ogni esame una barricata!
Collettivo Universitario Autonomo Bologna
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