Palermo: Nuovo crollo a Scienze Politiche, giorni di protesta degli studenti
Il primo cedimento era avvenuto nell’agosto 2013 e anche in quell’occasione gli studenti non avevano tardato a rispondere a tono alle mancanze da parte delle istituzioni universitarie, prima occupando il “Labaut – Biblioteca Autogestita”, poi ottenendo un’aula studio all’interno del Polididattico (struttura privata all’interno del campus universitario e lontana dalla storica sede in via Maqueda) e dove si tengono da due anni le lezioni per gli studenti di Scienze Politiche (e non solo) ormai sprovvisti di una vera sede. “…Da due anni noi studenti di Scienze politiche viviamo quella che abbiamo definito la condizione di “homeless” dell’Università degli Studi di Palermo: da due anni siamo senza una sede e ci ritroviamo parcheggiati all’ed. 19, sballottati,per seguire le lezioni,da una parte all’altra della città, senza biblioteche e spazi di socialità a nostra disposizione che ci permettano di vivere l’Università in condizioni dignitose e in comunità…”. Queste le parole di uno studente.
Gli studenti di Scienze Politiche, organizzati sotto la piattaforma “Scienze Politiche in Agitazione”, si sono quindi riuniti in una partecipatissima assemblea venerdì 30 maggio discutendo, insieme anche a un buon numero di docenti presenti, le forme di protesta da adottare nei giorni a seguire e le istanze da portare in Rettorato. Si ritroveranno così come oggi, ogni mattina a studiare davanti i cancelli del Rettorato, di fatto bloccandoli, per avere risposte reali da parte del Rettore Roberto La Galla e dell’assessore comunale all’edilizia Emilio Arcuri. Quello che gli studenti di scienze politiche e non solo si trovano davanti, è un sistema universitario sempre più aziendalizzato e maggiormente precarizzato dal “sistema scuole” della riforma Gelmini, che cancellando gli indirizzi di facoltà ammassa specificità accademiche e didattiche, spesso molto differenti tra loro, sotto il controllo di stessi dipartimenti. Una totale banalizzazione e dequalificazione cioè, dei percorsi di studio degli studenti in favore appunto di mere logiche aziendali. A fronte poi, di tagli e vertiginosi aumenti delle tasse con cadenza annuale e che non si traducono mai in maggiori servizi per gli studenti che vengono addirittura privati delle dovute strutture, il crollo del Collegio San Rocco rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso riempito di promesse da parte delle istituzioni universitarie. Assistiamo giorno dopo giorno a un processo anche di devalorizzazione della formazione portato avanti dalle politiche di questo governo (e di cui c’è da stare attenti a quella che sarà probabilmente la “buona università”) che si ripercuotono a cascata sui territori. Oggi, a Palermo come in tutta Italia, gli studenti universitari non riescono più a vivere gli spazi di un’università che crolla (simbolicamente e fisicamente) giorno dopo giorno. Gli studenti di Scienze Politiche, privati di un’identità e specificità accademica, privati di una sede, di biblioteche e di spazi di socialità e incontro, decidono di rispondere duramente e si organizzano per fare in modo che non vengano calpestate le garanzie che dovrebbero spettare loro di diritto, come una sede, che quantomeno non li costringa a spostarsi quotidianamente da un luogo all’altro della città nelle varie dislocazioni fisiche dell’ateneo. Il gruppo di studio non si scioglierà finchè il Rettore non firmerà insieme all’Assessore comunale all’edilizia un accordo ufficiale che dia avvio e tempi di inizio e conclusione dei lavori per la ristrutturazione del Collegio San Rocco, restituendone le sedi agli attori principali del mondo della formazione: gli studenti.
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